Accedi con il tuo account per utilizzare le funzioni stampa migliorata (pretty print) e includi articolo (embed).
Non sei ancora registrato? registrati!
I dati sul terzo trimestre delle importazioni americane, resi disponibili nei giorni scorsi dal
Sistema Informativo Ulisse
, consentono un'analisi aggiornata delle potenzialità che questo mercato ha per le imprese esportatrici italiane. L'insieme che emerge dall'analisi dei dati è caratterizzato da un forte chiaro-scuro. La valutazione sulle potenzialità del mercato statunitense è chiaramente positiva, se si considerano i suoi livelli. Viceversa, tendono a dominare elementi di valutazione negativi, se si prende in esame la sua dinamica.
Il grafico che segue riporta la serie storica dei livelli di importazione totali di merci degli Stati Uniti, espressi in euro correnti (linea gialla). Quello che il grafico indica è un ritorno delle importazioni americane, nel terzo trimestre 2016, prossime ai livelli di massimo assoluto che hanno caratterizzato questo mercato nel corso del 2015. Questa dinamica suggerisce la possibilità che anche nel 2016 le importazioni USA di merci possano raggiungere la strabiliante cifra di 2 trillion (2000 miliardi) di euro, già ampiamente superata nel 2015. L'analisi del grafico consente inoltre di evidenziare come questo valore di importazioni risulti dimensionalmente diverso da quello che aveva caratterizzato il triennio 2012-2014, suggerendo un
rottura positiva
nel 2015 rispetto alla situazione degli anni procedenti. Nel grafico sono riportati anche i livelli delle importazioni dall'Italia (linea verde, scala a destra). E' evidente come le imprese italiane sono riuscite nel 2015 a seguire la forte crescita delle importazioni statunitensi, riuscendo inoltre a mantenere nel corso del 2016 i livelli già raggiunti nell'anno precedente. E' probabile che a consuntivo di quest'anno le imprese esportatici italiane superino la soglia dei 40 miliardi annui di esportazione verso gli USA, a fronte di valori prossimi ai 30 miliardi che avevano caratterizzato la prima parte del decennio.
L'analisi nei livelli presenta, senza alcun dubbio, il mercato statunitense come un mercato di importanza cruciale per le imprese italiane. Importanza che è andata rafforzandosi nell'ultimo biennio. Dal punto di vista delle strategie di internazionalizzazione, il mercato USA sembra dover essere il mercato extra-UE da privilegiare, da consolidare se già si è presenti su questo mercato; da sviluppare se la propria presenza è limitata o saltuaria.
L'analisi delle sue dinamiche e, soprattutto, la loro scomposizione fanno emergere, tuttavia, un quadro per alcuni aspetti opposto.
Nel grafico che segue sono riportati i tassi di variazione tendenziale delle importazioni totali americane espresse in euro (linea gialla), scomposti nelle sue due componenti: tasso di variazione delle importazioni in dollari (istogramma blue) e contributi dovuti alle variazioni del cambio (istogramma verde). Quello che emerge chiaramente dal grafico è come la dinamica delle importazioni in dollari sia relativamente contenuta rispetto alla componente tassi di cambio. Anzi la crescita nel 2015 delle importazioni in euro trova sostegno solo nella modificazione del tasso di cambio, dato che le importazioni in dollari sono risultate sistematicamente in calo dal primo trimestre del 2015.
Nell'ultimo biennio, il mercato USA ha quindi incrementato le sue potenzialità per le imprese italiane, non tanto grazie ad un aumento della propensione dell'economia americana ad acquistare all'estero, nè tanto meno per un processo di riduzione delle barriere alle importazioni, ma esclusivamente per la forte modificazione del tasso di cambio che, dati prezzi in dollari relativamente fissi sul mercato statunitense, si è tradotta in un una crescita eccezionale dei fatturati espressi in euro.
Se analizzate in termini di dinamica, le importazioni USA suggeriscono più prudenza che entusiasmo nel considerare il mercato statunitense come mercato ad alta potenzialità per le esportazione italiane. L'eccezionalità del biennio 2015-2016 è tutta dovuta ad un cambio del dollaro verso l'euro che è passato da valori mediamente prossimi a 1.35, nel corso della prima parte del decennio, a valori inferiori a 1.10, registrati in alcuni mesi del 2015 e del 2016. Le potenzialità del mercato degli Stati Uniti sono quindi fortemente legate ai valori del cambio. Se il dollaro dovesse apprezzarsi, come suggeriscono i movimenti valutari di breve periodo, mossi dai differenziali attuali o attesi nei tassi di interesse tra le due sponde dell'Atlantico, il mercato statunitense continuerebbe ad essere un target da privilegiare. Ma se, nel medio periodo, il dollaro dovesse deprezzarsi, come impone lo squilibrio di bilancia commerciale americana e il peggioramento del suo potenziale di crescita, allora emergerebbero, anche sui fatturati in euro delle imprese esportatrici italiane, gli effetti negativi dovuti alle flessione della propensione agli acquisti esteri e agli incrementi di barriere non tariffarie che da alcuni anni sembrano caratterizzare l'economia statunitense. Se l'orizzonte temporale adeguato per le scelte strategiche delle imprese manifatturiere è il medio (e non il breve) periodo, allora le valutazioni sulle potenzialità offerte dal mercato USA dovrebbero essere improntate alla prudenza o, quantomeno, comparate con quelle rappresentate da altri paesi.
Iscriviti a ExportPlanning!
Questo articolo è riservato agli utenti registrati alla piattaforma.
Per continuare la lettura dell'articolo accedi o registrati gratuitamente
alla piattaforma.
Perchè i paesi esportano? I vantaggi del commercio internazionale e della liberalizzazione commerciale secondo la teoria del commercio internazionale.[ leggi tutto ]