L’Afghani sulla strada del Bolivar Sovrano venezuelano

Il ritorno dell'Emirato Islamico dell'Afghanistan interrompe la politica accorta del tasso di cambio dell'Afghani

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Analisi Macro Politica economica Tassi di cambio

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In questa settimana il mondo è stato sconvolto dalla crisi dell'Afghanistan, non solo per quello che sta accadendo, ma anche per quello che potrà accadere nel prossimo futuro. Se la conquista militare del paese è stata facile, non altrettanto semplice sarà per i Talebani gestire il paese e creare condizioni minime per un suo sviluppo. Nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti, senza una prospettiva di sviluppo che crei un minimo di consenso tra la popolazione, l'unico modo possibile per i Talebani di mantenere il potere sarà ricreare lo stato di terrore che ha caratterizzato il loro regime teocratico del secolo scorso. Tra i molti aspetti che i Talebani dovranno gestire, uno su cui sembrano particolarmente impreparati, è la la politica monetaria. Su questo fronte, non appena le banche del paese riapriranno, verranno giudicati dai mercati tramite il tasso di cambio dell'Afghani, la valuta nazionale del paese.
Nel grafico che segue è riportato il tasso di cambio dell'Afghani verso il dollaro degli ultimi 6 mesi.


Come è evidente, nel corso di quest'anno, il tasso di cambio è risultato sostanzialmente stabile a 77-78 afghani per dollaro fino alla fine di maggio, quando sono iniziate le operazioni militari dei Talebani. Nei giorni successivi il cambio si è deprezzato fino ad un massimo di 82 a metà luglio, per poi recuperare grazie agli interventi della banca centrale. Lunedì 16 agosto, il giorno dopo la fuga dall'Afghanistan del presidente Ghani, l'Afghani si è deprezzato a 86.2. La costanza del tasso di cambio nei giorni successivi riflette la chiusura delle banche, iniziata martedì con l'entrata dei Talebani a Kabul.
In questi giorni, i cambia valute a Kabul vendono un dollaro a 90 afghani. Ma cosa succederà i prossimi giorni quando risulteranno evidenti i limiti economici di un possibile governo talebano ?

Sovranità e moneta

Se la sovranità di uno Stato si concretizza anche nel diritto di stampare moneta, uno degli aspetti che caratterizza uno Stato moderno è la capacità di garantire il valore della propria moneta, generalmente delegando questo obiettivo ad una banca centrale.
Da questo punto di vista, non vi è dubbio che tra gli obiettivi che sono stati perseguiti dalla coalizione internazionale, che nel novembre 2001 ha sconfitto i Talebani, ci sia stato quello di modernizzare il paese attraverso l’istituzione di una banca centrale (la Da Afghanistan Bank) (DAB) in grado di stabilizzare il valore dell’Afghani.
La costruzione della credibilità della DAB è iniziata nel 2003 con l’emissione delle banconote del nuovo Afghani, fissando il suo valore sul mercato valutario a 43 nuovi afgani per dollaro. Se si considera che 20 anni dopo, prima che iniziasse l’avanzata talebana a maggio 2021, l’Afghani era scambiato a 78 Afghani per dollaro, l’obiettivo della stabilità della valuta afghana sembra essere stato un obiettivo sostanzialmente raggiunto. In realtà, questo è parzialmente vero, perché a fianco della moneta nazionale, in Afghanistan si è utilizzato nelle transazioni economiche anche il dollaro e, nelle aree di confine, le rupie pakistane e i rial iraniani. Nel 2006, l’83% dei depositi bancari erano denominati in dollari. Negli anni successivi, questa quota è diminuita, ma molto leggermente. L’ultima stima disponibile, del 2015, attribuiva ai depositi bancari in dollari una quota del 66%. Il dollaro è utilizzato come mezzo di scambio per gli acquisti di immobili, per i servizi professionali e per l'acquisto di beni importati come computer e automobili.

