Anche il Vietnam nel mirino di Trump?
Potenzialità dell’economia vietnamita e dinamiche del Dong
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Questa settimana il Dipartimento del Tesoro americano ha pubblicato un report in merito alle politiche macroeconomiche e di cambio dei principali partner commerciali degli Stati Uniti. Lo scopo dell’indagine è quello di valutare se i paesi partner perseguano politiche scorrette, volte a guadagnare indebitamente competitività a livello di commercio internazionale o influenzare le dinamiche della bilancia dei pagamenti. Per il momento, nessun paese è stato additato come “currency manipulator”, ma la lista di paesi sotto monitoraggio è stata allargata: tra le nuove aggiunte, l’unico paese che sembra effettivamente a rischio di finire sotto la lente del Tesoro USA è il Vietnam.
Nel contesto di una guerra commerciale ormai accesa, e che non sembra destinata a chiudersi a breve, gli elementi che portano gli Stati Uniti a puntare il dito contro il Vietnam sono:
- un surplus commerciale di 40 miliardi di dollari con gli USA (2018);
- un saldo delle partite correnti positivo, pari al 3% del PIL (2018);
- recenti significativi acquisiti di riserve di valuta estera.
Vietnam – Saldo delle partite correnti (% PIL)
Fonte: Elaborazioni exportplanning.com su dati Fondo Monetario Internazionale.
Se l’acquisto di valuta estera in sé non è condannato dagli Stati Uniti, in quanto lo stock di riserve vietnamita risulta al di sotto dei requisiti minimi fissati dall’IMF, ciò che gli USA condannano è invece il sostegno al Dong da parte della banca centrale. Gli USA richiedono quindi che la State Bank of Vietnam (SBV) limiti i suoi interventi e lasci apprezzare il tasso di cambio effettivo, ai fini di ridurre gli squilibri esterni del Vietnam - primo fra questi, il deficit commerciale con gli Stati Uniti.
Dong vietnamita ancora legato al dollaro
Effettivamente, a fronte di elementi come un saldo della bilancia commerciale positivo e significativi investimenti diretti esteri in entrata, una valuta tenderebbe naturalmente a rafforzarsi. Nel contesto vietnamita, invece, non si nota un significativo apprezzamento, dato che il regime di cambio in vigore non è flessibile.
Secondo il sistema in vigore dal 2016, la banca centrale vietnamita lascia fluttuare il Dong in un margine del 3% rispetto rispetto ad un tasso di cambio di riferimento fissato quotidianamente, e calcolato rispetto ad un paniere di 8 valute. Il sistema adottato dal 2016 risulta comunque un passo in avanti verso la liberalizzazione, rispetto al sistema precedente più strettamente ancorato al dollaro.
Il forte legame col biglietto verde comunque permane, come si può notare dal grafico che segue, che mostra il tasso di cambio effettivo del dollaro e del Dong nell’ultimo decennio.
Tasso di cambio effettivo dollaro USA e Dong vietnamita
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati exportplanning.com.
Sebbene anche il Fondo Monetario Internazionale incentivi una maggiore flessibilità del tasso di cambio, il Vietnam non sembra ancora pronto a compiere questo passo, stando alla dichiarazioni di esponenti della SBV. Secondo quest’ultima, il mercato finanziario vietnamita non è ancora del tutto sviluppato, e risulta quindi necessario proteggere l’economia locale evitando forti fluttuazioni del cambio.
Grandi potenzialità: export e FDI
La situazione valutaria si fa specchio di considerazioni più generali, mettendo un risalto un divario ancora significativo tra l’economia vietnamita e quelle occidentali. Ciononostante, il Vietnam sta facendo passi da gigante.
La sua crescita economica è sostanzialmente guidata dall’export, che ha, da alcuni anni, superato il valore del PIL. Secondo gli ultimi dati rilasciati dalle dogane vietnamite, nel I trimestre del 2019 le esportazioni sono cresciute del 6.6% su base tendenziale. Da record il dato sui flussi di investimenti diretti esteri in entrata, che nei primi 5 mesi del 2019 hanno toccato i 16.74 miliardi di dollari (+69.1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
L’economia vietnamita sembra quindi lavorare a pieno ritmo, andando progressivamente a rimpiazzare la Cina come nuova meta di produzione a basso costo. Lo sviluppo economico della Cina non è però il solo fattore che spinge le aziende verso il Vietnam: anche la guerra commerciale sta accelerando questa tendenza, portando gli stessi produttori cinesi ad investire in Vietnam pur di evitare la minaccia delle sanzioni.