Scenario FMI ottobre 2020: la lunga strada della ripresa
L’ultimo World Economic Outlook dipinge, per il 2020, uno scenario meno fosco rispetto alle precedenti stime; rimangono però in territorio negativo tutte le maggiori economie, eccezion fatta per la Cina
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
Covid-19 Grande Recessione Europa Grande Lockdown Mercati emergenti Stati Uniti Incertezza Italia Congiuntura Internazionale
Accedi con il tuo account per utilizzare le funzioni stampa migliorata (pretty print) e includi articolo (embed).
Non sei ancora registrato?
registrati!
Lo scorso 13 ottobre è stato rilasciato lo scenario di previsione di ottobre del Fondo Monetario Internazionale, il World Economic Outlook (WEO), pubblicazione di riferimento per valutare l’evoluzione dell’economia mondiale. Così come nel precedente scenario di aprile, gli straordinari effetti dello shock pandemico sull’economia hanno dominato la discussione, portando le stime a caratterizzarsi per un margine di incertezza particolarmente elevato.
Lo scenario baseline, ovvero quello che presenta la maggiore probabilità di accadimento, sulla base del quale sono state formulate le previsioni, assume che le misure di distanziamento sociale continueranno nel 2021, per poi essere progressivamente allentate con la potenziale diffusione di un vaccino ed il miglioramento delle cure. Si assume che la diffusione locale del virus possa essere portata a livelli contenuti per la fine del 2022.
La pubblicazione di ottobre ha confermato la portata della crisi, individuata già nello scenario di aprile: l’attuale crisi economica innescata dalla pandemia si conferma la maggiore dalla Grande Depressione del ‘29, nelle parole di Kristalina Georgieva, IMF Managing Director. Escludendo il crollo causato dalla II guerra mondiale, si tratta quindi della più profonda contrazione economica verificatasi nella storia recente in tempo di pace.
Come si può notare dal grafico che segue, la contrazione del PIL mondiale dello 0.08% verificatasi nel 2009 risulta quasi trascurabile rispetto al crollo atteso per l’anno in corso.
Tasso di crescita PIL mondiale (1980-2025)
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning su dati Fondo Monetario Internazionale.
Nonostante lo scenario complessivamente fosco, l’ultima pubblicazione dell’istituto mostra uno spiraglio di maggiore ottimismo, rispetto ai dati rilasciati a giugno (WEO Update): le stime sulla crescita del PIL a livello globale nel 2020 sono state infatti riviste al rialzo (-4.4%, rispetto al precedente -5.2%), a causa di contrazioni meno profonde del previsto nel II trimestre e di segnali di una ripresa più forte delle attese nel III trimestre. Per il 2021 si prevede invece una crescita del 5.2%, che dovrebbe poi assestarsi sul 3.5% nel medio periodo.
Si conferma quindi come l'economia mondiale abbia avviato la sua ripresa, dopo il crollo dovuto al Great Lockdown. Tale ripresa rimane però “lunga, diseguale e incerta” secondo Gita Gopinath, Consigliere Economico e Direttore della Ricerca del Fondo.
Le principali fonti di incertezza che gravano sullo scenario riguardano:
- l'evoluzione della pandemia e i conseguenti effetti in termini di danno alle attività economiche;
- gli spillover derivanti da una domanda mondiale più debole, una riduzione del turismo e delle rimesse;
- il sentiment dei mercati finanziari e le implicazioni per i flussi di capitale.
Analisi per paese
Per tutte le economie avanzate, emergenti e in via di sviluppo si prevede che il PIL, nel 2020, rimarrà al di sotto dei livelli del 2019; unica grande eccezione la Cina, dove la ripresa è stata più rapida delle attese, e per la quale si prevede una variazione positiva del PIL già nell'anno in corso (+1.9%, rivisto al rialzo rispetto a giugno).
Per le economie sviluppate nel loro complesso, la previsione di crescita per il 2020 è stata rivista al rialzo (-5.8%, rispetto al precedente -8.1%), mentre per le economie emergenti e in via di sviluppo (Cina esclusa) al ribasso: dal precedente -5% all'attuale -5.7%.
Riviste al rialzo le stime per l'Italia (-10.6%, rispetto al -12.8% di giugno) e gli Stati Uniti (-4.3%, rispetto al precedente -8%), così come la Germania, la Francia e il Regno Unito. Invariata la previsione del -12.8% per la Spagna, che segna quindi la maggiore contrazione a livello UE, seguita da Italia, Portogallo e Regno Unito.
Orizzonte 2021
Allargando lo sguardo al 2021, il PIL mondiale dovrebbe segnare un modesto aumento dello 0.6% rispetto ai livelli del 2019. Tale recupero sarà però concentrato in pochi paesi: per la maggior parte delle economie mondiali, infatti, il 2021 non sarà sufficiente a recuperare completamente la caduta generata dalla crisi Covid.
I due grafici che seguono, riferiti rispettivamente ai paesi sviluppati e emergenti, riportano:
- sull’asse delle X il tasso di variazione del PIL previsto per il 2020;
- sull’asse delle Y la variazione percentuale prevista del PIL in livelli tra il 2019 e il 2021.
La grandezza delle ball è proporzionale al valore delle importazioni del paese nel 2019.
Paesi sviluppati
Posizionandosi con il mouse sul cerchio che identifica un paese è possibile visualizzare una tabella che riassume i dati relativi al paese selezionato.
Se per tutti i paesi sviluppati si prevede una variazione negativa del PIL nel 2020, soltanto una esigua porzione di essi si prevede possa superare i livelli del 2019 entro il prossimo anno: tra questi troviamo l’Irlanda, la Corea del Sud e la Norvegia. Per gli altri paesi considerati si prevede invece che il livello di PIL 2021 rimanga ancora inferiore a quello del 2019. Tra i maggiormente penalizzati troviamo la Spagna, l’Italia, la Gran Bretagna, la Francia, il Portogallo e Hong Kong.
Paesi emergenti
Posizionandosi con il mouse sul cerchio che identifica un paese è possibile visualizzare una tabella che riassume i dati relativi al paese selezionato.
Scenario lievemente più incoraggiante per i paesi emergenti. Se per la Cina e il Vietnam si prevede un tasso di crescita economica col segno più già dal 2020, per paesi come Taiwan, Indonesia e Malesia si prevede un superamento dei livelli 2019 nel 2021; nell’area europea, si prevede un recupero completo della caduta soltanto per Lituania e Polonia il prossimo anno.
Per il resto del cluster degli emergenti, invece, il 2021 non sarà sufficiente a garantire un completo recupero dei livelli pre-crisi.