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Politica di tasso di cambio

Con una legge ad hoc del 2003, la DAB ha ricevuto la responsabilità di condurre la politica monetaria del paese, con l'obiettivo di mantenere bassa l'inflazione e creare condizioni favorevoli per una crescita sostenibile. All'interno di questa cornice, la legge ha attribuito alla DAB anche la formulazione e l'esecuzione della politica dei tassi di cambio. Il regime adottato dalla banca è stato quello di un tasso di cambio fluttuante gestito. In questo regime, il tasso di cambio è determinato dai fattori di domanda e offerta sul mercato. La banca interviene solo per prevenire gravi fluttuazioni che potrebbero avere impatti negativi sulle imprese e sui consumatori. Di fatto però la banca negli anni è intervenuta per limitare i deprezzamenti del cambio, con la finalità di contenere l'inflazione.
Questo è stato possibile solo grazie ai trasferimenti ricevuti dall'estero.

La bilancia dei pagamenti

La bilancia commerciale dell'Afghanistan è fortemente negativa. Non avendo un sistema industriale, l'Afghanistan deve importare la gran parte dei beni industriale richiesti. Sul fronte delle esportazioni, la capacità di offrire beni e servizi sui mercati esteri è limitata a qualche ortaggio, frutta (melagrane, uva, mandorle, albicocche) e minerali, esportati prevalentemente verso il Pakistan e l'India.
In teoria le potenzialità di esportazione dell'Afghanistan sono elevate. Il paese vanta una lunga tradizione nella produzione e lavorazione della frutta, di cui la kangina è la più rappresentativa. Molti frutteti sono stati però devastanti dalle continue guerre. La sua cultura millenaria e le sue bellezze naturali lo rendono una possibile meta turistica, ma l'assoluta mancanza di sicurezza impediscono di prendere in considerazione questo percorso di sviluppo. Il paese è ricco di risorse minerarie (minerali di ferro e di rame e terre rare), stimate del valore di 3 mila miliardi di dollari. La loro estrazione richiede però elevati investimenti che nessuna imprese è disposta a fare senza adeguate garanzie.
Fino alla settimana scorsa, la principale fonte di valuta estera sono stati i trasferimenti dell'estero. La Banca Mondiale stima che nel 2020 gli aiuti internazionali abbiano rappresentato il 43% del PIL del paese.

Già a breve la Banca Centrale non potrà più offrire dollari

Il 23 agosto la Banca Centrale avrebbe dovuto ricevere 340 milioni di dollari dal Fondo Monetario, che probabilmente verranno sospesi. Nei prossimi mesi verranno inoltre a mancare i pagamenti all'esercito afgano (quasi 300 milioni al mese) e i contributi della Nato al governo. In breve tempo verrà quindi meno quel flusso ingente di dollari che aveva fino alla settimana scorsa sostenuto l'economia e fornito alla banca centrare la valuta estera necessaria a sostenere il cambio.
In uno dei suoi messaggi su Twitter, Ajmal Ahmady, il governatore della Banca Centrale, in fuga da Kabul, ha scritto che la DAB faceva affidamento sul ricevimento fisico di contanti ogni poche settimane.


Anche se in forte riduzione nei primi mesi dell'anno, la DAB disporrebbe di elevate riserve internazionali.


Queste, tuttavia, non sono di disponibilità immediata perchè sono formate prevalentemente da depositi presso la Federal Reserve. L'amministrazione Biden è già intervenuta per bloccare questi fondi, utilizzando un ordine esecutivo, approvato dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, riguardante le disponibilità finanziarie dei Talebani negli Stati Uniti.

Conclusioni

La conclusione a cui giunge questa breve analisi è una elevata probabilità di un futuro di inflazione e deprezzamento dell'Afghani, ripetendo la drammatica vicenda che sta caratterizzando il Venezuela. I più colpiti saranno i poveri, perchè aumenterà il prezzo del cibo.