L'inversione di rotta del Peso messicano e il rafforzamento del Won sudcoreano
Published by Mattia Perna. .
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Questa settimana una delle valute che più ha subito variazioni nella propria dinamica è
il Peso messicano, invertendo il
trend di deprezzamento iniziato a fine settembre.
Come è possibile osservare dal grafico sotto riportato, il Peso messicano, dopo aver superato la
soglia dei 19 Peso per dollaro (22 Peso per euro), si è rafforzato sia nei confronti del dollaro
(2.9%) che nei confronti dell'euro (2.5%), attestandosi su valori pari a: 18.615 Peso per dollaro
e 22.11 Peso per euro.
Il principale motivo che giustifica tale dinamica è da ricondurre al quinto colloquio, tenuto la scorsa settimana a Città del Messico,
dei negoziati NAFTA (North American Free Trade Agreement) tra Messico, Canada e Stati Uniti.
Lo stesso ministro dell'economia messicana, Ildefonso Guajardo, ha affermato che seppur non ancora
è stato chiuso nessuno dei trenta capitoli discussi, sono stati raggiunti significativi progressi
su molti temi ritenuti importanti dal Messico (corruzione, agevolazioni commerciali ecc.).
Questo sviluppo è stato interpretato positivamente dai mercati Forex che hanno reagito spingendo
il peso al rafforzamento.
Tuttavia, i negoziati tra le tre potenze nord americane non sono ancora conclusi (si prevede possano
arrivare ad un accordo a marzo 2018), quindi, la dinamica futura del Peso messicano rimane avvolta
da un elevato grado d'incertezza.
Inoltre, la prossima settimana il presidente Nieto sceglierà il successore di Agustin Carstens,
governatore della Banca Centrale messicana (Banxico) ulteriore fattore che, con le elezioni
presidenziali in programma a luglio 2018, potrebbero aumentare la volatilità della valuta messicana.
Un'altra moneta che, nelle ultime settimane, ha subito un significativo rafforzamento è il Won sudcoreano.
La fiducia degli agenti di mercato sull'economia della Corea del Sud, caratterizzata da un tasso
di crescita del PIL annuale pari al 3%, un tasso d'inflazione annuo del 1.9% e un tasso di
disoccupazione pari al 3.8%, è aumentata nelle ultime settimane per due principali motivi.
In primis da citare l'accordo di currency swap stipulato tra la Corea del Sud e il Canada volto
a rafforzare la credibilità della Corea del Sud e a consolidare i legami tra i due Paesi.
In secondo luogo, l'allentamento delle tensioni geopolitiche nella penisola, migliorano le
prospettive della Corea del Sud e della sua valuta. Infatti, dopo la visita di Donald Trump
a Pechino, il presidente cinese Xi Jinping, la scorsa settimana, ha inviato Song Tao, capo
dell'International Liason Department del Partito Comunista, in Corea del Nord al fine di
affrontare temi di “reciproca preoccupazione”.
Alla luce di ciò, come si può osservare dal grafico sottostante, il Won sudcoreano si è
rafforzato in poco più di due settimane del 3.2% nei confronti del dollaro (1.4% nei
confronti dell'euro), chiudendo la settimana con un valore pari a 1083.91 Won per dollaro
(1287.36 Won per Euro).
Tuttavia, il rafforzamento del Won preoccupa il governo sudcoreano che ha pubblicamente espresso le sue preoccupazioni al riguardo. Il conto delle partite correnti della Corea del Sud registra un surplus di bilancio di 85 miliardi di dollari (5,6% del PIL), ciò sta ad indicare che l'economia del Paese dipende molto dalle sue esportazioni all'estero. Un significativo rafforzamento del Won, quindi, potrebbe danneggiare molte aziende del paese, in quanto, i loro prodotti diventerebbero più costosi e quindi meno competitivi sui mercati esteri.
Infine, da citare la dinamica di indebolimento che sta caratterizzando
la Lira turca. Da settembre la valuta turca si è indebolita
del 14% nei confronti dell'euro e del 16% nei confronti del dollaro e le prospettive future
non sono promettenti.
Oltre alle recenti tensioni geopolitiche con l'Unione Europea (si veda
"Euro, Rand sudafricano e Lira turca agli estremi"), questa settimana ci sono stati dei contrasti tra il Presidente Erdogan
e la Banca Centrale della Turchia che potrebbero mettere in discussione l'autonomia dell'istituto centrale.
L'aumento del tasso d'inflazione ad ottobre al 11.9%, potrebbe spingere Murat Cetinkaya,
governatore della Banca Centrale, ad attuare una politica monetaria restrittiva mediante
l'aumento dei tassi d'interesse.
Erdogan, al contrario, ha una visione molto diversa da quella dell'istituto centrale, in quanto,
afferma che un aumento dei tassi d'interesse metterebbe in seria difficoltà le imprese turche,
provocando un crollo degli investimenti e dell'offerta globale, mettendo in discussione la
crescita del Paese (tasso di crescita del PIL annuo pari al 5.1%).
Ciò si ripercuote negativamente sull'immagine del Paese e quindi sulla Lira turca che, come
si può osservare dal grafico sottostante, da metà settembre ha intrapreso una dinamica di
deprezzamento nei confronti della valuta unica ancora più evidente, chiudendo la settimana con un valore pari
a 4.683 lire per euro (3.943 lire per dollaro).