Hong Kong: i disordini sociali pesano sull’economia
Resilienza per la valuta, grazie al legame col dollaro USA.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Ormai da mesi, la regione amministrativa speciale di Hong Kong è al centro dell’attenzione mediatica per le violente proteste di piazza, partite in opposizione ad un progetto di legge sull’estradizione in Cina e poi arrivate a toccare temi più ampi, relativi alle libertà democratiche. Gli effetti dei disordini in corso cominciano ad essere accusati dall’economia del paese, mentre la valuta – il dollaro di Hong Kong – non ha mostrato reazioni drammatiche, grazie al legame con il dollaro USA.
La situazione valutaria
Ex colonia inglese, Hong Kong acquista l’indipendenza e diventa regione amministrativa speciale della Cina nel 1997. Alcuni anni prima, in seguito all’inizio dei dialoghi tra il Regno Unito e la Cina per la cessione di Hong Kong, la valuta subisce una crisi di fiducia da parte degli investitori e un conseguente forte deprezzamento. Si decide quindi, nel 1983, di ancorare la valuta al dollaro USA (Linked Exchange Rate System, LERS). La presenza di tale peg ha consentito, negli anni a seguire, stabilità e sviluppo all’economia del paese, che ora risulta uno dei maggiori centri finanziari globali.
In seguito alle proteste di piazza che hanno avuto luogo nel corso del 2019, uno dei temi sollevati da analisti e osservatori internazionali è stato la possibilità che l’ancoraggio al dollaro possa essere messo in discussione, a fronte di una situazione ormai delicata su più fronti. In seguito ai disordini, infatti, l’economia di Hong Kong sta soffrendo; a ciò si aggiungono gli effetti della guerra commerciale e del rallentamento dell’economia cinese.
Come si nota dal grafico, il sistema LERS in vigore ad Hong Kong permette alla valuta di fluttuare in un range di 7.75-7.85 HKD per 1 USD. La dinamica degli ultimi 5 anni mostra una relativa stabilità prima del 2017, a cui ha fatto seguito un deprezzamento nel 2017, non dovuto a elementi di pericolo ma semplice conseguenza del grande ammontare di liquidità a buon mercato disponibile nell’economia. Infine dal 2018, con l’inizio guerra commerciale, e poi nel 2019, con l’aggiunta del fattore proteste, il cambio è costantemente rimasto nella parte alta della banda di fluttuazione.
La solidità del peg
Nonostante più fattori sembrino quindi minacciare la tenuta del peg, la maggior parte degli analisti è concorde nel ritenere estremamente improbabile la sua rottura. Le ragioni possono essere riassunte come segue:
- La natura del regime di cambio di Hong Kong come linked exchange rate system è stabilita nella Basic Law del paese. A fronte di una insostenibilità dell’attuale peg, l’alternativa sarebbe quindi duplice: allentare la banda di fluttuazione o cambiare la valuta di ancoraggio. La prima scelta potrebbe alimentare la speculazione e ridurre la credibilità della Hong Kong Monetary Authority (HKMA), la banca centrale de facto del paese; la seconda scelta, che ricadrebbe inevitabilmente sullo yuan, risulterebbe ancora prematura, dato che la valuta cinese non costituisce una valuta pienamente convertibile. Tale caratteristica risulta indispensabile per un paese come Hong Kong, tra i maggiori centri finanziari globali.
- La volontà politica di mantenimento del peg, come così espressa dal governo di Hong Kong, risulta molto forte.
- Le risorse della HKMA risultano sufficienti per sostenere il peg, anche a fronte di un attacco speculativo. Il sistema LERS è infatti un sistema di currency board, il cui compito primario è quello di mantenere la stabilità del cambio. La Hong Kong Monetary Authority porta avanti tale obiettivo vendendo HKD per USD a fronte di un rafforzamento della valuta locale (dovuto ad una domanda che supera l’offerta), e viceversa a fronte di un deprezzamento, domanda HKD e vende USD.
Il sistema di currency board garantisce una maggiore resilienza agli attacchi speculativi rispetto ad un normale regime di cambi fissi, in quanto prevede di tenere come riserva un ammontare della valuta estera, alla quale la valuta locale è ancorata, almeno pari alla base monetaria.
Nel caso di Hong Kong, le riserve in dollari USA ammontano, ad ottobre, a più del doppio della base monetaria (ovvero della moneta emessa dalla banca centrale).
Hong Kong: Riserve di valuta estera (2000-2019)
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.
La situazione economica
Mentre a livello valutario la situazione risulti quindi sotto controllo, a livello economico Hong Kong sta cominciando ad accusare colpi.
- Recessione tecnica
Considerando i valori seasonally adjusted, nel Q3-2019 il PIL del paese ha registrato una contrazione del 3.2% rispetto al trimestre precedente e dello 0.5% nel Q2, entrando ufficialmente in recessione tecnica. - Contrazione degli scambi commerciali
Negli ultimi 2 trimestri, Hong Kong ha registrato una contrazione tanto nell’import quanto nell’export di beni superiore al 5%; leggermente inferiore la riduzione dal punto di vista degli scambi di servizi. - Le vendite al dettaglio risultano in negativo dall’inizio del 2019. La maggiore contrazione dell’anno è stata registrata ad ottobre: -26.2% su base annua.
- Declino del turismo
Dall’inizio dell’anno ad ottobre, gli arrivi hanno registrato un crollo di quasi il 44% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Nonostante i fondamentali macroeconomici risultino solidi, l’effetto concomitante di caos interno e debole congiuntura internazionale sta pesando sull’economia del paese. Se il contesto di incertezza globale e crescita debole sta ormai diventando un new normal, la risoluzione del malcontento alla base dei disordini sociali emerge quindi come elemento prioritario per un effettivo miglioramento delle prospettive di breve periodo per il paese.