Esportare negli USA: come e perché

Il mercato americano offre numerose opportunità di export per le imprese europee, ma richiede la conoscenza di alcune regole specifiche.

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Agroalimentare Stati Uniti Marketing internazionale

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Nonostante le previsioni di rallentamento dell'economia mondiale, gli Stati Uniti si confermano ancora una volta come un Paese in forte crescita. Diversi sono i fattori che stanno portando all'aumento delle importazioni in America oltre ad una ripresa del mercato del lavoro che ha visto, a gennaio 2019, un numero di nuovi occupati pari al doppio rispetto alle previsioni degli analisti, sintomatico del fatto che qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione.

I negoziati con la delegazione cinese da parte del Presidente Trump sono ancora aperti ed è possibile che nasca un nuovo accordo con la Cina che potrebbe portare a una soluzione all’applicazione dei dazi sulle importazioni. Oggi inoltre gli Stati Uniti non hanno ancora imposto limitazioni particolarmente sfavorevoli riguardanti le importazioni dall'Europa. A tutto questo si aggiunge il fatto che la politica di tassazione del governo Trump ha portato un gettito aggiuntivo di 465 miliardi di dollari, senza aumentare il carico fiscale degli americani.

Un ultimo dato che conferma come gli Stati Uniti siano ancora un territorio florido per le importazioni e gli investimenti è quello riguardante l'esportazione di petrolio. Per la prima volta dopo 75 anni infatti l'America è diventata un'esportatrice netta di petrolio: i dati dimostrano che le esportazioni di gas naturale per il periodo gennaio-giugno 2018 sono raddoppiate rispetto al 2017.

Tutti questi dati vanno a sostenere gli investimenti di chi nell’economia americana ci crede sul serio. In particolare, il mercato americano rappresenta un mercato di primaria rilevanza per le imprese europee; dopo la Cina, infatti, l’Europa rappresenta il secondo partner commerciale statunitense: nel 2018 l’export europeo è stato pari a circa 475 miliardi di $ (pre-stime StudiaBo).
Di questo ammontare, le esportazioni europee dirette verso gli USA di Agroalimentare sono pari a circa 21 miliardi di $, all’interno dei quali pesa per il 50% l’export di vino, come dimostra il grafico che segue.

Agroalimentare: Esportazioni UE sul mercato USA

(2018, dati in miliardi $)

Esportazioni UE >Agrolaimentari sul mercato USA

In America, anche le importazioni agroalimentari dalla Cina hanno subito l’intervento normativo delle tariffe, seppur in misura minore rispetto ad altri comparti. Il grafico che segue riporta i beni maggiormente oggetto del provvedimento tariffario voluto dall’amministrazione Trump.

Agroalimentare: Esportazioni cinesi colpite dalle tariffe americane

(dati in miliardi $)

Esportazioni UE >Agrolaimentari sul mercato USA

I dazi americani colpiscono in particolar modo le esportazioni cinesi di carne e pesce confezionati ed ortaggi e frutta confezionati, per i quali la Cina potrebbe ridimensionare il valore del proprio export. Tale prospettiva apre interessanti spazi di mercato per le imprese europee del settore.

Il mercato americano presenta però barriere non tariffarie significative, legate alla documentazione necessaria per poter essere in regola con le norme americane e alla qualità dei controlli posti in essere dall'amministrazione americana.

How to: le regole per esportare negli USA

Esportare prodotti europei negli Stati Uniti richiede, infatti, la presentazione di alcuni documenti entro 15 giorni dall’arrivo al porto di sbarco, necessari sia per il rilascio dei beni in dogana dopo esame, sia per il calcolo dei dazi. Tutti questi documenti possono essere inviati tramite l’Automated Broker Interface (ABI). I documenti di importazione comprendono:

  • dichiarazione doganale oppure il modulo 3461 nel caso di Entry/Immediate Delivery
  • dichiarazione giustificativa del diritto di ingresso
  • fattura commerciale (o pro forma) in lingua inglese
  • bolla di accompagnamento
  • polizza di carico e lettera di veicolo rilasciata dal corriere
  • eventuali licenze e permessi speciali per alcuni prodotti

Fatte le opportune verifiche, l'importatore deve presentare una documentazione riassuntiva della registrazione e depositare la somma corrispondente alla stima dei dazi al porto di sbarco. Una novità introdotta il 10 Marzo 2016 consente alle spedizioni di ordini di valore inferiore a 800 dollari di non avere alcun dazio e hanno una procedura doganale di importazione in America semplificata, a beneficio dell’e-commerce.

La normativa risulta, inoltre, piuttosto rigida per l’esportazione di beni alimentari negli Stati Uniti. Dal 16 Settembre 2016 sono infatti diventate obbligatorie le “FinalRules” previste dal “FoodSafetyModernizationAct” (FSMA) emanato dalla Food and Drugs Administration (FDA), l’agenzia USA per gli alimenti e i medicinali (valide in realtà sia per chi opera nel paese sia per chi importa). A queste si aggiungono la registrazione FDA, la nomina di un agente FDA e l’obbligo della notifica anticipata. Nell'ordine la prassi è la seguente:

  • registrare tutti gli stabilimenti che producono, trasformano, confezionano o detengono alimenti destinati al consumo sul sito della FDA (validità biennale). Una volta completata la registrazione viene fornito un “RegistrationNumber” che deve essere indicato nelle fatture e in qualsiasi comunicazione dell’azienda con l’FDA;
  • registrazione degli stabilimenti tramite un agente (persona fisica o giuridica) che risieda legalmente negli USA (ma non per forza cittadino statunitense) che sarà il tramite tra l’azienda e la FDA;

Le tipologie di prodotto che richiedono una prassi particolare sono: formaggi, carne, pasta, insaccati, latte, ortofrutta e castagne.

Risulta chiaro come il mercato americano offra elevate potenzialità, ma è tanto complesso da generare problemi significativi per le PMI esportatrici "fai da te". Il modo migliore per superare questa complessità è quella di farsi supportare da consulenti esperti del mercato.