Dimezzati i flussi di commercio estero del sistema moda

Il blocco della attività produttive e il crollo dei consumi hanno ridotto drasticamente la domanda mondiale del sistema moda

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La domanda mondiale della filiera moda e beni per la persona crolla in euro del 35% nel bimestre aprile-maggio 2020

L’aggiornamento a maggio del Sistema Informativo ExportPlanning ci consente una prima valutazione quantitativa dell’impatto di questa crisi sulla filiera moda e dei beni per la persona. Come emerge chiaramente dal grafico di seguito riportato, questo sistema ha subito nel bimestre aprile-maggio 2020 un crollo dei flussi commerciali in euro del 35% rispetto al corrispondente bimestre dell’anno precedente, di 10 punti peggiore di quello subito dal totale merci. Assieme all’Automotive, i beni di moda e per la persona sono i settori di gran lunga più colpiti da questa crisi.

Dinamica domanda mondiale

I vincoli alla mobilità delle persone, la chiusura dei negozi, le riduzioni di reddito subite e l’incertezza sul futuro hanno portato le famiglie in tutti paesi del mondo a ridurre drasticamente gli acquisti di beni di moda e per la persona.

Il crollo degli scambi è risultato molto diverso tra le aree del mondo.....

Come illustra il grafico qui riportato, gli scambi tra i paesi dell’Unione Europea di beni della filiera moda e per al persona hanno subito un crollo nel bimestre aprile-maggio di quasi il 45%. Altrettanto intenso è stato il crollo degli scambi interni dell’area nordamericana del recente accordo di libero scambio USMCA (ex Nafta) tra Stati Uniti, Canada e Messico. Viceversa, relativamente meno accentuata è stata la diminuzione degli scambi tra i paesi asiatici, a conferma di come l’Asia sia risultata complessivamente meno colpita dalla prima ondata di SARS-CoV-2.

Importazioni per area geografica della filiera moda

.... e tra le diverse aree di business

Le differenze nella dinamica degli scambi commerciali riguardano sia le diverse regioni, ma anche i singoli prodotti per la persona. Nel grafico che segue sono riportate le riduzioni subite dai flussi commerciali nel bimestre aprile-maggio per alcuni prodotti rappresentativi del settore moda e beni per la persona.

Variazioni della domanda mondiale per prodotto

Gli abiti di lana per uomo (completi, giacche e pantaloni) hanno subito un riduzione di oltre il 60%. Crolli simili hanno caratterizzato gli scambi mondiali di cravatte, pellicce, tessuti di lana e seta e i maglioni di cashmere, segnalando come siano state le aree di business più esclusive quelle maggiormente colpite. Anche la filiera delle pelli e pelletteria è risultata duramente colpita, con crolli sopra al 50% per le pelli di maggior qualità, gli abiti in pelle e le cinture. Leggermente meno colpiti i prodotti più d’uso comune come i blue-jans, le T-shirts e le magliette di cotone, con crolli che si avvicinano, comunque al 50%. Crolli meno drammatici hanno riguardato prodotti di abbigliamento da casa, quali pigiami in tessuto e pantofole, che hanno beneficiato dal maggior tempo trascorso a casa.

Per le imprese italiane la crisi è risultata ulteriormente aggravata dal necessario lockdown delle attività produttive non essenziali.

La gravità della crisi sanitaria Covid19 in Italia, ha reso necessaria la chiusura di tutte le attività produttive non essenziali dal 25 marzo al 3 maggio, tra cui la maggior parte delle imprese che operano nella filiera della moda e dei beni per la persona. L’effetto sul posizionamento competitivo internazionale delle imprese italiane del settore è stato molto forte come emerge dal grafico di seguito riportato.

Quote di domanda mondiale della filiere moda

Ad aprile e maggio la quota di commercio mondiale delle esportazioni italiane segna un netto peggioramento. Altrettanto netto è il peggioramento delle quota delle esportazioni francesi, a conferma che dove il lock-down ha riguardato anche le attività produttive non essenziali, gli effetti sul posizionamento competitivo sono stati significativi. Viceversa, guadagnano quote di commercio mondiale la Germania e soprattutto la Cina, ritornata già ad aprile ai livelli di attività prossimi a quelli pre-Covid19.