La FED e i dati sull'inflazione del Canada scuotono i mercati dei cambi
Published by Mattia Perna. .
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L'atteso incontro della Federal Reserve (FED), avvenuto mercoledì 20 settembre, ha movimentato
la fase di relativa stabilità, prossima a valori di 1.20, che
da alcune settimane sta caratterizzando il tasso di cambio euro dollaro.
Nelle ore successive alla riunione del comitato FOMC (Federal Open Market Committee), infatti, il tasso di cambio
del dollaro verso l'euro si è apprezzato di quasi l'1%, passando da valori
prossimi a 1.20 a valori
al di sotto di 1.19. Tale dinamica è giustificata dalla decisione,
da parte della Banca Centrale Americana, di ridurre
gli stimoli monetari nei prossimi mesi. Più precisamente la FED ha deciso di rimandare,
probabilmente a dicembre, il rialzo dei tassi d'interesse (attualmente compresi tra l'1% e 1.25%)
e di ridurre, da ottobre, l'acquisto di titoli finanziari (Quantitative easing) ad un ritmo di
10 miliardi al mese.
Come annunciato dal presidente Janet Yellen, l'economia americana sembra migliorare
(tasso di crescita del PIL annuale 3%, tasso di disoccupazione 4.4%),
ma il nodo cruciale
rimane l'inflazione che, secondo le stime dell'istituto americano, a fine anno si attesterà all'1.6%,
ancora lontano dal target del 2%.
Nei giorni successivi all'incontro della Fed, il cambio euro dollaro è tornato lentamente verso la soglia
di 1.20, chiudendo la settimana con un valore pari a 1.196 dollari per euro.
Situazione diversa in Russia dove, lo scorso 15 settembre, la Central Bank of the Russian Federation
ha diminuito, per la quarta volta nell'anno, i tassi d'interesse portandoli
dal 9% (dello scorso giugno) all'attuale 8.5%.
Tale decisione, ampiamente in linea con le aspettative degli analisti, è guidata da un tasso
d'inflazione inferiore al target del 4%. Più precisamente, il tasso d'inflazione annuo è diminuito
dal 5% di inizio anno al 3.3% di agosto, periodo in cui il tasso d'inflazione mensile ha registrato
un valore pari a -0.5%.
Alla luce di questa dinamica, Elvira Nabiullina, presidente della Bank of Russia,
ha affermato che nei prossimi mesi l'istituto bancario è disposto a ridurre ulteriormente i tassi
d'interesse al fine di stabilizzare l'inflazione al target prefissato.
Nel mercato FOREX, il Rublo russo sembra non aver risentito, in particolar modo, di tale decisione,
infatti, come è possibile osservare dal grafico sottostante, la valuta russa si è indebolita nei
confronti dell'euro dell'1% (0.9% nei confronti del dollaro), per poi chiudere la settimana con
un valore pari a 68.888 Rublo per euro (57.594 Rublo per dollaro).
Da segnalare l'indebolimento del Dollaro canadese, nonostante il buon andamento dell'economia
del Paese.
I dati annuali sull'inflazione (1.4% di luglio) e sulle vendite
al dettaglio (7.8% di luglio) pubblicati recentemente, migliorano il
quadro macroeconomico del Canada che sta attraversando un periodo di significativa crescita economica: tasso
di crescita del PIL previsto 3% e tasso di disoccupazione in
diminuzione al 6.2%.
Tale situazione ha infatti spinto la Bank of Canada, qualche settimana fa, ad aumentare i tassi
d'interesse dallo 0.75% all'1% e a diminuire il programma di acquisto dei titoli finanziari,
spingendo il Dollaro canadese a rafforzarsi rispetto al biglietto verde del 2.4%, raggiungendo
un valore pari a 1.209 Dollari canadesi per dollaro USA.
Da quel momento, la dinamica della valuta canadese sembra aver invertito la rotta. Infatti, come
si può osservare dal grafico sottostante, il Dollaro canadese si è indebolito, in poco più di due
settimane, del 1.5% nei confronti del dollaro Usa, chiudendo la settimana con un valore pari a 1.227
Dollari canadesi per dollaro USA.