Relazione tra contagi e decessi da Sars-Cov-2
Indagare sulla relazione fra contagi e decessi nel mondo è un utile esercizio per comprendere come l'epidemia si sia evoluta nel corso dei mesi e le sue possibili prospettive
Pubblicato da Donatella Talucci. .
Covid-19 Grande Lockdown Congiuntura Incertezza Congiuntura Internazionale
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L’emergenza sanitaria, legata al diffondersi del Coronavirus su scala internazionale, ha avuto effetti significativamente negativi sul commercio mondiale. Gli ultimi dati disponibili, tuttavia, seppur in un quadro ancora negativo, evidenziano una sostanziale ripresa degli scambi, facendo sperare in una chiusura dell’anno meno negativa di quanto ipotizzato nei mesi iniziali dell’epidemia. Tale prospettiva dipende strettamente dall’evolversi della pandemia sul panorama internazionale: un eventuale aggravamento potrebbe infatti deteriorare profondamente lo scenario dei prossimi mesi, compromettendo la ripresa in atto. A tal fine, risulta particolarmente interessante analizzare l’evoluzione dell’epidemia nel corso di questi mesi e, in particolare, indagare la relazione che sussiste tra contagi e decessi nel mondo, per comprendere al meglio le ulteriori conseguenze che potremmo attenderci.
A partire dal mese di Febbraio 2020 il virus dopo essersi attenuato in Cina, inizia a diffondersi prima in Europa e poi nel resto del mondo. L'11 Marzo l’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization) dichiara la pandemia da Covid-19. Il grafico mostra la curva dei nuovi contagi e dei nuovi decessi (media mobile a 7 giorni) da Sars-Cov-2 dall’inizio della diffusione della malattia sino agli inizi di Ottobre. Osservando il grafico di cui sopra, seppur i livelli di decessi e contagi sono molto differenti da loro, risulta evidente come, a fronte di un andamento sempre crescente dei nuovi casi confermati, la curva dei nuovi decessi ha registrato un andamento relativamente stabile dall’inizio dell’estate.
Nel dettaglio, la curva del numero di nuovi casi confermati risulta evidenziare in maniera netta le tre fasi dell’epidemia:
La prima fase fa riferimento al periodo che va dagli inizi di Febbraio a Maggio circa, i cui protagonisti principali sono Cina e l’Europa occidentale, in particolare Italia, Spagna e Francia. È possibile notare come nella fase che va da Gennaio alla metà di Febbraio la curva è abbastanza lineare rispetto all’andamento futuro per una serie di motivi. Primo tra tutti la poca, apparente, diffusione della malattia, conosciuta per quel periodo solo in Cina e di conseguenza la scarsa capacità di screening che non consentiva la reale ed effettiva consapevolezza del numero di contagiati.
Il 21 Febbraio in Italia viene diagnosticato il primo caso di Coronavirus, dando vita a quella che appunto verrà definita la “fase uno”, seguita poi da Spagna, Francia, Regno Unito seppur con qualche minima differenza temporale. Ricordiamo infatti come in questa fase iniziale di scarsa conoscenza della malattia il contagio tra individui avveniva in maniera pressoché veloce, e seppur il numero apparente di contagiati era inizialmente basso, solo in seguito a una più consapevole conoscenza del virus, e dei sintomi che la caratterizzavano, il numero di contagiati è andato ad aumentare giornalmente. Si può notare come in questa fase iniziale e critica la curva subisce, proprio per i motivi sopra elencati, un incremento esponenziale.
È in questo periodo che la consapevolezza porta molti Paesi a una chiusura totale (c.d. lockdown) (differiscono paesi in cui le misure sono più allentate da altri in cui le misure sono più restrittive) che porta in media a una stabilizzazione del numero di nuovi contagi, com’è evidente nei mesi di Aprile-Maggio. Ciò consente un’attenuazione delle misure. Ad esempio, l’Italia pone fine alla quarantena nel mese di Giugno, seguita poi dalla Spagna e dalla Francia.
