Brexit: i settori a più alto rischio
Quali settori dell’economia britannica sono maggiormente esposti agli effetti della Brexit?
Pubblicato da Marzia Moccia. .
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Qualsiasi sia lo scenario dopo il voto del parlamento britannico, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è programmata per marzo 2019. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale il costo economico dell’uscita dall’Ue graverà in modo diseguale sui diversi settori industriali e sulle diverse regioni.
L’Europa rappresenta, infatti, il principale partner commerciale del Regno Unito, e le future restrizioni imposte alla libera circolazione di merci, servizi e forza lavoro comporteranno significativi costi per l’economia inglese. Si pensi, ad esempio, che oltre il 56% delle auto prodotte nel Regno Unito vengono esportate sul mercato europeo e circa ¼ dei servizi finanziari inglesi sono forniti a cittadini europei.
Secondo le stime, l’uscita dall’UE, in qualsiasi scenario, comporterà un aumento delle barriere tariffarie in essere, una riduzione dei flussi migratori e una restrizione dei flussi di capitali esteri per la maggioranza dei settori economici del Regno Unito. Nell’ipotesi di accordo, il Pil inglese è stimato contrarsi tra i 2.5 e i 4 punti percentuali nel lungo periodo, rispetto a un’eventualità no Brexit, che si traduce in un costo compreso tra 900£ e 1300£ pro-capite. In caso contrario, la contrazione del Pil potrebbe essere compresa tra i 5 e gli 8 punti percentuali nel lungo periodo, circa 1700£-2700£ sterline pro-capite.
Nell’ipotesi di un accordo con le istituzioni europee in linea con la dichiarazione politica firmata a novembre 2018, i settori maggiormente esposti al rischio Brexit risultano essere quelli maggiormente integrati nella catene del valore con l’UE, perciò il settore chimico e quello delle componentistica per i mezzi di trasporto potrebbero accusare i maggiori danni. I due comparti risultano, infatti, fortemente integrati nella catena di valore europea, e le rispettive filiere potrebbero essere sensibilmente penalizzate dai potenziali aumenti tariffari.
Gli effetti saranno sensibilmente pronunciati, inoltre, per alcune tipologie di servizi, come ad esempio quelli finanziari, per i quali si stima una perdita di profitti prossima al 15%, dato il copioso numero di clienti europei serviti.
In generale, la Brexit potrebbe inaugurare un periodo prolungato di disoccupazione strutturale più elevata, dal momento che la riallocazione dei lavoratori dalle industrie più colpite a quelle meno colpite sarà lenta e graduale. Rendere più facilmente accessibile il credito agli imprenditori consentirebbe alle persone di rispondere in modo flessibile alla nuova realtà economica e aumentare la loro produttività.