I dolori della moneta unica
La debolezza dell'euro rispecchia il rallentamento in corso nell'economia dell'Eurozona.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Come abbiamo raccontato qualche settimana fa,
l'euro sta attraversando una fase di indebolimento: da fine settembre ha perso più del 2% del suo valore effettivo.
Quali fattori pesano sulla moneta unica?
L’Eurozona cresce meno delle attese
Questa settimana si è svolto il Governing Council Meeting della BCE, che ha confermato
la politica dei bassi tassi d'interesse e la fine del quantitative easing a dicembre 2018, in linea con quanto dichiarato
nell'incontro di politica monetaria di giugno.
Le parole di Draghi hanno lasciato intendere che l’economia dell'Eurozona, benchè in espansione, stia crescendo al di sotto delle aspettative, e che
l'unione monetaria rimarrà fondamentalmente fragile fino a che non sarà completata1.
Guardando ai dati trimestrali rilasciati a fine settembre dalla Commissione Europea, emerge come l'economia dell'area dell'euro abbia continuato a crescere nella prima metà del 2018, ma a ritmi inferiori rispetto a quelli osservati l'anno precedente. Dopo un picco del 2.8% nella variazione tendenziale del PIL del III trimestre 2017, i tassi di crescita hanno cominciato progressivamente a scendere, toccando quota 2.2% nel II trimestre 2018.
Tasso di crescita del PIL dell'Eurozona (2017Q1-2018Q2)
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat.
Anche l'indicatore di Economic Sentiment della Commissione incorpora aspettative in peggioramento, collocandosi su un cammino discendente in tutto il 2018.
Le notizie sulla performance economica non particolarmente brillante della zona euro e le parole caute di Draghi possono quindi aver contribuito, secondo gli analisti, al recente indebolimento della valuta, nonostante la presenza di un saldo delle partite correnti ampiamento positivo a livello di Eurozona (più di 21 miliardi di euro a luglio 2018) che dovrebbe remare in senso opposto.
Italia e Brexit fonti di incertezza
Nella conferenza stampa che ha seguito il meeting si è parlato molto dell'Italia, per la situazione di tensione sulla legge di bilancio che la vede
contrapposta alla Commissione. Il Draft Budgetary Plan italiano per il 2019 si discosta infatti dai parametri dettati dal Patto di Stabilità e Crescita,
fattore che ne ha determinato la bocciatura.
L'intenzione del governo di non apportare significative modifiche mantiene alta la tensione sull'asse Roma-Bruxelles, penalizzando la moneta unica
rispetto ad un dollaro che invece rimane forte.
Ultima ma non meno importante è la prolungata situazione di stallo sul fronte Brexit, che alimenta l'incertezza nel contesto UE, nonostante l'apparente punto di svolta raggiunto qualche settimana fa. Questa incertezza non solo penalizza l'euro ma anche e soprattutto la valuta direttamente interessata, la sterlina, che nelle ultime due settimane ha visto erodersi il rafforzamento di inizio ottobre.
Dati gli elementi elencati, la debolezza dell'euro sembra dunque al momento un outcome inevitabile, che secondo Standard & Poor's portebbe protrarsi fino ad oltre la metà del 2019, quando la BCE potrebbe avviare un graduale rialzo dei tassi.
Note:
1. Si fa riferimento all’ampliamento dell’EMU in termini di Banking Union, Capital Market Union e creazione di una fiscal capacity a livello di Eurozona.