Le imprese esportatrici europee nel settore alimentare

Analisi della propensione all’export dei principali paesi esportatori europei nel settore alimentare

.

Export Mercati esteri Analisi Mercati Esteri

Accedi con il tuo account per utilizzare le funzioni stampa migliorata (pretty print) e includi articolo (embed).
Non sei ancora registrato? registrati!

Dall’analisi effettuata nell’articolo Le imprese esportatrici europee: un’analisi comparata si è evidenziato come le micro imprese del settore manifatturiero risentono della ridotta dimensione aziendale principalmente nella fase di entrata sui mercati esteri, piuttosto che in uno stadio più avanzato del processo di internazionalizzazione.
Questa difficoltà, tuttavia, può variare a seconda del paese considerato e dei diversi comparti del settore manifatturiero. In questo articolo, dunque, analizziamo la propensione all’export dei principali paesi esportatori europei (Italia, Germania, Spagna e Francia) focalizzando l’attenzione sul settore alimentare[1].

Propensione all’export per classe dimensionale

Il primo passo per analizzare il grado di apertura di un’economia è analizzare la quota delle esportazioni sul fatturato delle imprese attive nel settore alimentare.


Propensione all’export delle imprese attive, settore alimentare, 2022

Italia Germania Spagna Francia
Totale 19.77% 19.99% 20.79% 16.51%
Da 0 a 9 addetti 4.83% 6.49% 6.15% 1.66%
Da 10 a 49 addetti 15.69% 9.68% 19.08% 4.92%
Da 50 a 249 addetti 26.59% 19.67% 20.49% 18.22%
Più 250 addetti 20.25% 21.55% 23.01% 18.50%
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat

Dalla tabella emerge che, nel settore alimentare, la Spagna presenta la maggiore propensione all’export rispetto agli altri paesi, seguita a breve distanza da Germania e Italia. Questo rappresenta quindi uno scenario leggermente differente rispetto a quanto osservato considerando l’intero settore manifatturiero, dove la Germania risultava essere leader nell’export.
In generale, tuttavia, si nota come la propensione all’export tenda ad aumentare al crescere della dimensione aziendale. È nel contesto italiano che emergono però i due principali casi “limite”: le micro imprese alimentari (0-9 addetti) presentano una propensione all’export sotto la media di tutti gli altri esportatori, mentre le imprese alimentari di dimensione media (50-249 addetti) risultano essere quelle più orientate all’export, dominando le concorrenti europee di pari dimensione.

Numerosità delle imprese esportatrici

Un ulteriore aspetto di interesse attiene alla quota di imprese esportatrici. La tabella seguente mostra la percentuale calcolata sul totale delle imprese attive per ogni cluster analizzato.

Quota di imprese esportatrici sul totale imprese attive, settore alimentare, 2022

Italia Germania Spagna Francia
Da 0 a 9 addetti 7.53% 7.87% 10.07% 1.70%
Da 10 a 49 addetti 45.36% 12.73% 45.09% 11.88%
Da 50 a 249 addetti 87.93% 43.92% 61.98% 62.70%
Più 250 addetti 82.19% 68.69% 86.61% 82.33%
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat

Dalla tabella emerge immediatamente che l’Italia si distingue dagli altri paesi per la quota elevata di piccole e, soprattutto, medie imprese esportatrici nel settore alimentare. Il successo delle PMI italiane sui mercati esteri può essere in parte attribuito alla forza del brand "Made in Italy"che conferisce ai prodotti alimentari un vantaggio competitivo sul mercato internazionale.
Per quanto riguarda le micro imprese esportatrici, invece, la Spagna detiene la quota maggiore, suggerendo che, nel settore alimentare, le micro imprese spagnole ricevono un maggiore sostegno nella loro espansione sui mercati esteri rispetto agli altri paesi considerati.
Le micro imprese italiane sembrerebbero quindi chiamate ad affrontare maggiori sfide per accedere ai mercati esteri. Allo stesso tempo, un punto di forza italiano è rappresentato dalle piccole e medie imprese, che si distinguono per la loro significativa attività di export, sostenute in modo particolare dalla forza del brand "Made in Italy". Il marchio per l’eccellenza italiana è infatti un elemento fondamentale per supportare la competitività dei prodotti alimentari italiani sui mercati internazionali.

