Covid-19: l’impatto su commercio e crescita economica
Le prime stime rilasciate dalle organizzazioni internazionali segnalano una significativa contrazione in termini di crescita e scambi commerciali per il 2020, ma si prefigura un rimbalzo per il 2021.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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A metà aprile il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rilasciato l’ultimo World Economic Outlook (WEO), il suo scenario macroeconomico, che fornisce preziose indicazioni in merito all’evoluzione attesa dell’economia mondiale. In relazione alla diffusione della pandemia di Covid-19 ed al relativo impatto economico, che si prevede notevole, lo scenario per l’economia internazionale nel 2020 si prefigura abbastanza drammatico. Con una contrazione del PIL globale del 3% per l’anno in corso, il Fondo Monetario stima che l’economia mondiale entrerà in una recessione più severa di quella del 2009, quando il crollo del PIL si limitò allo 0.1%.
La diversa entità delle due crisi si lega alla loro natura profondamente dissimile: mentre la crisi del 2009 è stata una crisi finanziaria, trasferitasi all’economia reale, la crisi attuale deriva dalla paralisi di vastissime aree dell’economia reale, volta a prevenire il rischio di contagio. La crisi che si sta sviluppando in questi mesi risulta quindi potenzialmente più invalidante, perché generata dal blocco dell’attività economica su più fronti, in primo luogo quello dei servizi, e perché riguarda buona parte dei paesi del mondo.
Prodotto interno lordo: le previsioni
Secondo le stime contenute nel WEO di aprile, 9 paesi su 10 dei membri del FMI assisteranno ad una contrazione del loro PIL per l’anno in corso: si tratta quindi, a tutti gli effetti, di una crisi globale. Saranno però le economie avanzate a soffrire maggiormente le conseguenze della crisi, con una contrazione attesa del PIL del 6.1% nel 2020, mentre per le economie emergenti il danno si limiterà ad una caduta dell’1%.
I due grafici di seguito mostrano le variazioni del PIL previste nel 2020 per le 15 maggiori economie sviluppate e le 15 maggiori economie emergenti. Le barre sono ordinate in base all’intensità della contrazione prevista del PIL.
Tasso di crescita del PIL (2020)
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Fondo Monetario Internazionale.
PAESI SVILUPPATI | PAESI EMERGENTI |
---|---|
Come si può notare, tra le maggiori economie sviluppate il FMI prevede che l’Italia riceverà il colpo più severo dalla crisi Covid, con una contrazione attesa del PIL del 9% nel 2020, previsione che risulta ragionevole considerando che il nostro paese risulta tra gli epicentri mondiali dell’epidemia, e che l’economia mostrava una crescita anemica già prima della tempesta Coronavirus1.
Segue a breve distanza la Spagna, per la quale ci si attende una contrazione dell’8%. Arretra anche la locomotiva tedesca (-7%), così come gli Stati Uniti e il Giappone (rispettivamente -5.9 e -5.2%).
La crisi non risparmia, però, gli emergenti: tra i grandi penalizzati la Thailandia (-6.7%) e il Messico (-6.6%). Non vengono risparmiati la Russia (-5.5%) e il Brasile (-5.3%). Resistono invece Cina e India, i due giganti economici asiatici, così come l’Indonesia, mostrando però tassi di crescita molto più bassi rispetto alla loro storia recente.
Il commercio mondiale
Oltre al PIL, l’andamento degli scambi commerciali internazionali rappresenta, nell’attuale economia globalizzata, un’ulteriore variabile chiave che consente di misurare l’intensità della crescita. Diversi istituti hanno divulgato le prime previsioni sull’andamento degli scambi nel 2020, misurando quindi l’impatto della pandemia sul commercio mondiale: tra questi troviamo l’Organizzazione Mondiale del Commercio, ma anche il Fondo Monetario Internazionale. Sulla base dell’ultimo scenario macroeconomico del FMI, anche le previsioni per il commercio estero disponibili su ExportPlanning sono state recentemente aggiornate.
