Agroalimentare: Potenzialità e Accessibilità mercato USA per alimenti a lunga conservazione e cibi in scatola

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Gli Stati Uniti continuano ad essere un partner di primaria importanza per l’export agroalimentare italiano. Nel primo trimestre 2020 le esportazioni italiane di agroalimentare sul mercato USA sono aumentate rispetto al corrispondente periodo 2019 del +12.1% in euro1; in particolare, tassi di crescita tendenziale a due cifre hanno riguardato le vendite di Carne in scatola (+10%); in aumento, con tassi di crescita compresi tra i 5 e i 10 punti percentuali anche le vendite di Altre preparazioni o conserve di pesce (tonno, sardine, acciughe, ecc.) e di Ortaggi, preparati e conservati (pelati, sughi, conserve, prodotti sottolio, marmellate, ecc.).

Più in generale, il mercato statunitense mostra negli ultimi anni dinamiche di crescita delle proprie importazioni di alimenti a lunga conservazione e cibi in scatola, con crescente rilevanza delle fasce di prezzo “premium”, e prospettive favorevoli a medio termine.
Nella graduatoria formulata da ExportPlanning considerando un paniere di prodotti agroalimentari a lunga conservazione e cibi in scatola2, gli Stati Uniti figurano al primo posto assoluto per livello di potenzialità a livello mondiale, tenuto conto di dimensione del mercato3, valore delle importazioni, incidenza delle fasce Alta e Medio-Alta di prezzo, previsioni di crescita delle importazioni nel periodo 2020-2023.

Graduatoria Potenzialità Mercati alimenti a lunga conservazione e cibi in scatola
(punteggi, min=0/max=100)
#
Mercato
Dimensione Domanda Valore Import Import Premium Previsioni Import
1 Stati Uniti 100 100 91 99
2 Francia 100 99 87 98
3 Germania 100 100 73 100
4 Giappone 100 100 69 100
5 Regno Unito 100 100 65 99
6 Canada 98 98 74 91
7 Italia 95 92 89 88
8 Olanda 100 99 51 97
9 Belgio 95 93 71 86
10 Spagna 94 92 58 91
Fonte: ExportPlanning - Scelta Mercato

Nel 2019 il valore delle importazioni statunitensi del suddetto paniere di prodotti alimentari a lunga conservazione e cibi in scatola ha raggiunto una cifra record prossima agli 8 miliardi di euro, su livelli praticamente doppi rispetto ad inizio anni Dieci. Il valore del mercato statunitense - misurato in termini di consumo apparente - è stimato avere superato nel 2019 i 12 miliardi di euro.
L'anno scorso l'import USA dei suddetti prodotti di fascia Alta e Medio-Alta di prezzo ha superato la soglia di 2.3 miliardi di euro, a fronte di livelli inferiori al miliardo di euro ad inizio decennio.
Nello scenario di previsione 2020-2023, anche tenendo conto degli effetti della pandemia in corso, si stimano incrementi complessivamente di oltre 1.3 miliardi di euro nelle importazioni del mercato statunitense di prodotti alimentari a lunga conservazione e cibi in scatola (con un tasso medio annuo di crescita del +4% nei valori in euro).

Accessibilità Mercato USA

L’esportazione negli Stati Uniti di prodotti alimentari a lunga conservazione e cibi in scatola presenta, tuttavia, alcune limitazioni per quanto riguarda l’accessibilità al mercato statunitense che è bene considerare. Tali limitazioni sono sia generali per tutti i generi alimentari, che specifiche per la tipologia in oggetto.

Elementi generali di accessibilità

La normativa sull’importazione di prodotti alimentari negli USA è gestita e regolamentata da tre Dipartimenti del Governo federale: USDA, HHS (di cui fa parte la FDA-Food & Drug Administration) e DHS. Questi enti regolano le documentazioni necessarie da presentare al “Port of Entry”: insieme alla merce è sempre necessario specificarne la tipologia oltre al numero di pezzi, al peso, alle dimensioni, al valore dell’articolo e alla descrizione dello stesso.

