La normalità dell’emergenza
I mercati valutari confermano dinamiche ormai consolidate, osservando con attenzione l’operato dei policy-makers.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da una relativa stabilità sui mercati finanziari, che si stanno assestando sulla nuova normalità dello stato di emergenza. In termini di tassi di cambio non si sono osservate oscillazioni di entità drammatica, come quelle che si sono verificate all’inizio dell’emergenza sanitaria globale, sia in termini di apprezzamento (si veda il caso del dollaro) che di deprezzamento (si veda il caso delle valute dei paesi emergenti). Si osservano invece fluttuazioni di minore entità, relative a notizie legate alla pandemia, ma non solo.
Euro: tra incertezza e negoziati
Per quanto riguarda l’euro, questa settimana è stata di particolare incertezza per le negoziazioni che si sono svolte tra i ministri delle finanze dell’Eurozona, al fine di varare una risposta fiscale congiunta alla crisi da Covid-19. I mercati forex sono quindi rimasti sostanzialmente in modalità wait-and-see, e l’euro non ha registrato variazioni significative.
Dopo tre giorni di trattative, soltanto ieri sera è stato raggiunto un accordo per un piano da 540 miliardi di euro, che prevede sostanzialmente tre linee di intervento:
- accesso alla linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità da parte degli stati, senza condizioni, per affrontare le spese sanitarie relative all’emergenza Covid, per un ammontare complessivo di 240 miliardi di euro;
- stanziamento di 100 miliardi di euro per il mercato del lavoro, a sostegno della cassa integrazione nazionale, attraverso il meccanismo SURE varato della Commissione Europea;
- prestiti alle imprese - in particolare alle PMI - da parte della Banca Europea degli Investimenti, per un ammontare di 200 miliardi di euro.
Nella giornata di oggi l’euro ha mostrato un tenue rafforzamento nei confronti del dollaro, segnalando una tiepida approvazione dei mercati per il raggiungimento di un accordo, dopo giorni di controverse trattative.
Più fattori premono sul dollaro
Per quanto riguarda il dollaro, pur rimanendo su livelli di significativa forza rispetto al paniere delle valute dei principali partner commerciali degli Stati Uniti1, si notano alcune oscillazioni. Mentre la scorsa settimana tali oscillazioni sono state al rialzo, questa settimana più fattori hanno spinto il biglietto verde verso un leggero ribasso, che lo ha portato a perdere l’1.4% del suo valore in termini effettivi.
Dal punto di vista del mercato del lavoro, i dati settimanali rilasciati nella giornata odierna dallo US Department of Labour in merito alle richieste di unemployment benefits non sono confortanti, confermando un trend avviato a metà marzo: la scorsa settimana, altri 6.6 milioni di lavoratori americani hanno fatto richiesta per il sussidio di disoccupazione, numeri leggermente più elevati rispetto alle aspettative, già negative, dei mercati.
Per quanto riguarda invece i flussi di capitale, determinante chiave nella dinamica del dollaro, si soppesano effetti contrastanti. Infatti, benchè il dollaro rimanga sicuramente la valuta principe domandata come safe-haven asset in questo periodo di incertezza, secondo gli analisti questa settimana la domanda di dollari potrebbe essere lievemente diminuita, a fronte delle aspettative di alcuni investitori che la pandemia sia ormai prossima a raggiungere il suo picco, nei principali paesi epicentro. Ulteriore elemento che potrebbe aver tranquillizzato i mercati, e quindi ridotto l’acquisto di dollari, è il nuovo intervento della Federal Reserve, annunciato giovedì, di un nuovo pacchetto di aiuti da 2300 miliardi di dollari per contrastare gli effetti della pandemia sull’economia.
Continua l’effetto petrolio
Come abbiamo raccontato la scorsa settimana, diatribe e incertezze nel mondo del petrolio stanno impattando sulle valute. Questa settimana è continuato l’apprezzamento di commodity currencies come il dollaro australiano, ma anche la corona norvegese e il dollaro canadese, supportate dai tagli alla produzione di petrolio annunciati questa mattina dall’Opec, ma già largamente attesi dalla fine della scorsa settimana.
A maggio e giugno si produrranno, infatti, 10 milioni di barili di greggio in meno al giorno, per contrastare il calo dei prezzi dovuto alla minore domanda in questa particolare fase storica; giunta oggi anche l’approvazione del Messico, unico paese in bilico, che apre la porta ad un via libera definitivo.
1. Il tasso di cambio effettivo di ExportPlanning è calcolato come media pesata del cambio bilaterale della valuta in oggetto con le valute dei suoi principali paesi partner commerciali.