Solo nell'UE cresce la domanda mondiale

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I dati sulle importazioni mondiali di manufatti relativi ai primi 9 mesi del 2016, pubblicati nel Sistema Informativo Ulisse (www.siulisse.it) e quelli relativi alle esportazioni italiane, consentono una disamina dettagliata del modo in cui sta evolvendo il commercio internazionale. Il grafico qui riportato offre una visualizzazione complessiva di questi dati. Il grafico è interattivo, quindi è possibile cliccare su uno qualunque dei cerchi in esso riportati, per aprire una piccola scheda informativa relativa al paese selezionato.


Graf. Manufatti: tassi di variazione tendenziali delle importazioni totali e delle esportazioni italiane per paese (primi 9 mesi del 2016)


Nel grafico i diversi paesi sono posizionati sulla base del tasso di variazione tendenziale delle loro importazioni nei primi 9 mesi del 2016 (asse x) e il tasso di variazione delle esportazioni italiane verso quel mercato nel medesimo periodo (asse y). I valori sono espressi in euro (valuta di riferimento dei ricavi delle imprese italiane) e sono relativi ai flussi di manufatti, per depurare i dati dagli effetti dovuti alle forti variazioni subite dai prezzi delle materie prime. La dimensione del cerchio è proporzionale al valore delle esportazioni italiane nel 2015 verso quel paese.
Dalla lettura del grafico, è subito evidente il ruolo predominante che hanno per le esportazioni italiane di manufatti i mercati di Germania, Francia e Stati Uniti. In seconda fila seguono Gran Bretagna, Spagna, Svizzera e Belgio; in terza fila Polonia, Olanda, Austria, Cina, Turchia e Russia. Da soli questi 13 paesi hanno assorbito nel 2015 il 64% del totale delle esportazioni italiane.

La visione d'insieme del grafico mette in evidenza come solo dall'UE (cerchi di colore marrone) stiano arrivando stimoli alla crescita delle esportazioni italiane. Più elementi concorrono a spiegare questa evoluzione. Tra questi, sicuramente la debolezza della congiuntura economica a livello mondiale e il crollo del prezzo del petrolio. A questi si aggiungono un generale incremento delle politiche protezionistiche volte ad alzare barriere alle importazioni, soprattutto di natura non tariffaria, e l'apprezzamento registrato dall'euro nei primi 9 mesi dell'anno. L'euro si è infatti apprezzato di oltre il 20% rispetto al Rand Sudafricano; del 18% rispetto al Peso messicano; del 14% rispetto al Rublo; del 12% rispetto al Real brasiliano; del 10% rispetto alla Sterlina e alla Lira turca e dell'8% rispetto al Ringgit malese. Rispetto alle altre valute l'apprezzamento dell'euro è stato in media del 3%. L'euro non si è apprezzato solo verso il dollaro (che, nella media del periodo, è rimasto sostanzialmente invariato) e rispetto allo Yen, verso cui si è deprezzato del 10%.

In basso a sinistra del grafico sono posizionati i paesi che stanno accusando una forte riduzione delle importazioni di manufatti a cui corrisponde una dinamica simile delle esportazioni italiane. Sono tutti paesi che hanno accusato una forte riduzione del loro reddito nazionale in valuta estera, via caduta del prezzo del petrolio (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Nigeria, ecc) oppure via deprezzamento della loro valuta (Sud Africa, Brasile, Russia).

In alto a destra troviamo i paesi che nei primi 9 mesi hanno registrato un netto incremento delle loro importazioni a cui ha corrisposto una dinamica simile delle esportazioni italiane. Molti sono paesi la cui crescita nel 2016 riflette un rimbalzo rispetto crolli subiti nei periodi precedenti, come è il caso dell'Ucraina. Ci sono però anche paesi per i quali i dati del 2016 sono una conferma di una fase di crescita delle importazioni maggiormente robusta, quali, ad esempio, il Marocco e la Slovenia.

Particolarmente interessanti sono i paesi in alto a sinistra. Sono mercati che stanno accusando una flessione delle loro importazioni a cui corrisponde però una crescita delle esportazioni italiane. Ciascun paese ha una storia a sé, in cui si sommano determinanti settoriali e fattori specifici di mercato. Tuttavia, la loro numerosità è significativa, segnalando una generale buona capacità del sistema manifatturiero italiano nell'attuare strategie e comportamenti in grado di produrre risultati positivi anche in condizioni di mercato non favorevoli.