La BCE delude i mercati
Caos a Wall Street, ma il dollaro recupera terreno.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Anche questa settimana l’allargamento dell’emergenza coronavirus continua ad essere la variabile chiave che influenza i movimenti dei mercati finanziari: in Italia si è giunti ad un lockdown quasi totale, volto a contenere la diffusione dell’epidemia, ma anche i vicini paesi europei stanno cominciando ad adottare le prime misure di contenimento. Dalla giornata odierna, il presidente americano Trump ha chiuso le frontiere americane ai voli provenienti dall’Europa.
Sulla scia delle prime mosse della Federal Reserve la scorsa settimana, negli ultimi giorni si sono verificati ulteriori interventi da parte delle maggiori banche centrali, volti a contenere l’impatto dell’epidemia sulle economie nazionali.
Bank of England: mossa a sorpresa
Circa due settimane in anticipo rispetto al previsto incontro di politica monetaria, lo scorso mercoledì la Bank of England ha annunciato un taglio dei tassi di 50 punti base, nonchè introdotto misure per incoraggiare i prestiti all’economia reale, in particolare alle piccole imprese.
Ciò che più è stato apprezzato dagli analisti è stata la coordinazione della politica monetaria con quella fiscale: il governo inglese infatti, negli stessi giorni, ha varato un pacchetto da 12 miliardi di sterline volto a sostenere l’economia e le imprese in questa fase di difficoltà.
Fed: iniezioni di liquidità per placare il panico
Nuove azioni anche da parte della Federal Reserve, che questa settimana ha fatto ricorso ad iniezioni di liquidità per un totale da 1500 miliardi di dollari, nel tentativo di placare i mercati. La volatilità delle borse USA continua infatti ad essere elevatissima: questa settimana il VIX, il cosiddetto “indice della paura”, ha raggiunto livelli record, superando il massimo storico dell’ottobre del 2008. La giornata di ieri è stata definita per Wall Street la peggiore dal 1987, con significative perdite parzialmente recuperate nella giornata di oggi.
La BCE delude i mercati
Ieri si è inoltre tenuta la riunione del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, che ha costituito un primo banco di prova per la nuova presidente Christine Lagarde. Sembra però che i mercati siano rimasti delusi dalle decisioni prese. Piazza Affari, che già nella mattinata di ieri aveva registrato delle perdite, ha continuato su questo trend nel pomeriggio; il FTSE MIB ha chiuso la giornata di ieri con una delle maggiori perdite della sua storia (-16.92%). Chiusura in rosso anche per Parigi e Francoforte.
L’opinione comune è che le parole della presidente Lagarde non abbiano rassicurato i mercati, che avrebbero maggiormente apprezzato un nuovo “whatever it takes”. Le misure annunciate dalla BCE sono state invece relativamente più timide, non includendo un taglio dei tassi.
Come le misure prese dalla Bank of England, anche l’obiettivo primario della BCE è stato quello di sostenere “le condizioni di liquidità e finanziamento per le famiglie, le imprese e le banche” e contribuire a “preservare la fluida erogazione di credito all’economia reale”. Gli strumenti utilizzati sono stati i LTRO (Long Term Refininancing Operations), i TLTRO (Targeted Longer Term Refinancing Operations) e un aumento degli acquisti di titoli nel quadro dell’Asset Purchase Programme.
La BCE ha inoltre esortato i governi a fare la loro parte con una forte azione di politica fiscale, più che mai necessaria.
La reazione delle valute
In questo contesto di continua emergenza, la panoramica dell’andamento dei cambi si scinde su due fronti abbastanza netti: tranne l’euro, il dollaro, il franco svizzero e lo yen, nonché le valute ad esse agganciate, si nota una generale sofferenza sui mercati valutari. Continuano la loro tendenza al deprezzamento non solo valute di paesi emergenti come il real brasiliano, il rublo russo e il peso messicano, ma anche valute di paesi sviluppati come il dollaro australiano e quello canadese.
Tassi di cambio effettivi, 13/03/2020
Fonte: ExportPlanning, Tool Tassi di Cambio.
Se la forza del dollaro è giustificata dal suo status di valuta rifugio, e la sofferenza degli emergenti da una generale avversione al rischio, l’unico elemento che risulta “inusuale” in questo quadro è la forza dell’euro dalla fine di febbraio. Secondo gli analisti, questa risulterebbe legata soprattutto alla chiusura di posizioni sugli asset emergenti, che porta quindi gli investitori a ricomprare euro. In un periodo di calma, e non di massiva fuga dal rischio come quello che stiamo vivendo, la tendenza risulterebbe opposta.
È però guardando al cambio bilaterale euro-dollaro che emergono gli spunti più interessanti in termini di rapporti di forza tra le due valute: nonostante le turbolenze sulla borsa, questa settimana il dollaro, dopo aver toccato il punto di minimo di 1.145 ad inizio settimana, è riuscito a recuperare il 3.5% rispetto alla moneta unica, riportandosi a 1.11 dollari per euro.
Ciò potrebbe confermare il carattere momentaneo del rafforzamento della moneta unica ad inizio marzo, a fronte di una strutturale maggiore forza del dollaro, valuta principe che gli investitori cercano in periodi di difficoltà.
Guardando soltanto ai movimenti delle ultime giornate, le due valute potrebbero inoltre aver rispecchiato da un lato la delusione per le misure della BCE e dall’altro l’apprezzamento dei mercati per le misure di stimolo fiscale in risposta all’emergenza coronavirus che sembra saranno presto varate dall’amministrazione Trump.
L’evoluzione dei prossimi mesi del rapporto di cambio sarà comunque legata a doppio filo all’andamento della pandemia: se il virus si diffonderà in modo significativo anche negli USA, il king dollar potrebbe sentirne gli effetti.