Politica monetaria espansiva, contro il rallentamento della crescita globale
Taglio dei tassi dagli USA alla Russia
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Gli eventi della cronaca economica dell’ultima settimana segnalano un generalizzato clima espansionistico a livello di politica monetaria, confermando una tendenza già osservata all’inizio dell’estate.
La ragione generalmente addotta dietro questi tagli nei tassi d’interesse fa capo ad un unico grande tema: quello del rallentamento della crescita economica. Qualche giorno fa il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato l’aggiornamento al World Economic Outlook di aprile: se questa primavera la crescita mondiale per il 2019 era prevista al 3.3%, nell’update di luglio la stima è stata rivista al ribasso, al 3.2%. Tra le ragioni della revisione, il Fondo cita un andamento dell’attività economica globale più debole di quanto previsto, in un contesto di tensioni geopolitiche (guerra commerciale non ancora conclusa) e incertezza (ad esempio sulla questione Brexit).
Una prima misurazione dell’attuale debolezza del ciclo economico è la performance di crescita del commercio mondiale nel primo semestre del 2019 (si veda l’articolo “Il rallentamento dell’economia mondiale è terminato?”).
Riduzioni dei tassi d’interesse: una panoramica
USA
Il taglio dei tassi che ha recentemente suscitato il maggiore scalpore è sicuramente quello della Federal Reserve americana, annunciato mercoledì. Dopo mesi in cui la banca si era detta pronta ad intervenire per sostenere la crescita dell’economia USA, il target range per il federal funds rate è stato ridotto di un quarto di punto percentuale, collocandosi ora nell’intervallo 2-2.25%.
Il presidente Trump chiedeva da tempo una forte azione della FED in questa direzione, ed un taglio nei tassi di un quarto di punto percentuale non è evidentemente stato a suo avviso sufficiente.
....As usual, Powell let us down, but at least he is ending quantitative tightening, which shouldn’t have started in the first place - no inflation. We are winning anyway, but I am certainly not getting much help from the Federal Reserve!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 31, 2019
La reazione del dollaro al taglio dei tassi è stata (controintuitivamente) al rialzo: nella giornata di giovedì il biglietto verde si è apprezzato dell’1.8% rispetto alla moneta unica, per poi tornare su quota 1.11€ per $ nella giornata odierna.
Brasile
Sempre nella giornata di mercoledì, anche il Banco Central do Brasil ha proceduto ad una riduzione del tasso d’interesse di riferimento (Selic), portato al 6%. Si tratta del primo taglio da marzo 2018. Secondo quanto dichiarato dalla banca centrale, l’economia brasiliana nella sua situazione ciclica necessita di un’azione politica monetaria espansiva, per favorire la ripresa economica.
La decisione è stata presa tenendo in considerazione fattori interni, quali i passi in avanti compiuti sul fronte della riforma pensionistica, e la situazione dell’inflazione che risulta sotto controllo. Al tempo stesso, hanno pesato sulla scelta il comportamento delle banche centrali straniere ed i rischi associati ad un rallentamento nella crescita globale.
Russia
Anche la banca centrale russa cita il rallentamento della crescita mondiale tra i fattori di rischio che pesano sull’outlook, e che l’hanno portata, la scorsa settimana, ad optare per un taglio dei tassi, il secondo dell’estate: dal 7.75% a 7.5% a giugno, ulteriore riduzione al 7.25% a fine luglio.
Le ragioni alla base della scelta risiedono inoltre nella crescita dell’economia russa, al di sotto delle aspettative dall’inizio del 2019. In linea con questo quadro, la banca ha lasciato aperta la possibilità di ulteriori tagli nei tassi.
Turchia
Una settimana fa, la Turchia ha avviato la stagione di riduzione dei tassi di interesse, con un taglio di ben 425 punti base, dal 24% al 19.75% (si veda l’articolo “Lira turca: taglio dei tassi, ma rimane il rischio”).
Unione Europea
Last but not least, non dimentichiamo la BCE. Anche il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea si è recentemente riunito, confermando la volontà di riaprire le porte ad una politica monetaria altamente accomodante, dato che l’inflazione risulta persistentemente sotto il target. Gli analisti si attendono la discesa in campo degli strumenti di monetary easing per settembre, dato che per il momento i tassi sono stati lasciati invariati.
È indubbio quindi che ci troviamo nel pieno di una easing wave. Gli elementi comuni che preoccupano le banche centrali sono una crescita economica debole sia a livello nazionale che a livello globale, percepiti come fattori di rischio. A ciò si aggiungono le tensioni geopolitiche internazionali, a loro volta fonte di incertezza: è probabile che, fino a quando non si giungerà ad una loro risoluzione, sarà difficile assistere ad una sostenuta crescita economica.