Inizia così la “fase due” in cui si ha più conoscenza e consapevolezza del virus e nuove misure vengono messe in atto (distanziamento, uso costante della mascherina protettiva).
Nel frattempo però, in altri paesi come Brasile, Stati Uniti, India, Russia, Turchia i contagi non si placano ma registrano aumenti giornalieri, e ciò è messo in evidenza dal numero mondiale di contagi giornalieri confermati: nonostante il calo di contagi in molti altri paesi, la curva registra un continuo innalzamento, fino al mese di Luglio in cui si assiste ad una “stabilizzazione”.
La “stabilizzazione” della curva è però solo temporanea, dato che a partire dalla seconda metà di Agosto la curva subisce un’ulteriore virata verso l’alto. Siamo nella cosiddetta “fase tre”, caratterizzata da una ripresa dei contagi anche sul panorama europeo.
Può essere utile analizzare le tre fasi della pandemia non solo in termini di contagi, ma anche in termini di decessi.
A differenza della dinamica sempre crescente della curva dei nuovi casi giornalieri confermati, la curva dei nuovi decessi è caratterizzata per un fase iniziale di aumento esponenziale, seguita da una fase di stabilizzazione.
L’iniziale aumento esponenziale dei contagi ha portato ad uno stress dei sistemi sanitari di molti paesi, trovatosi di fronte ad una nuova malattia, senza possedere gli strumenti e le cure necessarie per contrastarli. L’effetto è stato un forte aumento dei numero dei decessi. In meno di due mesi, il numero dei decessi da Covid-19 nel mondo passa dalle alcuni centinaia dei primi giorni di Marzo agli oltre 7000 raggiunti alla fine di Aprile. Tra la fine di Aprile e la prima metà di Maggio, l’accumulo delle conoscenze sanitarie ha portato ad un progressiva miglior gestione dei malati, consentendo ai decessi di scendere sotto la soglia dei 5000 casi al giorno a partire dal mese di Giugno.
Successivamente la curva resta pressoché costante nel tempo, pur segnalando una certa variabilità. Non bisogna dimenticare che la curva rappresenta una stima aggregata di dati di diversi paesi, e di conseguenza la volatilità è espressione di un controbilanciamento tra le diverse circostanze.
È possibile un’analisi congiunta della dinamica dei contagi giornalieri e dei decessi attraverso il tasso di letalità apparente (CFR, case fatality rate)[1].
Il grafico sul tasso di letalità evidenzia come, passata la fase critica iniziale, si è registrata una progressiva riduzione della letalità di Covid-19 nel mondo.
Allo stato attuale delle conoscenze è possibile escludere il ritorno ad una situazione mondiale in termini dei decessi da Covid19 anche solo vicina a quella del secondo trimestre 2020, per i seguenti motivi:
- Maggiore conoscenza del virus e una maggiore capacità del sistema sanitario nella gestione della malattia;
- Maggiore capacità di screening della popolazione, dunque più probabilità di individuare le infezioni per tempo;
- Riduzione dell’età media dei contagiati;
- Maggiore attenzione ai comportamenti virtuosi e a pratiche di distanziamento sociale.
Per quanto riguarda il numero dei contagi confermati, inoltre, bisogna tenere presente che questi riflettono sia la diffusione del virus che la maggiori capacità di rilevazione, grazie all’aumento dei tamponi effettuati. Questa variabile influenza in modo significativo l’aumento dei contagi; al contrario la variabile sul numero giornaliero di decessi appare più robusta.
[1] Il tasso di letalità apparente (CFR, case fatality rate) indica attraverso un dato percentuale la quantità di persone che muoiono a causa di una malattia rispetto al totale dei malati. Il dato è quindi diverso dal tasso di mortalità, che indica invece quante persone sono morte a causa di una malattia sul totale della popolazione, comprendente quindi sia le persone malate sia quelle sane. È calcolato come rapporto tra il numero di decessi al tempo t e il numero di confermati a tempo t-n (nel caso in analisi è stato scelto n=20).