Commercio mondiale: meno peggio di quanto temuto

L’economia mondiale nel I trimestre 2019 non ha accusato la flessione attesa. La guerra commerciale di Trump non è però terminata

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Nel corso del secondo semestre 2018 tutti gli analisti economici erano concordi nel ritenete che la guerra commerciale di Trump, i provvedimenti anti diesel delle auto, e l’incertezza Brexit avrebbero portato ad forte rallentamento dell’economia mondiale. Gli indicatori congiunturali di fine anno davano per imminente la fase di maggior rallentamento, se non di caduta dell’economia mondiale. Le attese per il primo trimestre 2019 erano quindi improntate ad un forte pessimismo. I dati relativi all'andamento del Pil nel primo trimestre 2019 nelle principali economie del mondo (Stati Uniti, Cina e UE) hanno, invece, segnalato una crescita economica superiore alle attese. Anche l’Italia, con un +0.2%, ha sorpreso molti analisti che, dopo gli ultimi due trimestri negativi del 2018, temevano un prosecuzione della recessione in atto.

I dati pubblicati questa settimana da StudiaBo sul commercio mondiale del primo trimestre 2019, confermano la tenuta dell’economia mondiale.

La lettura delle dinamiche effettive del commercio estero non sono però immediate e richiedono tecniche di triangolazione. Le difficoltà derivano dal fatto che per poter avere una visione d’insieme, i diversi flussi commerciali devono essere tra loro aggregati. L’aggregazione a sua volta richiede che i vari flussi siano espressi in una unica unità di misura che, generalmente, può essere:

  1. il dollaro;
  2. l’euro;
  3. il valore a prezzi costanti.

Ogni unità di misura ha pregi e difetti.

In questo articolo si analizzano i risultati ottenuti con le diverse misure fornendo, nelle conclusioni, una valutazione di sintesi.

Valori in dollari

Il grande pregio di usare il dollaro come misura di commercio estero è la sua facilità d’uso e la possibilità di confrontare tra loro le statistiche prodotte di più istituti economici.
In termini di dinamica del commercio mondiale in valore c’è una sostanziale concordanza tra i risultati ottenuti dai vari istituti: tutti stimano prossima a zero la variazione tendenziale del commercio mondiale nel primo trimestre 2019. Nel grafico che segue sono poste a confronto le dinamica del commercio mondiale in dollari prodotte da CPB e da StudiaBo.

Tasso di variazione commercio mondiale: valori

Entrambe le serie segnalano un forte rallentamento in atto nel commercio mondiale e il venir meno della crescita nella prima parte di quest’anno.

Il difetto della misura in dollari è che i risultati dipendono fortemente dalla dinamica dei tassi di cambio. Si consideri, ad esempio, i flussi di esportazioni dall’Italia alla Germania. Molti di questi flussi sono frutto di contratti i cui prezzi sono stabili. A parità di quantità consegnate, questi flussi in euro non registrano variazioni tra un periodo e l’altro. Viceversa, una volta tradotti in dollari, per poterli aggregare con i flussi della altre parti del mondo, essi aumentano se il dollaro si è deprezzato verso l’euro e, viceversa, se il dollaro si è apprezzato.
Quando il cambio del dollaro si modifica significativamente, come è avvenuto, ad esempio, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2016, la misura dei flussi a prezzi correnti in dollari può fornire indicazioni fortemente distorte rispetto ai fatti economici reali. Anche nel corso del 2018 e prima parte del 2019 il tasso di cambio del dollaro ha registrato cambiamenti rilevanti.

Valori in euro

Il vantaggio di misurare il commercio mondiale in euro è quello di fornire un benchmark di riferimento per le imprese che misurano i propri ricavi e costi in euro.
Gli svantaggi sono i medesimi descritti per la misura in dollari.

Nel grafico che segue è messa a confronto la dinamica tendenziale del commercio mondiale espressa alternativamente in euro e in dollari.

Tasso di variazione commercio mondiale: dollari e euro

È evidente come il commercio mondiale, se espresso in euro, non segna affatto un rallentamento nel primo trimestre 2019. Anzi, esso registra una tasso di crescita prossimo alle due cifre, collocandosi tra i valori maggiori di questo decennio. La motivazione è molto semplice: l’euro tra il primo trimestre 2019 e il corrispondente periodo del 2018 si è deprezzato dell’8% rispetto al dollaro. Tutti i flussi di commercio estero fatturati in dollari, una volta tradotti in euro, risultano quindi aumentati del 8%. Al di là dell’effetto contabile, tuttavia, non vi è dubbio che le imprese dell’area euro, nel primo trimestre del 2019, abbiano beneficiato di un euro debole (1.14 dollari per euro), dopo che per oltre due anni l’euro si era apprezzato verso il dollaro, passando dagli 1.10 dollari per euro del I trimestre 2016 agli 1.23 del I trimestre 2018.

Valori a prezzi costanti

Il vantaggio di misurare i flussi di commercio estero a prezzi costanti è quello di poter disporre di una misura che registra il volume degli scambi, al netto delle modificazioni dei prezzi e degli cambi.
Lo svantaggio è la necessità di una serie di prezzi “al netto della qualità”1. Questo rende complesso il calcolo di questa misura.
Per poter utilizzare prezzi adeguati, CPB deflaziona i flussi di commercio estero solo a livello di paese. Questo approccio rende relativamente facile il calcolo dei prezzi, ma impedisce di approfondire l’analisi del commercio estero a livello di settore/prodotto.
StudiaBo ha sviluppato una metodologia per poter deflazionare i flussi a livello di prodotto. Questo può portare a risultati un po' diversi a livello aggregato, ma consente di approfondire le dinamiche del commercio mondiale con drill-down a livello di Industria/Settore/Prodotto.

Il grafico di seguito riportato presenta la dinamica trimestrale del commercio mondiale dichiarato dai paesi importatori calcolato da CPB (il primo trimestre è dato dalla media dei mesi gennaio e febbraio) e StudiaBo.
Le differenze sono marginali e ampiamente giustificate dalle due diverse metodologia.

Tasso di variazione commercio mondiale: quantità

L’analisi di questi dati evidenzia il forte sviluppo del commercio mondiale tra l’inizio del 2017 e la prima metà del 2018. Senza alcun dubbio negli ultimi mesi la crescita degli scambi tra i diversi paesi ha accusato una decelerazione, senza tuttavia andare, almeno nel primo trimestre 2019, in territorio negativo.

Conclusioni

Le diverse misure del commercio mondiale concorrono nel segnalare una fase di netto rallentamento del commercio mondiale. Diversamente da quanto temuto, tuttavia, il rallentamento in atto non si è tradotto, per ora, in una caduta della domanda mondiale. La prudenza, in questo caso, è d’obbligo data l’imprevedibilità dell’amministrazione americana nella gestione della guerra commerciale avviata contro i paesi partner. Solo le prossime settimane/mesi ci diranno quanto Trump è disposto a rischiare l’isolamento pur di riequilibrare il deficit commerciale USA al di fuori delle procedure previste dal WTO.


1) I prezzi da usare come deflatori devono essere al netto della qualità, per poter isolare gli effetti dovuti solo alla variazione dei prezzi dei fattori di produzione.