Il braccio di ferro della Bank of Israel

A fronte di un rafforzamento storico dello shekel, la banca centrale israeliana annuncia ai mercati un significativo piano di intervento sui mercati forex

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Lo shekel israeliano, ben noto per essere una valuta tendenzialmente forte, non è stato risparmiato dalla crisi Covid: il suo tasso di cambio verso il dollaro ha infatti mostrato un significativo indebolimento a marzo, in linea con la dinamica osservata per moltissime valute mondiali, per poi progressivamente recuperare terreno nei mesi successivi e stabilizzarsi in un intorno dei livelli pre-crisi.
Dall'inizio novembre la stabilità dello shekel ha ceduto il passo ad una fase di rafforzamento sostenuto verso il dollaro: dopo aver recuperato il colpo della crisi Covid, lo shekel ha superato i valori pre-crisi. Tra l’inizio di novembre e la giornata di ieri, la valuta israeliana si è rafforzata di più di 8 punti percentuali rispetto al biglietto verde. Solo nei primi 14 giorni del 2021 si è osservato un rafforzamento del 2.2%, tendenza poi bruscamente invertita nel corso di oggi: il tasso di cambio dello shekel verso il dollaro è infatti tornato, nell’arco di una giornata, sui livelli di inizio dicembre.

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Gli eventi. Gli avvenimenti che possono spiegare la recente dinamica dello shekel si legano all’azione della banca centrale del paese che, nella giornata di ieri, ha consegnato un forte messaggio ai mercati finanziari.
Negli ultimi giorni, infatti, è stato raggiunto un punto di massimo storico per il tasso di cambio dello shekel verso il dollaro: fino a ieri lo valuta israeliana si trovava sui massimi degli ultimi 24 anni. Questa situazione ha spinto la banca centrale all’azione, o meglio, all’annuncio dell’azione, “per dare certezza ai mercati riguardo l’impegno della banca ad agire contro il recente forte apprezzamento”. Nella giornata di ieri la Bank of Israel ha annunciato che, nel corso del 2021, effettuerà acquisti di valuta estera per un ammontare di 30 miliardi di dollari, nel tentativo di “moderare gli effetti negativi dell’apprezzamento dello shekel sull’attività economica del paese” in questo delicato contesto storico. L’eccessivo apprezzamento della valuta pone infatti rischi per la normalizzazione della dinamica inflazionistica, nonché per i settori votati all’export.
Secondo le dichiarazioni della banca centrale, gli acquisti continueranno fino a che sarà ritenuto necessario per stabilizzare i prezzi e raggiungere i più generali obiettivi di stabilità finanziaria.
A fronte di tassi d’interesse di riferimento già prossimi allo 0, si deduce quindi come l’intervento sui mercati forex appaia all’istituto centrale come il metodo di riferimento per cercare di contenere l’apprezzamento dello shekel.

Benchè inferiori rispetto a quanto pianificato per il 2021, anche lo scorso anno gli acquisti di valuta estera da parte dalla Bank of Israel sono stati significativi, per un totale di 21.2 miliardi di dollari. Ciononostante, non sembrano essere stati sufficienti per frenare efficacemente l’apprezzamento dello shekel, in particolar modo negli ultimi mesi.
Le scelte di politica monetaria dell’istituto emergono chiaramente dai dati sulle riserve internazionali del paese, che hanno registrato un significativo balzo in avanti nel corso del 2020.

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Le ragioni. I fattori individuati dalla banca centrale alla base della recente dinamica di rafforzamento della valuta possono essere riassunti di seguito:

  • Saldo delle partite correnti storicamente positivo, che ha continuato a crescere anche durante il 2020, nonostante la crisi Covid. In particolare, il risultato complessivo della bilancia commerciale israeliana si caratterizza per un saldo positivo dal lato dei servizi che più che compensa il deficit dal lato dei beni. Durante la crisi Covid, la sfida verso l’utilizzo sempre maggiore di servizi digitali è stata accolta efficacemente dal settore tech israeliano, e il saldo netto positivo e in crescita dal lato dei servizi lo conferma.
  • Significativi investimenti diretti esteri (IDE) in entrata: i dati della Bank of Israel segnalano infatti, alla fine del III trimestre 2020, un saldo positivo per i flussi di IDE in entrata nel paese
  • Vendita di valuta estera da parte di investitori istituzionali per il rimpatrio dei profitti ottenuti sui mercati dei capitali esteri
  • Aumento degli investimenti nel mercato dei titoli di stato del paese da parte dei non residenti, grazie all’inclusione di Israele nel WGBI global bond index
  • Last but not least, è necessario tenere in considerazione nell’analisi l’indiretto sostegno del dollaro, che sta attualmente attraversando un bear trend.

La reazione. La mossa della banca centrale ha avuto un immediato impatto sui mercati valutari: solo nella giornata di oggi lo shekel ha perso il 3.8% verso il dollaro, passando da quota 3.14 a 3.26. Benchè i fattori alla base dell’apprezzamento siano principalmente di carattere strutturale, la risoluta azione della Bank of Israel nel contrastare questa tendenza deve essere risultata, agli occhi dei mercati, fortemente credibile.