Le tariffe americane: rischio per la Cina, opportunità per l’Asia?

Le tariffe americane stanno fortemente penalizzando l’import USA di prodotti cinesi, ma favoriscono quello degli altri concorrenti asiatici

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L'inasprirsi della guerra commerciale USA-Cina ha ridotto in maniera significativa le importazioni americane dal Paese del Dragone. Tuttavia, uno dei possibili effetti dello scontro vis-à-vis Washington-Pechino è quello di rendere le esportazioni di paesi terzi più competitive rispetto a quelle del concorrente cinese. Tale effetto potrebbe aver consentito a diversi paesi partner del mercato USA il guadagno di quote di mercato, come anticipato nell’articolo Mercato USA: chi guadagna dalle minori esportazioni cinesi?
Di particolare interesse risulta a questo punto comprendere quali prodotti cinesi hanno subito i rallentamenti più significativi e, qualora sia visibile un effetto sostituzione, quali paesi ne hanno beneficiato.

Come mostrato dal grafico che segue, le tariffe USA attualmente in vigore non hanno una distribuzione omogenea tra le varie categorie di prodotto: fatto cento il valore totale delle importazioni USA dalla Cina, nel caso di beni intermedi le azioni governative impattano su circa l’80% del totale dell'import, quota che scende al 30% nel caso dei beni di consumo e al 22% per i beni di investimento.

Graf.1: Peso delle tariffe sulle importazioni USA dalla Cina per tipologia di prodotto

tariffe sulle importazioni USA per prodotto
Fonte: dati ExportPlanning.

Le esportazioni cinesi dei principali prodotti oggetto di tariffe hanno infatti mostrato nel I semestre 2019 una significativa contrazione rispetto all’andamento registrato nel corso del 2018.
Il grafico riporta in ascissa il tasso di variazione registrato lo scorso anno, in ordinata la variazione registrata nella prima metà dell’anno in corso. La dimensione di ciascuna ball è proporzionale al valore in miliardi $ delle esportazioni cinesi del comparto.

Risulta evidente come il significativo peggioramento della performance dell’export cinese abbia interessato tutte le principali categorie di prodotto colpite dall’azione governativa, segnalando come i dazi imposti abbiano minato in modo significativo la competitività delle imprese cinesi operanti sul mercato. Focalizzando l’analisi sui quei comparti che hanno segnalato la performance più negativa nel corso del primo semestre, si sottolineano i seguenti casi.

Nel caso di beni intermedi, categoria fortemente colpita dalle azioni tariffarie, la contrazione delle esportazioni cinesi più significativa si segnala per le componenti per computer e macchine per ufficio: a fronte di una crescita dell’export pari al 4.7% durante lo scorso anno, il I semestre ha lasciato spazio ad una riduzione del 55%.
Ad incidere su un risultato così negativo è in primo luogo la contrazione della domanda americana di assiemaggi elettronici per computer, prodotti inclusi nell’azione tariffaria americana dello scorso settembre. Nel primo semestre del 2018 gli Stati Uniti hanno importato più di 9 miliardi$ di assiemaggi elettronici dalla Cina, valore che nel I semestre del 2019 è rovinosamente sceso a 3 miliardi$. Ad aver beneficiato in misura maggiore del ridimensionamento dell’export cinese sono stati principalmente due paesi: Taiwan (+1.4 miliardi$) e Corea del Sud(+430 milioni$) e, che sembrano aver sostituito, ma solo in parte, le esportazioni cinesi del prodotto. Le importazioni americane del prodotto dal mondo, infatti, si mantengono in territorio negativo.

Per i beni di investimento, il comparto delle apparecchiature per le comunicazioni segnala nel I semestre dell’anno il perdurare di una fase di riduzione già iniziata nel 2018. A risultare particolarmente evidente è la riduzione dell’import americano di telefoni cellulari di origine cinese. Il risultato riflette la fase di turbolenza relativa alle restrizioni volute dall’amministrazione americana nei confronti dell’impresa di telecomunicazioni cinese Huawei. Sebbene ad oggi non esistano tariffe in vigore sui telefoni cellulari cinesi, l’incertezza legata all’evoluzione del caso Huawei sembra aver penalizzato le esportazioni del prodotto sul mercato. Ad averne beneficiato sono stati in primis Vietnam e Corea del Sud, che dopo la Cina costituiscono i principali partner americani per il comparto.

Infine, nel caso dei beni di consumo, ritroviamo in basso a sinistra del grafico le esportazioni cinesi di borse e pelletteria, che a fronte di una crescita già contenuta nel 2018 segnano una contrazione del 23%. L’effetto sostituzione ha in questo caso beneficiato principalmente Vietnam e Cambogia.
Data la specializzazione in fasce di mercato premium delle imprese italiane è difficile ipotizzare un effetto sostituzione a favore delle esportazioni del Belpaese, che tuttavia hanno guadagnato posizioni di mercato grazie al ridimensionamento del concorrente cinese.

Conclusioni

Dalle prime evidenze sull'andamento dei principali prodotti oggetto di tariffe emergono due principali considerazioni.
In primo luogo, nei casi esaminati, i principali beneficiari delle tariffe americane risultano essere paesi asiatici, privilegiati da un sistema di offerta molto simile a quella del Paese del Dragone. In secondo luogo, l'effetto sostituzione ha operato solo parzialmente, non andando cioè a rimpizzare in todo il livello delle esportazioni cinesi nel breve periodo.