Lira turca in bilico
La pandemia rischia di trascinare la Turchia sull'orlo di una nuova crisi valutaria
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Negli ultimi giorni la lira turca ha segnato nuovi record, purtroppo negativi. Nella giornata di ieri la valuta ha chiuso sui livelli di 7.21 lire per dollaro, in un trend di deprezzamento sostanzialmente continuo rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno, che l’ha portata a perdere nel complesso quasi il 20% del suo valore rispetto al biglietto verde.
Come si può notare dal grafico che segue, si tratta di un nuovo punto di massimo storico: si sono superati i livelli raggiunti durante la crisi del 2018, agli apici della quale erano necessarie 6.9 lire per acquistare un dollaro.
I fattori di rischio
Così come Brasile, Messico e Sudafrica, analizzati nelle scorse settimane, anche la Turchia appartiene a quel gruppo di paesi emergenti caratterizzati da forti squilibri economici strutturali, il cui sistema economico si trova quindi mal equipaggiato nell’affrontare gli effetti di un forte shock come una pandemia. La dinamica della valuta turca si fa quindi specchio di questa infelice combinazione di fattori.
La crisi Covid, che in Turchia ha colpito in modo abbastanza significativo con più di 130,000 casi confermati ad oggi, si va infatti ad inserire in un contesto economico che stava da soli due trimestri vivendo una fase di recupero, dopo tre trimestri consecutivi di contrazione del PIL, e sembrava essersi da poco lasciato alla spalle la crisi valutaria del 2018.
Nonostante tale apparente miglioramento, i fattori strutturali di rischio per la valuta non sono però mai scomparsi, come la mancanza di fiducia dei mercati nella banca centrale turca e nella sua capacità di garantire stabilità alla lira: la banca è vista come troppo politicizzata, e i mercati non condividono la strategia favorita dal presidente Erdogan, notoriamente avverso ad alti tassi di interesse. Si pensi che allo stato attuale, con una valuta più debole di quanto registrato nell’estate 2018, il tasso d’interesse di riferimento è pari all’8.75%, contro il 24% toccato nel settembre del 2018. A fronte di un tasso di inflazione attualmente pari al 10.94%, il tasso d’interesse reale risulta negativo, elemento che evidentemente non incentiva gli investitori. Se a ciò si aggiunge la generale fuga di capitali dagli asset degli emergenti, scatenata dalla pandemia, si evince come la lira si trovi in una posizione particolarmente precaria, poichè più fattori spingono gli investitori lontano dagli asset turchi.
Ulteriore elemento di rischio per la lira è l'erosione delle riserve di valuta estera del paese, che limita la capacità d'intervento della banca centrale. Infatti, benchè il recente deprezzamento della lira risulti di per sé elevato, è opinione comune che, senza il supporto della banca centrale, si sarebbe assistito ad uno scenario ancora più tragico. Guardando all’andamento delle riserve di valuta estera si nota come questo intervento possa essere stato, negli ultimi mesi, particolarmente consistente: dai 77.3 milioni di dollari di riserve di valuta estera a febbraio, a marzo si registra un valore di 59.2 milioni, per un crollo superiore al 20%. Non sono ancora disponibili i dati per aprile, ma tutto lascia supporre che, in un contesto di deprezzamento, la vendita di riserve di valuta estera sia continuata nel tentativo di contenerlo.
Turchia: riserve di valuta estera escluso oro
Il forte limite di questa strategia è però il rischio di erodere le riserve stesse, soprattutto in un contesto di scarsità di valuta estera come quello attuale. Solo quest’anno la Turchia dovrà rimborsare un debito in valuta estera di 168.5 miliardi di dollari: il paese si trova quindi in questi giorni ad affrontare seri problemi di finanziamento, aggravati dalla pandemia che non solo ha causato una fuga di capitali ma ha anche azzerato il turismo, una delle maggiori fonti di valuta estera per il paese.
Nel complesso la valuta turca si trova quindi in una posizione molto pericolosa, in bilico tra lo shock della pandemia, la mancanza di fiducia dei mercati e la mancanza di liquidità. In particolare l’effetto della mancanza di fiducia si è fatto sentire negli ultimi giorni, quando le dichiarazioni di un funzionario della FED in merito alle linee swap in valuta, già concesse a diversi paesi emergenti per alleviare la domanda di liquidità, hanno lasciato intendere che queste concessioni vengano riservate ai soli paesi con i quali gli Stati Uniti coltivano un rapporto di fiducia – gruppo del quale la Turchia non sembra far parte.
Benchè nella giornata di oggi si sia osservata una lieve ripresa della lira, scesa a quota 7.12, risuta improbabile che ciò segni l’avvio di un’inversione di tendenza. Ciò potrebbe piuttosto rappresentare l’effetto di nuove norme che impediscono a tre banche internazionali di fare trading in lire turche, al fine di limitare le scommesse degli investitori contro la valuta di Ankara. Non trattandosi di misure risolutive dei problemi strutturali che gravano sulla lira, la maggior parte degli osservatori prevede che la valuta turca rimarrà sotto pressione nel breve periodo.