Quota di fatturato realizzato all’estero per classe dimensionale

Analizzare la percentuale di vendite realizzata sui mercati esteri dalle imprese esportatrici è utile per valutare in modo più accurato il grado di apertura di un’economia. Dato che le statistiche disponibili non permettono di misurare in maniera diretta la quota di vendite estere realizzata dalle imprese esportatrici, sono state introdotte delle ipotesi semplificative per la stima del fatturato delle sole imprese esportatrici. In particolare, ipotizzando che il livello di ricavi di un'azienda dipenda solo dalla sua dimensione e non dal fatto che sia o meno esportatrice, è possibile stimare il fatturato totale delle aziende che esportano e utilizzare questa stima per determinare la loro propensione all'export.

Quota di fatturato all'estero, settore alimentare, 2022

Italia Germania Spagna Francia
Da 0 a 9 addetti 64.06% 82.48% 61.14% 97.93%
Da 10 a 49 addetti 34.58% 76.08% 42.32% 41.45%
Da 50 a 249 addetti 30.23% 44.80% 33.07% 29.05%
Più 250 addetti 24.63% 31.38% 26.57% 22.48%
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat

Sebbene tale dato vada interpretato con prudenza, soprattutto laddove la quota di imprese esportatrici su quelle attive è molto contenuta, complessivamente anche per il settore alimentare la quota di fatturato realizzato all’estero non dipende dalla dimensione dell’impresa. Si tratta di una conclusione in linea con quanto già osservato per l’intero settore manifatturiero.

Conclusioni

Queste considerazioni consentono di descrivere un quadro generale della propensione all’export dei vari paesi nel settore alimentare. Tuttavia, utilizzando un approccio inferenziale è possibile approfondire il tema analizzando la relazione tra la quota di imprese esportatrici e la performance aziendale, misurata attraverso due variabili: produttività del lavoro (ossia il valore aggiunto per addetto) e surplus operativo lordo (valutata come misura della redditività operativa dell’impresa).
La tabella che segue riporta dunque i valori delle correlazioni tra tali variabili, relative al settore alimentare e calcolate trasversalmente per tutti i quattro paesi e per le varie classi dimensionali.

Matrice di correlazione tra la quota di imprese esportatrici, produttività del lavoro e surplus operativo lordo, settore alimentare, 2022

Quota di imprese esportatrici Surplus operativo lordo Produttività del lavoro
Quota di imprese esportatrici 1.00 0.61 0.53
Surplus operativo lordo 0.61 1.00 0.36
Produttività del lavoro 0.53 0.36 1.00
Fonte: StudiaBo elaborazioni su dati Eurostat

Dopo aver verificato che la correlazione tra la produttività del lavoro e il surplus operativo lordo rispecchiasse quanto espresso dalla teoria economica (ossia: relazione positiva e crescente per classe dimensionale), si nota una correlazione positiva tra la quota di imprese esportatrici e la produttività del lavoro, e tra la quota di imprese esportatrici e il surplus operativo lordo. Dunque, l’analisi della correlazione tra queste variabili permette di trarre ulteriori informazioni in merito all’apertura di un’economia ai mercati esteri: i risultati, infatti, suggeriscono[3] che le imprese esportatrici tendono ad avere una performance elevata e che la maggiore capacità di accesso ai mercati internazionali corrisponde a una maggiore efficienza aziendale.

A differenza degli altri paesi considerati nell’analisi, in Italia le micro imprese sono chiamate ad affrontare maggiori sfide per accedere ai mercati esteri per il comparto alimentare. Allo stesso tempo, un punto di forza italiano è rappresentato dalle piccole e medie imprese, che si distinguono per la loro significativa attività di export, sostenute in modo particolare dalla forza del brand "Made in Italy". Il marchio per l’eccellenza italiana è infatti un elemento fondamentale per supportare la competitività dei prodotti alimentari italiani sui mercati internazionali.


[1] Il settore alimentare (codice C10 secondo la classificazione Nace Rev.2) fa riferimento alle sole industrie alimentari, senza comprendere la produzione di bevande.
[2] Assocamerestero, "Osservatorio sul settore agroalimentare in Spagna", 31 gennaio 2024
[3] Come noto la correlazione non consente di definire una relazione di causa ed effetto tra le diverse variabili, quella suggerita nel testo è quindi una nostra interpretazione.