Ciò che appare certo dall’analisi delle diverse fonti è una forte contrazione degli scambi commerciali internazionali per l’anno in corso, come diretta conseguenza della pandemia. Il disaccordo emerge in merito all’entità della caduta: in assenza di informazioni certe sulla durata dello shock Covid-19, la presenza di incertezza è infatti elevata e si rende necessaria la formulazione di ipotesi forti alla base dei modelli previsivi.
Organizzazione Mondiale del Commercio
Secondo l’OMC, il declino nel commercio mondiale che si verificherà nel 2020 supererà, con buona probabilità, quello verificatosi durante la crisi del 2009. A causa della natura senza precedenti di questa crisi sanitaria e dell’incertezza riguardo alle sue conseguenze economiche, l’OMC prospetta due scenari alternativi: in uno scenario ottimistico, ovvero una brusca caduta del commercio ed una ripresa già nella seconda metà del 2020, si prevede una contrazione dei volumi di commercio estero del 12.9% nel 2020, con un rebound del 21.3% nel 2021. In questo scenario, la ripresa riporterebbe il commercio internazionale vicino al suo trend di crescita pre-pandemia.
Nello scenario pessimistico, invece, che prevede un declino iniziale più drammatico ed una ripresa incompleta e prolungata, si stima che la contrazione possa arrivare al 31.9%, con una ripresa del 24% l’anno successivo. In questo caso il recupero sarebbe soltanto parziale.
Nonostante l’incertezza delle stime, ci si attende quindi una ripresa per il 2021, ma l’intensità della stessa dipenderà strettamente dalla durata dell’epidemia e dall’efficacia delle misure adottate dai vari paesi. Un rebound significativo è probabile nel caso in cui i consumatori vedano la pandemia come uno shock temporaneo, una tantum; al contrario, famiglie e imprese potrebbero posticipare le spese qualora l’epidemia divenisse un fenomeno prolungato o ricorrente, e quindi l’incertezza diventasse particolarmente pervasiva.
Fondo Monetario Internazionale
Le previsioni del FMI contenute nel World Economic Outlook di aprile considerano congiuntamente il commercio di beni e servizi; si prevede che i loro volumi commerciali declineranno, nel complesso, dell’11% nel 2020, per poi recuperare 8.4 punti percentuali nel 2021. Si tratta quindi di una previsione vicina allo scenario ottimistico della OMC (che però, ricordiamo, non tiene in considerazione i servizi).
ExportPlanning
Le previsioni per il commercio mondiale contenute nella sezione Analytics di ExportPlanning forniscono infine una panoramica a livello di industria, settore e prodotto per l’andamento del commercio mondiale fino al 2023. Al contrario delle previsioni di OMC e FMI, in questo caso le previsioni non sono espresse in volumi ma in valuta (dollari correnti), quindi incorporano anche effetti legati all’inflazione e alla dinamiche dei cambi.
Come si può notare dal grafico, la previsione Exportplanning risulta per il momento relativamente prudente, ipotizzando una contrazione del commercio internazionale del 13% in dollari nel 2020, e un rimbalzo di circa pari ammontare l’anno successivo. La scelta della cautela è dovuta all’attuale mancanza di dati congiunturali per il 2020, e alla conseguente necessità di basare le previsioni su ipotesi. Le previsioni saranno aggiornate sulla base dei segnali congiunturali che si renderanno disponibili nei prossimi mesi.
Ulteriore ragione che ci ha portato a ritenere più probabile uno scenario non drammatico è la linea che sta prevalendo a livello internazionale di procedere cautamente e gradualmente con le riaperture, al fine di garantire la ripartenza dell’economia, accettando un grado di rischio controllato in termini di salute umana. Nell’attesa di un vaccino o di cure risolutive, l’identificazione di strategie per una efficace convivenza con il virus potrebbe rappresentare lo strumento per consentire una ripresa economica già dai prossimi mesi.
1. Nell’edizione di ottobre 2019 del World Economic Outlook, per l’Italia si prevedeva una modesta crescita dello 0.54% nel 2020, uno tra i valori più bassi tra le maggiori economie mondiali.