Politica monetaria: anche Israele verso la normalizzazione
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Le news della settimana nel mondo dei cambi si incentrano sul tema della normalizzazione della politica monetaria. Nella giornata di ieri si è riunito il Governing
Council della BCE, che ha confermato la fine del quantitative easing a dicembre 2018, precisando però che si continuerà a reinvestire il capitale rimborsato
dai titoli in scadenza acquistati nell’arco del programma. Nonostante una fine formale del QE, la politica monetaria resta dunque fondamentalmente accomodante.
Una notizia meno nota, ma che rientra nello stesso filone tematico del lento cammino di normalizzazione della politica monetaria, è il rialzo dei tassi d’interesse
recentemente portato avanti in Israele.
Bank of Israel: primo rialzo dei tassi dal 2011
Il 26 novembre la banca centrale israeliana (BOI) ha alzato il tasso d’interesse di riferimento dallo 0.1 allo 0.25%, il primo rialzo dei tassi nel paese dal 2011. Il tasso d’interesse reale rimane pur sempre negativo, a fronte di un tasso di inflazione pari all’1.2% a novembre 2018 su base tendenziale. Si tratta comunque di un primo segnale verso la normalizzazione della politica monetaria.
La decisione della banca centrale ha generato sorpresa sui mercati. Le principali motivazioni alla base della stessa possono essere ricondotte ai seguenti fattori:
- Nel 2018 l’inflazione in Israele è tornata a crescere, dopo essere stata in zona negativa tra le fine del 2014 e la fine del 2017. Attualmente, il tasso di crescita dei prezzi si sta stabilizzando attorno al limite inferiore del range fissato dalla banca centrale (1-3%), e si prevede rimarrà attorno a questi valori anche nel prossimo futuro.
- L’economia del paese sembra vicina a convergere al suo tasso di crescita potenziale, nonostante i tassi di crescita del II e III trimestre 2018 abbiano
dato segni di un lieve rallentamento rispetto ai periodi precedenti: negli ultimi due trimestri l’economia israeliana è cresciuta rispettivamente dell’1.2 e del
2.3% (su base annua) rispetto al periodo precedente, contro tassi di crescita superiori al 4% registrati nel IV trimestre 2017 e nel I trimestre 2018.
Ciononostante, la situazione economica del paese risulta complessivamente soddisfacente: la BOI parla di pieno impiego e i ritmi di crescita del PIL di lungo periodo sono elevati, costantemente superiori al 2% dal 2010. Per il 2018 l’IMF prevede un +3.6%.
Quali effetti sulla valuta?
La mossa della BOI si inserisce pienamente nel quadro del lento processo di normalizzazione della politica monetaria che sta avendo luogo a livello mondiale.
In questo contesto, come si inserisce la dinamica dello Shekel, la valuta israeliana?
Guardando al tasso di cambio effettivo degli ultimi 4 anni, si nota una tendenza generale della valuta al rafforzamento, salvo sporadiche fluttuazioni.
Stando all’analisi della banca centrale del paese, il rischio principale a fronte di un progressivo rialzo dei tassi sarebbe quindi quello di un eccessivo apprezzamento. Lo Shekel risulta infatti una valuta tendenzialmente forte, sostenuta da un saldo delle partite correnti positivo grazie alle esportazioni di servizi, in particolare nell’ambito computing e software, come si nota dal grafico che segue.
L’eccessivo rafforzamento della valuta è stato controbilanciato, negli ultimi anni, dall’acquisto di riserve di valuta estera, che ha portato la Bank of Israel ad accumularne un elevato stock, il sesto maggiore al mondo: secondo i dati SIUlisse1 di ottobre 2018, questo ammonta a quasi 114 miliardi di dollari.
1. I dati del Sistema Informativo Ulisse sono fruibili attraverso la sezione Analytics della piattaforma ExportPlanning.