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Questa settimana l'attuale vice presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, è stato eletto come segretario del partito di Nelson Mandela, ANC (African National Congress), battendo Nkosazana Dlamini-Zuma, ex moglie dell'attuale presidente Jacob Zuma.
Ramaphosa, ex sindacalista e uomo d'affari, tra i più ricchi imprenditori del paese,
durante la sua campagna elettorale ha posto la corruzione in primo piano, denunciandola
come la principale causa del declino dell'economia sudafricana.
Infatti, il quadro
macroeconomico del paese rimane molto delicato: la crescita dell'economia sudafricana
si attesta nel 2017 allo 0.7%, il tasso d'inflazione al 5% e il tasso di disoccupazione,
ai massimi dal 2003, al 28%.
Il paese sembra, quindi, voler cambiare pagina alle prossime elezioni in programma nel 2019
e le probabilità che Ramaphosa diventi il nuovo presidente del Sudafrica sono molto alte,
data la popolarità del partito ANC. Duro colpo, quindi, per la famiglia Zuma e per il
presidente Jacob Zuma accusato di corruzione, truffa e evasione fiscale, elementi
che potrebbero sancire le sue dimissioni anche prima del 2019.
La notizia di Ramaphosa, come nuovo segretario del partito ANC è piaciuta ai mercati Forex, infatti, il Rand sudafricano, che da metà novembre aveva già intrapreso una dinamica di apprezzamento, in pochi giorni si è rivalutato del 6.6% nei confronti del biglietto verde (5.8% nei confronti della valuta unica), chiudendo la settimana con un valore pari a 12.704 Rand per dollaro (15.059 Rand per euro).
Le valute di molti paesi sono negoziate non solo nei mercati ufficiali, ovvero quelli riconosciuti e regolamentati dalle Banche Centrali dei diversi paesi, ma in molti casi sono scambiate anche in mercati ad essi paralleli, chiamati anche “black market”.
E' il caso del Sudan dove questa settima la Central Bank of Sudan (SBoS) è intervenuta
con azioni volte ad arginare le negoziazioni in tali mercati.
La SBoS, infatti, ha ordinato a tutte le banche del paese di congelare i beni di decine di persone
e società sudanesi. Tali individui sono accusati di negoziare valute contro le direttive della SBoS.
Lo stesso ministro dell'interno Hamid Manan, ha accusato molti commercianti di valuta di aver
favorito il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
Dopo l'intervento dell'istituto centrale, la Sterlina sudanese è
crollata perdendo il
5% del suo valore nei confronti del dollaro e il 5.2% nei confronti dell'euro,
chiudendo la settimana con un valore pari a 7.015 Sterline per dollaro e 8.315 Sterline per euro.
La debolezza della Sterlina, però, è iniziata nel 2011 quando a causa del crollo delle
esportazioni di petrolio del paese, il deficit di conto corrente sudanese è passato,
in un solo anno, da 0.3 miliardi di dollari a 5.8 miliardi.
Infine, a complicare la situazione vi è un quadro macroeconomico del paese
molto delicato, con un economia che cresce ad un tasso inferiore al 4%,
un'inflazione che supera il 30% ed un tasso di disoccupazione pari al 20%.