Mercato dei cambi: le dinamiche di inizio 2019
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
Cambio Dollaro Euro Stati Uniti Sterlina Guerra commerciale Brexit Tassi di cambio
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Analizzando i primi due mesi dell’anno, le maggiori tendenze che stanno emergendo sul piano valutario possono essere sintetizzate come segue.
Sterlina e dollaro
In Europa, a fronte di una moneta unica in lieve indebolimento, la sterlina continua a guadagnare terreno,
incorporando la progressiva diminuzione del rischio di una no-deal Brexit.
Gli ultimi sviluppi che portano i mercati a ritenere improbabile un’uscita dall’UE senza accordo riguardano le alternative recentemente proposte dal primo ministro May al Parlamento,
e che saranno sottoposte al voto tra il 12 e il 14 marzo. La prima proposta riguarda l’accettazione dell’accordo negoziato con l’UE; se sarà respinta, si procederà a votare per una
hard Brexit, il cui voto atteso è, ovviamente, il respingimento dell’ipotesi; si procederà quindi alla una richiesta a Bruxelles di una proroga della deadline del 29 marzo.
Dall’altro lato dell’oceano troviamo le dinamiche del dollaro, che mostra all’inizio del 2019 un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato
l’anno precedente. Dopo un apprezzamento del 6% in termini effettivi nel 2018, dall’inizio del nuovo anno il biglietto verde ha infatti perso il 2% del suo valore.
Questo andamento potrebbe riflettere il rallentamento della crescita USA, segnalata da una diminuzione dell’inflazione e dalla dinamica del Purchasing Manager Index USA.
La prima è passata dall’1.8% del terzo trimestre 2018 all’1.6 del quarto; il secondo ha mostrato segnali di decelerazione tra novembre e dicembre, con una caduta prossima al 9%; a gennaio
il valore dell’indice è invece rimasto sui livelli di dicembre.
Fonte: PricePedia.
Il rallentamento dell’economia americana è stato infine certificato ieri dallo US Bureau of Economic Analysis: dopo una variazione del 3.4% su base annua nel Q3-2018, la crescita del PIL sembra essersi fermata al +2.6% nel Q4. Possibili motivi del rallentamento vanno ricercati nella progressiva perdita di effetto degli stimoli fiscali varati dell’amministrazione Trump, nonché nell’impatto della guerra commerciale, che ha dispiegato i suoi effetti non soltanto sull’economia cinese ma anche su quella USA.
Yuan e Yen
Guardando ad oriente, degno di analisi è il caso dello Yuan. Contrariamente al dollaro, la valuta mostra dall’inizio del 2019 segnali di rafforzamento
(+2% in termini effettivi), dopo l’indebolimento avvenuto nel corso 2018 per gli effetti della guerra commerciale.
L’andamento dello Yuan riflette, tra l’altro, l’ottimismo in merito alle possibilità di un accordo con gli USA che, dopo le trattative degli ultimi mesi, sembra ormai alle porte.
A fine febbraio Trump ha infatti annunciato che posticiperà gli aumenti nelle tariffe sulla Cina, inizialmente previsti scattare dalla giornata odierna, dati i progressi fatti nelle
trattative bilaterali.
....productive talks, I will be delaying the U.S. increase in tariffs now scheduled for March 1. Assuming both sides make additional progress, we will be planning a Summit for President Xi and myself, at Mar-a-Lago, to conclude an agreement. A very good weekend for U.S. & China!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 24, 2019
Segnali di indebolimento giungono invece dallo Yen giapponese. Ricordando il significativo apprezzamento osservato all’inizio dell’anno, che ha confermato il ruolo dello Yen di valuta rifugio, le dinamiche degli ultimi due mesi non risultano però preoccupanti, inquadrandosi piuttosto come un ritorno della valuta alla normalità, sui livelli medi dell’ultimo anno.