Euro, dollaro e sterlina: un aggiornamento
Stabilità per la moneta unica grazie all’azione di BCE e Commissione Europea; nubi all’orizzonte per biglietto verde e pound.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Nella giornata di ieri si è riunito il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea. Dal comunicato stampa si apprende che è stato aumentato l’importo destinato al PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) di 600 miliardi di euro, per un totale di 1350 miliardi di euro. Il piano era infatti stato inizialmente varato dalla BCE nella seconda metà di marzo, con un budget di 750 miliardi di euro, per l’acquisto di titoli del settore pubblico e privato al fine di contrastare i rischi posti all’area euro dall’emergenza sanitaria.
Il Consiglio Direttivo ha inoltre stabilito di proseguire gli acquisti almeno fino alla fine di giugno 2021 (o in ogni caso fino a quando la cosidetta “Corona crisis” sarà giudicata conclusa) e di “reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2022”. I tassi d’interesse di riferimento della BCE sono invece mantenuti inalterati.
Tale notizia ha esercitato un impatto positivo sull’euro, rinnovando il commitment della BCE a fare “whatever it takes”. Ciò riduce, quindi, il rischio associato all’euro e garantisce alla valuta una relativa stabilità per il prossimo futuro.
Anche il recovery plan proposto dalla Commissione Europea la scorsa settimana, il cosiddetto “Next Generation EU”, ha causato reazioni positive sui mercati perché, se sarà approvato come si presume, riuscirà ad alleviare le pressioni fiscali sugli stati membri, provati dalla crisi Covid.
Sulla scia di queste buone notizie, già dalla scorsa settimana l’euro ha mostrato un rafforzamento, come si può notare dal grafico di seguito. Se per i mesi a seguire gli analisti non si attendono un ulteriore rafforzamento, le aspettative puntano sulla stabilità, dato il forte scudo messo in campo dalla BCE.
Differenti, invece, le prospettive per dollaro e sterlina, per i quali si attende una fase di debolezza nei mesi a venire.
Partendo dal dollaro, abbiamo visto come dall’inizio della pandemia si sia rivelato il rifugio per eccellenza per gli investitori; la domanda di dollari è salita alle stelle e il biglietto verde si è apprezzato notevolmente, soprattutto nel mese di marzo.
Come si cominciava a notare già da qualche settimana, il dollaro sembra però ormai a tutti gli effetti entrato in una nuova fase, segnando una chiara inversione di rotta. Dalla metà di maggio la valuta ha perso quasi il 4% del suo valore in termini effettivi.
Tale dinamica suggerisce che il cambiamento di sentiment sui mercati finanziari comincia ad essere deciso, a fronte di una progressiva normalizzazione sul fronte dell’epidemia, della rimozione dei lockdown in molti paesi del mondo e della ripartenza delle attività economiche. Sembra quindi che l’appetito per il rischio stia timidamente riprendendendo piede, insieme ad un cauto ottimismo in merito alla ripresa dell’economia globale. Il grande rally del dollaro potrebbe quindi essere terminato.
In una situazione di progressiva normalizzazione, per gli investitori sarebbe in effetti poco profittevole tenere capitali parcheggiati in dollari, quando i tassi d’interesse USA sono diventati a loro volta molto bassi. I capitali potrebbero quindi lentamente tornare verso paesi a maggiore rischio, e maggiore rendimento.
Ai citati fattori “esterni”, che nelle ultime settimana stanno esercitando un impatto sul dollaro, si aggiunge anche il fattore interno delle proteste contro il razzismo che hanno avuto luogo in tutti gli Stati Uniti in seguito alla morte di George Floyd, avvenuta all’inizio della scorsa settimana. Tali eventi, causando instabilità sul fronte interno, potrebbero aver ulteriormente accelerato l’indebolimento del dollaro.
Uno sguardo oltremanica
Questa settimana osservata speciale è anche la sterlina britannica, perché si è tenuto il quarto round di negoziazioni sull’accordo commerciale post Brexit. Terminate oggi, le negoziazioni da remoto non hanno portato a significativi passi in avanti.
La sterlina, dal canto suo, non ha mostrato rilevanti fluttuazioni negli ultimi giorni, ma gli esperti affermano che il rischio ad essa associato è in aumento, dato che la spada di Damocle della Brexit comincia ad avvicinarsi. La Gran Bretagna ha tempo fino alla fine del mese per chiedere una eventuale estensione del transition period (che allo stato attuale terminerebbe il 31 dicembre 2020), estensione che il Regno Unito non sembra sia intenzionato a chiedere. Indicativamente, la deadline per raggiungere un accordo che riesca ad essere approvato entro la fine dell’anno è ottobre. Ci si attende quindi una difficile estate di negoziazioni e incertezza.