I primi effetti delle sanzioni sui flussi commerciali UE-Russia

Le esportazioni UE verso la Russia crollano a marzo, mentre le importazioni continuano a crescere, trainate dalle materie prime

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L’ultimo aggiornamento dei dati di commercio dell’Unione Europea, pubblicato dall’Eurostat lo scorso 16 maggio, offre la possibilità di analizzare da vicino le prime conseguenze economiche che hanno portato le sanzioni dell’UE nei confronti della Russia.
A marzo 2022 le esportazioni europee verso il mercato del Cremlino hanno subìto un drastico crollo, passando dagli 8 miliardi di euro di marzo 2021 ai 3.8 di marzo, con un flessione superiore al 53%.
In netta controtendenza, invece, la dinamica evidenziata dalle importazioni dell'Unione dalla Russia, che hanno invece registrato una crescita del +111% rispetto al corrispondente mese del 2021.

Fig. 1 – Totale importazioni ed esportazioni UE-Russia

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Le importazioni UE dalla Russia sono infatti passate dai 10 miliardi di marzo 2021 alla quota record di 21 miliardi di euro nel marzo 2022, sostenute fortemente anche dai significativi rialzi del prezzo del gas. Come è noto, infatti, gran parte dell’import europeo dalla Russia è composto da materie prime, con un ruolo principe ricoperto dal gas.

Fig. 2 – Importazioni UE dalla Russia

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Il risultato è da attribuirsi al fatto che le forniture di gas del Cremlino sono ancora attive verso la maggioranza dei paesi europei, e gli accordi che l’Unione sta intavolando con altri partner, per cercare di sostituire con terzi le forniture di gas russo, non sono ancora attivi, né in grado di compensare il ruolo ricoperto da Mosca nella fornitura energetica del Vecchio Continente. Questo è testimoniato anche dal fatto che le sanzioni europee non hanno colpito le principali banche russe impegnate nelle transazioni del comparto energy.

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Drastico peggioramento del saldo commerciale UE-Russia. Quali paesi e settori hanno evidenziato un calo dell'export più significativo?

Analisi dell’export settoriale e per paese

L’andamento delle esportazioni UE a livello settoriale conferma quanto visto in precedenza, ovvero un crollo pressoché generalizzato, con l’unica eccezione dei prodotti per la salute.
Il grafico che segue mostra i tassi di variazione fra marzo 2022 e marzo 2021 dei principali settori di esportazione UE verso la Russia, ordinati in modo decrescente per valore di export nel 2021.

Fig. 3 – Tasso di variazione tendenziale delle esportazioni UE in Russia

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Sebbene si evidenzi una certa eterogeneità settoriale, la caduta risulta ben visibile e particolarmente significativa per l'intera filiera dei mezzi di trasporto, degli strumenti e dell'attrezzatura ICT e delle componenti elettroniche.

Spostando la nostra attenzione sulla performance dei singoli Stati Membri, anche in questo caso possiamo osservare un forte ribasso comune a tutte le principali economie.
Come in Fig.2, il grafico riportato mostra la variazione tendenziale fra marzo 2022 e marzo 2021, con un ordinamento decrescente dei paesi per valore di export verso la Russia (2021).

Fig. 4 - Tasso di variazione tendenziale delle esportazioni in Russia

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

A fronte di una caduta dell'export UE del 50%, ad accusare la flessione più significativa ritroviamo Paesi Bassi (-67%), Francia (-61%) e Germania (-60%), a fronte del dato polacco (-51%) e italiano(-50%), che risultano allineati alla media europea.
Alcuni paesi dell’Est Europa, assieme ad Austria e Belgio e alle Repubbliche baltiche, registrano le variazioni più contenute e, nel caso di Lettonia, Slovenia e Irlanda, addirittura positive. In particolare, quest’ultima si contraddistingue per un andamento particolarmente positivo (+47%) trainato dalla forza dell’industria farmaceutica nazionale.

Conclusioni

I provvedimenti presi dall’Unione Europea verso Mosca per l’invasione dell’Ucraina hanno fin da subito avuto effetti concreti sulle esportazioni europee, a fronte di un complessivo peggioramento del saldo commerciale UE-Russia per via del robusto aumento delle importazioni di gas.
La chiusura de facto del mercato russo impone quindi alle imprese europee la necessità di riposizionarsi su altri mercati, in grado di compensare le perdite subìte, soprattutto per quei beni particolarmente apprezzati da Mosca.