L’incertezza pesa sulla domanda mondiale

Il IV trimestre 2019 si conclude con una contrazione del commercio internazionale

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Con l’aggiornamento al IV trimestre 2019 della banca dati Congiuntura Mondiale si può analizzare l’andamento dell’intero anno passato, che si è rivelato particolarmente negativo dal punto di vista dei livelli dell’attività industriale.
La misura più aggiornata della dinamica della produzione industriale a livello mondiale è il Purchasing Managers’ Index (PMI), indice che sintetizza il livello dell’attività manifatturiera in base alle decisioni di acquisto degli approvvigionatori. Un valore inferiore a 50 indica una riduzione dei livelli di attività, viceversa, un valore superiore a 50 indica una loro crescita.
Come evidenziato dal grafico sottostante, dall’inizio del 2018 il PMI ha seguito un trend in diminuzione, segnalando a una fase di progressivo rallentamento del ciclo economico, divenuta poi flessione nel secondo e terzo trimestre del 2019. Negli ultimi 3 mesi, il PMI ha registrato valori attorno a 50, indicando una fase di sostanziale stabilità della produzione mondiale.

PMI mensile 2012-2019

Fonte: PricePedia

La stabilità della produzione è in parte conseguenza delle minori tensioni internazionali grazie allo sviluppo dei dialoghi tra Stati Uniti e Cina, iniziati nella seconda metà di ottobre e culminati a dicembre con l’annuncio della “fase uno” dell’accordo (si veda La fase uno dell’accordo Usa-Cina: l’approfondimento di ExportPlanning).

Commercio internazionale: il peso dell’incertezza

A risentire dei minori livelli di attività mondiale è stata la dinamica del commercio internazionale, la cui misura è particolarmente importante in quanto consente di valutare gli effetti a livello globale delle fasi di rallentamento, se non di recessione, accusate da diversi paesi.
Se misurata in dollari correnti, la domanda mondiale mostra un marcato trend discendente a partire dal secondo trimestre del 2018, entrato in territorio negativo dal primo trimestre del 2019. Nel grafico sono riportati i tassi di variazione tendenziale in dollari correnti, confrontando due fonti: CPB World Trade Monitor (in grigio) e il DataMart Congiuntura Mondiale (in azzurro), presente nella sezione Analytics di ExportPlanning.

Variazione tendenziale domanda mondiale in dollari correnti


Gli scambi in dollari correnti riflettono tuttavia non solo la dinamica degli scambi in termini reali, ma anche le variazioni dei prezzi e dei tassi di cambio. Una misura depurata da queste due dinamiche è il valore degli scambi internazionali a prezzi costanti. Il grafico che segue mostra le variazioni in termini tendenziali della domanda mondiale a prezzi costanti.

Variazione tendenziale domanda mondiale a prezzi costanti


Anche in questo caso la domanda mondiale risulta in flessione nel 2019, ma a tassi minori rispetto a quelli calcolati in dollari correnti. Tale differenza trova spiegazione nella debolezza dei prezzi e nell’apprezzamento del dollaro (per un approfondimento, si veda il tool tassi di cambio).
Il prolungarsi della contrazione della domanda mondiale misurata sia in dollari correnti che in prezzi costanti riflette una fase di incertezza particolarmente accentuata.

Conclusioni

Diversi indicatori segnalano una contrazione del commercio internazionale causata dal clima di incertezza mondiale. L’avvicinamento tra Stati Uniti e Cina aveva fatto ben sperare riguardo un allentamento delle tensioni internazionali e il successivo miglioramento delle aspettative degli operatori economici, tuttavia ci sono tre fattori principali che ostacolano una ripresa nel breve termine:

  1. alcuni punti della “fase uno” (come l’acquisto di 200 miliardi $ di beni americani da parte della Cina) sono di difficile realizzazione;
  2. la “fase due” dell’accordo coinvolge temi decisamente più delicati (proprietà intellettuale e tecnologia) rispetto alla “fase uno”. Pertanto, trovare un accordo su questi temi è particolarmente complicato;
  3. l’espansione del coronavirus in Cina sta portando a un inevitabile rallentamento dell’economia cinese, incidendo negativamente sia sul commercio internazionale che sulla crescita del Dragone asiatico.

I primi due fattori minano il labile equilibrio dell'accordo tra Stati Uniti e Cina, la cui finalizzazione ha come diretta conseguenza la riduzione di parte dell'incertezza che ha caratterizzato l'anno appena concluso. Il terzo fattore, di natura differente dai primi due, sta portando a un rallentamento dell'economia cinese, fortemente indebolita dalle misure messe in campo da Pechino per far fronte al dilagare dell'epidemia.