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La settimana appena conclusa ha registrato un cambio del dollaro verso l'euro nuovamente
superiore a 1.18, portando l'euro a svolgere il ruolo di moneta forte del sistema economico
internazionale.
Tale dinamica può essere osservata in maniera evidente dal grafico sottostante che
riporta la mappa del mondo in cui ciascun paese è colorato sulla base del deprezzamento
(colore rosso) o apprezzamento (colore verde) che la propria valuta ha accusato verso l'euro.
Ad eccezione di soli quattro Nazioni (Corea del Sud, Serbia, Repubblica Ceca e Islanda),
tutti i paesi hanno registrato un deprezzamento rispetto all'euro.
La forza della valuta unica trova giustificazione nella crescita dell'economia dell'area
euro che sembra aver assunto una dinamica robusta. Infatti, i dati rilasciati questa
settimana attestano un tasso di crescita del PIL su base annua del 2.5% (precedente stima 2.3%).
Ad incrementare la fiducia dei mercati nei confronti dell'eurozona sono anche i recenti dati sul
tasso di crescita del PIL tedesco (+2.8% su base annua, +0.8% su base trimestrale) che
hanno spinto l'euro a guadagnare circa lo
0.5% del suo valore nei confronti del dollaro in pochi giorni.
Tra le monete che stanno assumendo una dinamica di indebolimento nei confronti dell'euro,
da segnalare la Corana svedese e il Lari Georgiano.
Partendo dalla valuta svedese, essa ha subito, in pochi giorni, un indebolimento del 1.7%
nei confronti dell'euro, per poi chiudere la settimana con un valore pari a 9.944 Corone per euro.
Questa dinamica trova giustificazione in un rallentamento dell'inflazione al di sotto del
target previsto dalla RiksBank (Banca Centrale della Svezia) –tasso d'inflazione mensile
-0.1%, tasso d'inflazione su base annua 1.7% (precedente stima 2.1%)- causato, in particolar
modo, da un crollo dei prezzi immobiliari svedesi registrato ad ottobre.
Questa notizia complica l'operato della Banca Centrale svedese che, nei mesi scorsi,
aveva annunciato una politica monetaria di normalizzazione da realizzare nel breve
termine. Se l'istituto centrale dovesse aumentare i tassi d'interesse, infatti,
tale decisione porterebbe un ulteriore indebolimento dell'inflazione (quindi dei
prezzi dell'immobiliare), mettendo in discussione la crescita economica del paese
che attualmente si attesta al 3.1% su base annua.
Infine, ci sembra utile segnalare la fase di forte deprezzamento del Lari
georgiano che
dal 2013 ha perso il 47% del suo valore nei confronti dell'euro. Per capire le motivazioni
che giustificano tale dinamica bisogna analizzare la bilancia dei pagamenti del paese.
Il saldo delle partite correnti della Georgia è passato da un deficit di bilancio di 0.9
miliardi di dollari nel 2013, ad un deficit di 1.8 miliardi nell'anno corrente provocando,
quindi, una maggiore domanda di valuta estera a discapito di quella nazionale.
Dal lato del conto dei movimenti finanziari, le passività di bilancio (ovvero attività
detenute da persone non residenti nel Paese), principalmente composte da investimenti
diretti, compensano solo in parte il deficit di bilancio di conto corrente.
Inoltre, dal 2016 la National Bank of Georgia ha aumentato le proprie riserve
ufficiali. Il deprezzamento del Lari georgiano sembra, quindi,
essere governato in parte dall'istituto centrale del paese e non
dipendere dal quadro macroeconomico del paese,
che registra dati positivi: tasso di crescita del PIL annuo 4.0%, tasso d'inflazione annuo 6.0% e tasso
di disoccupazione pari all'11% in diminuzione dal 2008.
Questa settimana, inoltre, il parlamento europeo ha votato per la creazione del modello
”Partenariato orientale Plus”, un programma di associazione che l'Unione Europea ha stipulato
con, Georgia, Moldavia e Ucraina volto ad aiutare tali economie. Questo sviluppo potrebbe
rafforzare la fiducia dei mercati finanziari nei confronti dell'economia della Georgia
di cui il Fondo Monetario Internazionale prevede prospettive future positive: tasso di crescita
del PIL del 4.2% nel 2018, e del 5.5% nel 2020.