I mercati mondiali dei beni di qualità

Le importazioni di qualità quale indicatore nel percorso di sviluppo di un Paese

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L’analisi relativa ai livelli e alla dinamica delle importazioni di beni di fascia alta e medio alta nel periodo 2010 – 2018 evidenzia alcune tipologie di mercati particolarmente rilevanti:

  • I grandi mercati del Luxury: Stati Uniti, Germania e Cina, a cui si aggiunge Hong Kong, il principale centro commerciale asiatico dei beni di lusso; caratterizzati da un valore delle importazioni di beni di fascia alta e medio alta superiore a 350 miliardi di dollari annui e tassi di crescita medio annui relativamente elevati.
  • I grandi e ricchi mercati dell’Unione Europea e dell’Asia: Francia, Olanda, Regno Unito, Giappone, Corea del Sud e Singapore, caratterizzati da un valore delle importazioni di qualità superiore ai 150 miliardi di dollari. A questi si aggiunge la Svizzera, le cui importazioni di fascia alta e medio alta nel 2018 sono risultate di 122 miliardi di dollari.
  • Tre paesi (Irlanda, Qatar e Vietnam), caratterizzati da tassi di crescita medio annui a due cifre delle importazioni di qualità.

In questo articolo l’attenzione sarà rivolta all’ultima tipologia individuata, approfondendo per quali categorie di beni sono cresciute le importazioni di qualità di questi tre paesi e quali sono stati i fattori a sostegno di tale incremento.

In Qatar, tra le importazioni di fascia alta e medio alta, prevalgono quelle dei beni di consumo con una quota prossima al 50%. In Irlanda, alle importazioni di beni di consumo (pari ad oltre il 30% del totale) si aggiungono le importazioni di investimenti con una quota prossima al 60%. In Vietnam, invece, prevalgono quelle della componentistica e dei beni intermedi con una quota pari a 2/3 di tutte le importazioni di qualità.

Infografica: importazioni di qualità

Qatar: l'apertura internazionale e la formazione di una classe media sostengono i consumi di beni di lusso

Il Qatar rappresenta una delle realtà più dinamiche e in crescita della regione del Golfo Persico, con un reddito pro capite elevato - pari a 68 mila dollari nel 2018 - ed un’economia in espansione, sostenuta dai proventi petroliferi e da politiche innovative di lungo periodo. Dai dati rilevati negli ultimi dieci anni, emerge un import di beni di fascia alta e medio alta più che triplicato, passando da 5.7 miliardi di dollari nel 2010 a 20.4 miliardi di dollari nel 2018.
La quota predominante di importazione - già nel 2010 - era costituita dai beni di consumo, ulteriormente cresciuta negli anni successivi fino ad arrivare, nel 2018, al 46.1% del totale. Ciò riflette la formazione di una classe di “ricchi” consumatori, che destinano parte del proprio reddito all’acquisto dei luxury good.

I fattori che hanno sostenuto tale sviluppo vanno ricercati all’interno di una serie di misure adottate dall’Emirato. Innanzitutto, nel 2004 il Paese è progredito verso l’internazionalizzazione, mediante il riconoscimento da parte della Costituzione del diritto alla proprietà privata e alla libertà commerciale. Il governo ha, inoltre, provveduto sia all’eliminazione delle tariffe doganali sull’importazione di alcune tipologie di prodotti, sia all’abolizione di restrizioni quantitative sulle importazioni.
Risale, poi, alla fine dello scorso decennio la definizione del programma nazionale "Qatar National Vision 2030", contenente le linee guida per la maggiore diversificazione economica del Paese. Nello specifico sono state destinate significative risorse per l’attuazione di progetti edilizi/infrastrutturali, di trasporti/logistica. Inoltre, sono stati effettuati importanti investimenti nel settore dell’istruzione, della salute e nel settore turistico - anche in vista dei Campionati mondiali di calcio del 2022.

Irlanda: l’ammodernamento dell’economia sta sostenendo la domanda di beni di investimento di alta qualità

L’Irlanda è il miglior paese europeo in cui fare impresa, grazie alle basse imposte e alle agevolazioni previste per le assunzioni, per la formazione e per gli investimenti in ricerca, fonte di attrazione per numerose multinazionali del mondo. La loro presenza ha prodotto forti effetti sulla crescita economica del Paese, come dimostrano i dati sul Prodotto Interno Lordo pro capite a prezzi correnti (USD), aumentato costantemente dal 2012 al 2018, anno in cui ha raggiunto un ammontare pari a 75 mila dollari.
La Tigre Celtica è riuscita a riprendersi dal duro colpo inflitto dalla crisi finanziaria del 2009, grazie ad una serie di drivers, tra cui l’incremento della domanda interna non più rivolta solo ai beni di consumo, bensì fortemente orientata anche ai beni di investimento (mezzi di trasporto, macchine e attrezzature per ufficio, computer e unità periferiche, apparecchiature per le comunicazioni). Tale inversione di rotta è stata registrata dalle importazioni di qualità: in questo decennio, l’Irlanda ha ridotto la quota di beni di consumo dal 50 al 31% ed ha aumentato la quota relativa ai beni di investimento che, nel 2018, sono arrivati a sfiorare il 60%.

Vietnam: la nuova fabbrica asiatica importa beni intermedi di fascia alta e medio alta per sostenere la qualità della propria produzione

Il Vietnam presenta un reddito disponibile pro capite molto basso, pari a 2.6 mila dollari nel 2018. In questo secolo si è caratterizzato per una riconversione della propria economia da un sistema basato sull’agricoltura verso un’industria fortemente competitiva, non solo dal lato del costo del lavoro.
Il progresso economico del Vietnam è stato il risultato di una politica di rinnovamento (Doi Moi, letteralmente “Nuova Economia”), nonché un processo di riforme, basate su ingenti investimenti nel settore delle reti infrastrutturali, al fine di adeguarle agli standard qualitativi internazionali. Importanti riforme sono state portate avanti anche in ambito economico-commerciale, per perseguire una politica d’integrazione internazionale: queste si sono concretizzate nella stipula di svariati accordi di partenariato commerciale finalizzati ad agevolare gli scambi tra Stati firmatari, rendendo in tal modo i mercati accessibili.
La politica industriale ha, inoltre, indirizzato la produzione verso i beni di consumo puntando, in particolare, sulla formazione di personale qualificato, anche tramite l’avvio di collaborazioni con università ed istituti tecnici locali, al fine di sviluppare un’industria in grado di realizzare anche prodotti di fascia alta e medio alta. Un fattore di forte sostegno all’upgrading qualitativo della produzione vietnamita è stato l’utilizzo di input di qualità, importati dall’estero. La domanda di componenti e beni intermedi di fascia alta e medio alta è aumentata a tassi esponenziali, arrivando nel 2018 a rappresentare oltre i tre quarti del totale delle importazioni di qualità del paese. Gli effetti sulla qualità della produzione manifatturiera sono stati significativi, tanto da consentire al Vietnam di esportare nel 2018 oltre 80 miliardi di dollari di prodotti di fascia alta e medio alta.