Venti di protezionismo e cambiamenti del commercio mondiale
Un approfondimento sugli indicatori disponibili per misurare tale fenomeno.
Pubblicato da Veronica Campostrini. .
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Negli ultimi anni il fenomeno del protezionismo su scala mondiale è tornato a far parlare di sé.
La riorganizzazione del commercio internazionale lungo assi geopolitici, con una sempre più netta distinzione tra il West and the Rest restituisce, infatti, la prospettiva di un mondo sempre più frammentato sul fronte economico e politico.
L’età della globalizzazione ha lasciato spazio a quella che è stata ribattezzata dal Fondo Monetario Internazionale come slowbalisation, cioè un rallentamento della globalizzazione dovuto alla crescita delle misure protezionistiche, alla guerra commerciale e tecnologica Cina-Stati Uniti e, più in generale, al deterioramento delle relazioni geopolitiche soprattutto a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La globalizzazione sembra, quindi, essere entrata in una fase di ripensamento e riorganizzazione lungo linee economiche e politiche differenti dal passato.
Protezionismo: come misurarlo?
Il fatto che il protezionismo stia aumentando su scala internazionale può essere documentato attraverso le informazioni disponibili, ma come misurarlo?
Non è infatti banale scegliere un indicatore unico che tenga in considerazione simultaneamente i diversi aspetti che permettono di certificare l’intensificarsi del fenomeno nel suo complesso.
L'identificazione di un indice esaustivo ha richiesto un'analisi approfondita di diversi indicatori disponibili, soprattutto in ragione del fatto che la letteratura economica non offre un indicatore univoco.
Attualmente sono disponibili diversi indici, ciascuno con un focus specifico e una diversa metodologia di ricerca e raccolta delle informazioni.
Dopo aver vagliato diverse opzioni, sono stati individuati tre principali indicatori che potrebbero essere utilizzati per tale scopo:
- Il pilastro relativo al Grado di Apertura di un Paese, pubblicato dall'Heritage Foundation nell'ambito dell'Economic Freedom Index;
- L'International Trade Barrier Index, pubblicato da Tholos Foundation;
- Il Global Trade Alert (GTA), inziativa coordinata dall'Università di St.Gallen.
Ciascuno indicatore viene approfondito e passato in disamina di seguito.
Il Grado di Apertura di un Paese dell'Economic Freedom Index
Come anticipato, il pilastro del Grado di Apertura di un Paese rappresenta uno dei sotto-indicatori che compongono l'Indice di Libertà Economica.
Esso ha l'obiettivo di esprimere, attraverso un indice sintetico che varia tra 0 e 100 (dove 100 è il massimo di apertura), la misura in cui le barriere tariffarie e non tariffarie hanno un impatto sul commercio di beni e servizi, valutando anche gli aspetti finanziari di apertura dei flussi monetari a essi connessi, quali controlli sul regime di cambi e sulla fluttuazione delle valute.
Ai fini di esempio si riportano i grafici relativi a tale indicatore per Stati Uniti, Cina, Italia e Germania.
Fig.1: Grado di apertura al commercio
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning
In linea con il contesto geopolitico attuale, i grafici mostrano in modo chiaro come tutti i paesi dell'area occidentale siano accumunati da uno progressivo aumento del grado di chiusura al commercio estero, proprio per via dell'intensificarsi delle barriere tariffarie - e non - in essere. L'unico dato in controtendenza è quello cinese, che dopo la forte apertura successiva all'entrata el WTO, si colloca stabilmente su un livello medio-alto.
Si noti come le serie storiche di Italia e Germania siano identiche, le ragioni potrebbero essere varie: utilizzo di una metodologia uniforme e standardizzata di calcolo che può portare ad ottenere risultati molto simili per paesi che adottato politiche commerciali e regolamentazioni affini, determinato dall'appartenenza all’Unione Europea, oltre che una possibile perdita di specificità dei dati a causa dell’aggregazione degli stessi.
I principali limiti di tale indicatore risiedono soprattutto nella sua prioritaria concentrazione sugli aspetti formali del commercio internazionale, trascurando altri aspetti rilevanti, come ad esempio il grado di apertura del contesto del business locale, eventuali tutele sul fronte della proprietà intelletuale ecc...
L'International Trade Barrier Index
Proprio sul tema della proprietà intellettuale, l'International Trade Barrier Index offre gli spunti più interessanti.
L'indicatore è infatti costruito su diversi pilastri al fine di valutare le "barriere" commerciali in vari paesi in senso ampio, con particolare attenzione alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale; si tratta di un indicatore che varia tra 0 e 10, dove 10 indica il massimo grado di barriere esistenti.
Proprio il fatto che l'indicatore tiene contestualmente in considerazione altri pilastri, oltre al mero aspetto tariffario, la dinamica storica dell'indicatore non sembra testimoniare un'intensificazione del grado di barriere agli scambi negli anni più recenti.
Fig.2: International Trade Barrier Index
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning
Sebbene sia utile l'approfondimento del tema dei diritti di proprietà intellettuale, l'indice potrebbe pesare "poco" l'aspetto relativo alle politiche commerciali protezionistiche. Inoltre, l'indicatore è disponibile solo dal 2019, creando un deficit informativo per le analisi a lungo termine, anche nell'ottica di comparare le informazioni al pre-guerra commerciale Usa-Cina.
Il Global Trade Alert
Il Global Trade Alert (GTA) rappresenta l'indicatore a cui la letteratura e l'analisi fa maggiormente ricorso. Dalla sua esistenza (2009) esso sostanzialmente fornisce un conteggio degli interventi di politica commerciale emanati dai diversi paesi del mondo. Per come è costruito garantisce un livello informativo elevato e dettagliato sulle politiche commerciali, inclusi dazi, sussidi e altre misure che influenzano il commercio internazionale, tenuto conto del peso relativo che tali misure hanno sulle importazioni ed esportazioni delle diverse economie.
Il GTA è quindi divenuto uno strumento di riferimento nella letteratura economica e le istituzioni internazionali per analizzare le misure protezionistiche.
Il grafico che segue riporta il numero di nuovi provvedimenti emanati su scala mondiale, suddivisi tra quelli di sostegno al commercio mondiale (liberalizing) e quelli a sfavore (harmful). Appare evidente come negli ultimi anni la crescita dei second appaia largamente più dirompente di quella dei primi.
Fig.2: International Trade Barrier Index
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning
In conclusione, sia le l'indicatore relativo al Grado di apertura del commercio, sia quello relativa al Global Trade Alert ci permettono di certificare le ritorsioni commerciali degli ultimi anni, e le sfide al multilateralismo che oggi ci troviamo a fronteggiare.