Luci e ombre sull'Argentina
Dopo il salvataggio record del FMI, il cammino delle riforme economiche risulta lungo e doloroso
Pubblicato da Marzia Moccia. .
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Allo scopo di frenare il deprezzamento della moneta locale e l’incertezza degli investitori, l’Argentina ha firmato a fine settembre un’estensione del piano
di salvataggio sottoscritto con il Fondo Monetario Internazionale (SBA). La linea di credito di durata triennale coprirà infatti l’importo di 57 miliardi di $,
7 miliardi in più rispetto a quanto siglato inizialmente.
L’ammontare dei finanziamenti è volto a scongiurare un nuovo default, permettendo al Paese di onorare
i propri debiti detenuti in valuta estera e di mitigare l’incertezza degli investitori.
In cambio del sostegno finanziario, il governo argentino si è impegnato
a proseguire nel percorso di riforma economica del Paese. L’azione governativa è mirata ad rientrare dall’ampio disavanzo primario entro la fine del 2019 e a
raggiungere un surplus dell’1% entro il 2020. L’amministrazione Macri si sta infatti concentrando nella riduzione della spesa governativa (spese operative,
sussidi e investimenti infrastrutturali) per un ammontare pari all’1.4% del PIL, e nell’incremento delle entrate governative attraverso imposte temporanee
sulle esportazioni di beni e servizi, in vigore dal 1 gennaio, per un ammontare pari all’ 1.2% del PIL.
Parallelamente, la Banca Centrale ha rivisto la propria politica monetaria. In primo luogo il Banco Central de la República Argentina
ridurrà significativamente il suo intervento sul mercato dei cambi, lasciando il tasso di cambio libero di fluttuare nella zona target 33-44 pesos al dollaro.
Allo stesso tempo, il target dell’inflazione è stato sostituito da target monetari: la politica di contrasto all’inflazione prevede di tenere costante
la base monetaria fino al 2019, senza agire sui tassi di interesse.
I fondi integrativi arrivati nel Paese sono sufficienti a fronteggiare i debiti fino a ben oltre il 2020, dovrebbero perciò eliminare le preoccupazioni riguardo un default e aumentare la fiducia degli investitori, ma la strada delle riforme risulta ancora lunga e dolorosa. Nel breve termine l’inflazione e i tassi di interesse rimarranno elevati e una politica monetaria rigida rischia di aggravare la recessione in corso. Non a caso, le stime contenute nel WEO prevedono per il 2019 una contrazione della crescita dell’economia argentina di 1.6%. Tuttavia, la resistenza politica manifestata dal governatore Macri è stata impressionante, potrebbe essere l’uomo dal giusto capitale politico per la strada delle riforme economiche del Paese.