Nuovi dazi americani ed equilibri competitivi in ambito UE

La “faida dei cieli” potrebbe acuire non solo le tensioni transatlantiche ma anche quella intra-europee

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L’articolo è stata redatto in collaborazione con il Dott. Massimo Ortolani, Consulente Internazionale.

Lo scorso 2 ottobre l’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) ha autorizzato l’imposizione di dazi a danno delle esportazioni UE verso gli Stati Uniti per un valore totale di 7.5 miliardi di dollari, come risarcimento per i sussidi considerati illeciti che alcuni Stati europei hanno erogato alla compagnia europea produttrice di aeromobili Airbus. La sentenza è la risoluzione alla diatriba legale condotta in sede di WTO da più di 14 anni, che ha visto contrapporsi la società europea a quella americana Boeing; per un resoconto completo del casus belli si veda l’articolo USA-UE: nuovo fronte della guerra commerciale?. Le tariffe entreranno in vigore dal 18 ottobre, tuttavia l'ultimo incontro tra le delegazioni USA ed UE è fissato per il 14 ottobre, mirato a limitare in extremis l'applicazione tariffaria.

La lista definitiva dei dazi americani ai danni delle esportazioni europee oltre a introdurre una tariffazione del 10% sull’export di aeromobili di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, paesi fondatori del consorzio Airbus, prevede un’azione mirata verso le esportazioni degli altri paesi membri UE, colpendo principalmente prodotti agroalimentari con tariffe del 25%. L'azione tariffaria americana, infatti, da un lato ha limitato l'applicazione delle tariffe solo ad alcune categorie specifiche di aerei commerciali, dall'altro ha colpito diverse categorie di prodotti esportati con un trattamento di forte differenziazione tra i vari paesi UE.
In termini di valore, i Paesi europei maggiormente colpiti risultano essere Francia e Germania, a fronte di un valore di prodotti colpiti rispettivamente pari a 3 miliardi $ e 2.3 miliardi $, e Regno Unito (1.8 miliardi $), ma con una logica differenziata per i diversi settori.

Fatto cento il valore totale di prodotti di esportazione soggetti a tariffazione, nel grafico riportato di seguito risulta evidente come nel caso di Germania e Francia, risultano colpite in misura maggiore le esportazioni metalmeccaniche, mentre nel caso di Spagna, Regno Unito e Italia le tariffe sono da ricondursi quasi interamente all’export agroalimentare.

Graf. 1: Tariffe sui prodotti UE per Paese e settore

Fonte: ExportPlanning

Inoltre, focalizzando l’analisi su alcuni prodotti agroalimentari, la differenziazione di trattamento ai fini dell’imposizione tariffaria USA risulta ulteriormente articolata.
La tabella che segue permette di comparare il trattamento tariffario di cui saranno oggetto una serie di prodotti agroalimentari considerati ai fini dell’analisi “commercialmente simili”, che si distinguono cioè per proprietà, caratteristiche di conservazione, deperibilità e consumo similari. La tabella riporta sia il valore totale delle esportazioni del Paese in USA per il prodotto considerato, sia la percentuale di export soggetto alle tariffe sulla base della lista finale pubblicata.

Tab. 1: Incidenza tariffe per prodotto e per Paese

Latte e Yogurt Formaggi Olio d'oliva Vini fermi Liquori
Totale Export Quota export colpita Totale Export Quota export colpita Totale Export Quota export colpita Totale Export Quota export colpita Totale Export Quota export colpita
Germania 1.5 15% 49.5 92% 0 0 95 98% 114.4 99%
Spagna 0 0 107.9 98% 503.9 60% 261 77% 8.3 94%
Francia 0 0 107 0 191 0 1343.5 91% 257 0
Regno Unito 0 0 60.5 99% 0.2 0 13.7 92% 1601.4 99%
Italia 0 0 324.4 70% 537 0 1514 0 163 99%
Fonte: ExportPlanning

Nel caso dei formaggi e dei prodotti caseari freschi (latte e yogurt), risulta evidente come la Francia risulti completamente esente da tariffe, pur avendo valori considerevoli di export dei prodotti sul mercato amercano; al contrario vengono colpite circa il 70% delle esportazioni di formaggio italiano e la quasi totalità del’export inglese, tedesco e spagnolo.
Per contro, nel caso delle bevande alcoliche, le esportazioni italiane di vino fermo sono state completamente esentate, mentre la copertura tariffaria dell’export francese è pari circa al 90%. Allo stesso tempo, tuttavia, la Francia risulta esente dalle tariffe sui liquori, che invece colpiscono duramente Germania, Italia e soprattutto Inghilterra.
Per le esportazioni di olio d’oliva, il paese più duramente colpito risulta essere la Spagna, mentre l’Italia risulta completamente esente da tariffe.

Come risulta dall’analisi sviluppata, l’amministrazione americana ha fatto ricorso ad una strategia di specializzazione tariffaria fortemente differenziata per l’export europeo, che risulta una potenziale minaccia per gli equilibri competitivi dei Paesi membri. Tale minuzia strategica potrebbe, infatti, rischiare di mettere in seria competizione i diversi paesi membri produttori di prodotti concorrenti tra loro (si pensi ad esempio al vino italiano e francese), ed alimentare le tensioni intra-UE. Inoltre, taluni Stati membri, singolarmente o attraverso la UE, potrebbero richiedere agli USA di tenere conto del loro "peso specifico" (o nullo) all'interno del Consorzio Airbus; l'Italia, ad esempio, già aveva proceduto a luglio, isolatamente, a perorare negli USA la sua causa a difesa del Made in Italy, in relazione ad una precedente lista tariffaria USA.