Il crollo del Peso cileno
Published by Mattia Perna. .
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Questa settimana una delle valute che ha significativamente subito una variazione alla propria dinamica è il Peso cileno.
Le elezioni presidenziali, avvenute lo scorso 19 novembre, vedono l’imprenditore
milionario Sebastian Pinera - ex presidente del Cile nel periodo 2010 2014 - il candidato
che ha ottenuto più voti nel primo turno elettorale (36%) insufficienti, però, per la vittoria.
Contrariamente ai sondaggi, che davano al candidato di centro-destra un netto vantaggio
rispetto agli altri candidati, il 17 dicembre si terrà il ballottaggio tra Pinera
e Alejandro Guiller arrivato secondo con il 22% dei voti.
Il quando macro economico del paese resta poco incoraggiante, infatti, il tasso di
crescita del PIL si attesta all’1.4%, ai minimi dal 2010, e il tasso di disoccupazione
è in aumento al 7%.
Tale situazione, accompagnata da una sostanziale diminuzione del prezzo del rame
(principale bene esportato dal Paese), che nel mese di novembre ha perso il 6%
del suo valore, ha contribuito a peggiorare il deficit delle partite correnti
(5.9 miliardi di dollari) e quindi ad indebolire il Peso cileno.
In questo contesto, la valuta cilena è
crollata in poco più di una settimana di oltre il 3% nei confronti sia del dollaro
che dell’euro, con un valore di tasso di cambio pari a
655.5 Peso per dollaro (si veda il grafico qui riportato) e 770 Peso per euro .
Interessante il caso della Rupia indiana che dal 2014 ha assunto una dinamica di rafforzamento
nei confronti delle valute dei paesi concorrenti (tasso di cambio effettivo aumentato del 14%)
nonostante un disavanzo del conto delle partite correnti pari a 34 miliardi di dollari e
nonostante una politica valutaria della Banca Centrale indiana volta ad accumulare
riserve di valuta estera.
Le azioni dell’attuale governo Modi varate negli ultimi tre anni
(riforma fiscale, riforma bancaria, manovre anti corruzione ecc.) hanno contribuito
ad aumentare le prospettive di crescita del paese (il Fondo Monetario
Internazionale prevede un aumento della crescita economica del 6.7% nel 2017
e del 7.4% nel 2018) e ad incrementare la fiducia degli operatori di mercato
nei confronti dell’economia indiana.
A confermare di questi sentimenti, è da citare la promozione del credito sovrano
indiano dell’agenzia americana Moody’s che poche settimane fa ha incrementato
il rating del paese da Baa3 a Baa2.
Tuttavia, va segnalato che il peggioramento in corso del saldo commerciale e il
continuo aumento delle riserve ufficiali da parte della Banca Centrale indiana,
rendono incerta la prosecuzione, nel prossimo futuro, del trend di apprezzamento della Rupia.