Eseguire un corretto imballaggio dei prodotti che si intendono esportare è inoltre utile al fine di evitare ritardi e costi aggiuntivi. La violazione o il mancato rispetto dell’etichettatura dei prodotti, in particolare l’indicazione obbligatoria della nazione d’origine, può causare ritardi nella procedura di importazione e anche sanzioni severe che possono culminare con il sequestro definitivo e la distruzione del prodotto sequestrato4.

Il 12 giugno 2002, negli USA è stata varata la “Public Health Security and Bioterrorism Preparedness and Response Act”, conosciuta come Bio-Terrorism Act o BTA, che prevede la registrazione di tutte le aziende produttrici di generi alimentari (facilities) presso la FDA.
Il processo di registrazione inizia con la creazione di un nuovo account, al termine del quale vengono assegnati un account ID e una password. Al momento dell’iscrizione presso la FDA, è necessario nominare un agente che rappresenti l’azienda in maniera indiretta nel mercato americano, pena l’accesso negato alla merce spedita.

A gennaio 2011 è stato firmato il progetto di legge statunitense per la modernizzazione della sicurezza alimentare finalizzato a proteggere meglio la salute pubblica e garantire la sicurezza dei generi alimentari (FDA Food Safety Modernization Act-FSMA). Per la prima volta, anche gli importatori avranno la responsabilità esplicita di verificare che i fornitori stranieri eseguano adeguati controlli preventivi per garantire che gli alimenti di loro produzione siano sicuri.

Elementi specifici di accessibilità

Relativamente alla categoria di alimenti in scatola, sotto vetro o in lattina da esportare negli Stati Uniti la prassi richiesta è quella della registrazione FCE (Food Canning Establishment) presso la FDA. La registrazione FCE si effettua online. Oltre alla registrazione FCE è anche necessario ottenere una autorizzazione preventiva all’importazione (procedura SID). La procedura di autorizzazione prende in esame il processo di sterilizzazione del prodotto. Suggeriamo di adeguarsi pienamente alla procedura esposta per evitare che la FDA respinga o blocchi l’importazione negli Stati Uniti dei prodotti alimentari soggetti a tale registrazione.

A seconda del contenuto e di come vengono trasformati e confezionati certi prodotti alimentari sono denominati “prodotti alimentari inscatolati a bassa acidità” (Low Acid Canned Foods - LACF) oppure “prodotti alimentari acidificati” (Acidified Foods - AF). Un prodotto alimentare a bassa acidità è un qualsiasi prodotto alimentare (eccetto vino e alcolici) il cui PH finale di equilibrio è maggiore di 4.6 oppure la cui “activity water” è maggiore di 0.856. Un prodotto alimentare acidificato artificialmente è un prodotto che è naturalmente a bassa acidità ma il cui PH finale di equilibrio è stato ridotto con l’aggiunta di acidificanti.

L’elenco degli additivi il cui uso è approvato è contenuto nell’elenco EAFUS dell’FDA.
Le specifiche norme contenute nel Title 21 del Codice USA relative a ciascuna sostanza nell’elenco EAFUS sono specificate nella colonna all’estrema destra dell’elenco.


Valeria Minasi

è consulente Export e internazionalizzazione. Collabora con il team ExportPlanning nell'ambito del progetto Help Desk IMA (International Market Accessibility).


1) Si veda in merito la relativa sezione Exportpedia.
2) Il paniere di prodotti considerati per l’analisi di potenzialità si compone delle seguenti merceologie:

3) La dimensione del mercato è misurata in termini di consumo apparente, calcolato come somma delle importazioni + stima delle vendite nazionali.
4) Le leggi e i regolamenti che disciplinano le importazioni di prodotti agroalimentari negli USA trovano il loro fondamento nel Code of Federal Regulations (CFR), Federal Food, Drug & Cosmetic Act (FD&C), Bio-Terrorism Act (BTA), Food Allergen Act; esistono inoltre 2 guide particolareggiate presenti sul sito della FDA: “Requirements of Laws and Regulations Enforced by the US Food and Drug Administration” e “Food Labeling Guide”.
5) Si veda la voce “Low acid canned food” al seguente link.
6) Un esempio di prodotto a bassa acidità ma con una “activity water” inferiore a 0.85 sono le marmellate dove l’elevata quantità di zucchero riduce appunto drasticamente la activity water.