Le incertezze del Real brasiliano
L'instabilità politica del Brasile pesa sulla sua valuta
Published by Alba Di Rosa. .
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Le maggiori novità valutarie della settimana ci portano a guardare oltreoceano, nel continente americano:
- Dopo un 2017 all'insegna dell'indebolimento il dollaro USA è tornato a crescere, collocandosi sui livelli dello scorso gennaio;
- Il Peso messicano, in rafforzamento dall'inizio del 2018, segnala invece una marcata battuta d'arresto;
- Il Real brasiliano, che negli ultimi 12 mesi ha seguito un continuo cammino di deprezzamento, ha ulteriormente accentuato questa tendenza nella settimana appena trascorsa, perdendo l'1.2% del suo valore (2.35% nei confronti del dollaro).
Tale comportamento valutario non è inusuale nella storia recente del Brasile: dopo un andamento altalenante tra il 2000 e il 2011, dal 2011 al 2015 il deprezzamento del Real è stato costante. La valuta brasiliana ha vissuto una breve fase di ripresa nel corso del 2016, per poi riprendere la sua discesa dall'inizio del 2017.
Il tasso di cambio nel quadro politico
Il problema che maggiormente affligge il Brasile al momento, e che pesa sulla dinamica del Real, è
l'elevata incertezza politica, amplificata da elementi di debolezza delle sue
istituzioni.
Ad ottobre si terranno le elezioni generali. Il candidato con il maggior supporto secondo i sondaggi di
opinione è l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva (2002-2010), del Partito dei Lavoratori (PT),
che dal 7 aprile è in carcere per corruzione. Ciononostante, Lula si dichiara innocente e sostiene di
essere vittima di un complotto dei suoi avversari politici, che vogliono impedirgli di correre alle
elezioni presidenziali. Le parole di Lula richiamano l’attenzione su uno dei maggiori elementi di
debolezza delle istituzioni brasiliane: l’autorevolezza e l'indipendenza del sistema giudiziario.
L'accusa all'ex presidente è scaturita in seguito al suo coinvolgimento nell'inchiesta “Lava jato”
(autolavaggio), volta a smascherare una rete di tangenti da parte del mondo imprenditoriale a politici
e ufficiali della compagnia petrolifera statale Petrobras.
Mettendo da parte la figura di Lula, il restante panorama politico risulta molto
frammentato, spaziando da un populista di estrema destra a due partiti di sinistra indicati da
Lula come suoi simbolici eredi, passando per il partito moderato di centro-destra dell'attuale
presidente in carica Temer – a sua volta coinvolto in vicende giudiziarie e non molto popolare tra gli
elettori.
Le alternative in campo appaiono diametralmente opposte, e la direzione che il paese intraprenderà di
qui a pochi mesi risulta imprevedibile agli osservatori.
L'impatto della politica sull'economia
L'incertezza politica si inserisce in un quadro economico a sua volta instabile.
Lo scandalo Petrobras, scoppiato nel 2015, ha infatti avuto pesanti conseguenze sull'economia
brasiliana, contribuendo ad aggravare la recessione cominciata nel paese nello stesso anno.
Tanto nel 2015 che nel 2016 il Brasile ha perso 3.5 punti di PIL, mentre l'inflazione ha registrato una
crescita di circa il 9% in entrambi gli anni.
Sull'onda di una congiuntura mondiale favorevole, soltanto lo scorso anno l'economia brasiliana ha
imboccato un cammino di ripresa, testimoniato da una crescita del PIL debole ma positiva e
un'inflazione tornata su livelli più contenuti (+3.4%). Il Fondo Monetario Internazionale, nello
scenario macroeconomico pubblicato ad aprile, prevede inoltre un rafforzamento della crescita nel corso
del 2018 (+2.3%).
In relazione a questi dati macroeconomici, il Banco Central do Brasil (BCB) si è dichiarato ottimista e ha deciso di perseguire una politica monetaria accomodante, riducendo il tasso d'interesse a breve dello 0.25% nel marzo 2018. Il tasso risulta attualmente pari al 6.5%, cifra considerata in linea con la convergenza dell'inflazione al target del 4.5%.
I rischi
Nonostante la debole ripresa in atto, le incognite nel panorama economico brasiliano rimangono
numerose.
La principale fonte di instabilità è l'elevata incertezza politica, non gradita ai mercati
finanziari e che incide negativamente sul Real. Altra questione critica è la necessità del paese di
riforme volte al risanamento delle finanze pubbliche, invocate dai mercati in relazione
ad un deficit molto alto e ad un debito cresciuto del 45% dal 2013 ad oggi.
Ruolo di primo piano è ricoperto dalla riforma pensionistica, che dovrebbe rendere più sostenibile
un sistema attualmente molto dispendioso.
L'incertezza riguardo chi guiderà il Brasile dal 2019 non rassicura i mercati in merito all'implementazione di riforme che essi vedono come necessarie, ma per le quali sembra mancare una volontà politica unitaria. Questi rischi si rispecchiano nel downgrade del rating del paese (da BB a BB-) effettuato da Standard & Poor's nel gennaio di questo anno e da Fitch a febbraio.