La stabilità del rublo
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Dopo l’indebolimento registrato nel 2018, e una prima metà del 2019 all’insegna del recupero, il 2019 si sta per chiudere all’insegna della stabilità per il rublo russo.
Come si può notare dal grafico, la valuta è stata protagonista di una breve fase di deprezzamento nel corso di agosto, per poi recuperare terreno nei mesi successivi. Da ottobre il rublo ha imboccato una fase di relativa stabilità, caratterizzata da una volatilità sostanzialmente inferiore rispetto alla media degli ultimi anni.
Quali fattori stanno guidando il rublo?
La fase di stabilità della valuta sembra sostenuta da un insieme di elementi:
- Stabilità macroeconomica
Dopo aver superato il target del 4% tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, negli ultimi mesi l’inflazione è progressivamente scesa, complice l’operato di politica monetaria della banca centrale russa. Nel corso del 2018, al crescere dell’inflazione la banca centrale ha infatti proceduto ad un rialzo nel tasso d’interesse di riferimento, per poi progressivamente ridurlo di pari passo con il miglioramento delle prospettive inflazionistiche.
Russia: tasso d’interesse politica monetaria e tasso d’inflazione
mensile su base annua (2018-2019)
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.
Nella riunione di ottobre i tassi sono stati ulteriormente ridotti al 6.5%, a fronte di un’inflazione tornata sotto controllo, al di sotto del target e delle attese (3.8% ad ottobre). Anche sul fronte crescita economica si notano miglioramenti: dopo aver registrato ritmi di crescita deboli nel corso dell’anno, nel terzo trimestre si nota infatti un rafforzamento (+1.7% su base annua).
- Stabilità sul fronte delle relazioni geopolitiche
Il rublo non è stato recentemente penalizzato dall’imposizione di nuove sanzioni internazionali, che tanto lo scorso anno che nel periodo 2014-15 - in seguito all’intervento militare della Russia in Ucraina - hanno penalizzato fortemente il rublo.
- Stabilità del prezzo del petrolio
Come si nota dai dati PricePedia, negli ultimi mesi il prezzo del petrolio è rimasto stabile. Una sua riduzione risulta notoriamente fonte di rischio per il rublo, dato che la Russia ne rappresenta il secondo esportatore mondiale. Ciononostante, la recente adozione da parte del governo russo di una nuova regola di bilancio, definita nel budget plan per il periodo 2019-21, ridurrebbe secondo gli analisti la vulnerabilità del rublo a fronte di fluttuazioni nel prezzo del petrolio: per ogni barile di petrolio venduto, si impone di destinare al National Wealth Fund i profitti in eccedenza rispetto ai 40$.
Il governo prevede di cominciare ad investire queste risorse quando la parte liquida degli asset supererà il 7% del PIL. Per ora si tratta di una misura di tipo precauzionale, mirata a soprattutto a costruire un buffer per proteggere l’economia russa di fronte alla minaccia potenziali nuove sanzioni internazionali.
- Afflusso di capitali esteri
Continua infine a costituire un elemento di sostegno per il rublo l’ingente flusso di capitali stranieri che entrano nel mercato degli OFZ (bond governativi russi denominati in rubli).
Mercato degli OFZ (2018-2019)
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati The Central Bank of the Russian Federation.
La quota di asset detenuti da non residenti ha toccato ad ottobre il 32%, il valore più alto dal maggio dello scorso anno.