Lira turca sulle montagne russe

Sull'orlo della crisi valutaria, l'amministrazione Erdogan annuncia un cambio di rotta in termini di politica economica

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Tra le dinamiche valutarie che hanno generato più clamore nell’ultimo periodo troviamo sicuramente quella della lira turca, che a cavallo tra ottobre e novembre ha mostrato delle fluttuazioni molto intense, di deprezzamento prima e apprezzamento negli ultimi giorni.
Dalla metà di ottobre ai primi giorni di novembre la valuta ha perso quasi il 9% del suo valore rispetto al dollaro, arrivando a toccare il 6 novembre il livello di 8.55 lire per dollaro. All’inizio dell’anno erano necessarie meno di 6 lire per acquistare un dollaro: la caduta complessiva nel corso del 2020 si attesta quindi sull’ordine di grandezza del 40%.
Se anche nei mesi precedenti all’autunno l’indebolimento della lira rispetto al dollaro era stato significativo – un trend continuo sostanzialmente dall’inizio di agosto – è, però, dalla fine di ottobre che questa tendenza ha mostrato un’accelerazione, come come si nota dal grafico di seguito.

tasso di cambio lira turca vs dollaro

Nell’arco dell’ultima settimana, invece, la valuta turca ha invertito bruscamente tale tendenza, recuperando in pochi giorni il 9.6% del suo valore rispetto al biglietto verde, e chiudendo oggi a 7.73 lire per dollaro. Si osserva quindi un ritorno sui livelli di inizio ottobre.
Quali eventi hanno guidato questa dinamica?

Il crollo

Guardando più da vicino le tempistiche dell’indebolimento, notiamo come la caduta della lira abbia avuto inizio indicativamente dal 22 ottobre, giorno in cui si è tenuto l’ultimo incontro del comitato di politica monetaria della banca centrale turca. Nell’occasione la Central Bank of the Republic of Turkey (CBRT) ha deciso, contrariamente alle attese dei mercati, di non aumentare il tasso d’interesse di riferimento, rimasto quindi fermo al 10.25%. In un contesto di inflazione prossima al 12% (ottobre 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e in forte accelerazione rispetto al mese precedente (+2.1%), l’avvio di una fase acuta di deprezzamento ha segnalato la forte perdita di fiducia degli investitori nella capacità della banca centrale di supportare la lira.
Negli stessi giorni, hanno inciso negativamente sulla valuta anche il riaccendersi di tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti e la UE, nonché il generale clima di incertezza e attendismo sui mercati legato alle elezioni USA e all’avvio della seconda ondata di Covid-19 nel mondo, che ha indebolito il risk appetite degli investitori.

La ripresa

Il successivo balzo della lira, concentrato nella settimana che ora volge al termine, è invece legato agli eventi dello scorso weekend: il 7 novembre il governatore della banca centrale turca Murat Uysal è stato sostituito da Naci Ağbal, e il giorno successivo Berat Albayrak, genero del presidente Erdogan e ministro delle finanze del paese, ha annunciato le sue dimissioni. Tra la chiusura dei mercati di venerdì 6 novembre e la riapertura del 9, la lira turca ha fatto registrare un rimbalzo del 5.7% rispetto al dollaro.
Il cambio nella guida economica del paese si è unito, nella giornata di mercoledì, all’annuncio ufficiale da parte del presidente Erdogan di un cambio di direzione in termini di politica economica e monetaria, verso un approccio più ortodosso: ciò ha quindi generato la forte approvazione dei mercati per l’apertura di Ankara verso politiche più convenzionali, che si presume possano portare ad una stabilizzazione della valuta e dell’economia turca.
La valuta ha continuato il suo recupero nei giorni successivi, sostenuta da queste notizie. Contemporaneamente, uno dei principali indici di borsa del paese, il BIST, ha registrato una forte tendenza al rialzo.

Turchia: Indice BIST 100


A questo punto la data chiave da monitorare è il 19 novembre, quando si terrà la prossima riunione di politica monetaria della banca centrale. Dati gli annunci dell’amministrazione turca, ci si attende un rialzo dei tassi d’interesse, che potrà segnare l’avvio della nuova strategia di politica monetaria; ciò, di per sé, non potrà comunque essere sufficiente a risollevare le sorti di un’economia già relativamente provata prima della crisi Covid, e per la quale si attende per l’anno in corso una contrazione in termini di PIL pari al -5% (fonte: World Economic Outlook, ottobre 2020).

Se uno degli obiettivi del presidente Erdogan sembra essere quello di ridare credibilità alla banca centrale agli occhi dei mercati, questo cambio di leadership non ha sicuramente aumentato la sua indipendenza rispetto al governo centrale, dato che il nuovo governatore della CBRT è un ex ministro, membro del partito al potere. Ciononostante, se nelle prossime settimane e nei prossimi mesi la banca centrale e il ministero delle finanze faranno seguito ai loro annunci, quelli che seguiranno potranno comunque essere, per la lira, tempi migliori.