Vantaggi e svantaggi della liberalizzazione commerciale internazionale

Perchè i paesi esportano? I vantaggi del commercio internazionale e della liberalizzazione commerciale secondo la teoria del commercio internazionale.

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La decisione di intraprendere un percorso di internazionalizzazione richiede una valutazione sulle potenzialità dei singoli mercati esteri. Queste risentono, a loro volta, del contesto economico globale, soprattutto in un periodo caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche. Le dinamiche degli scambi commerciali internazionali sono fortemente influenzate dalle scelte politiche delle principali economie mondiali. Un esempio significativo è rappresentato dall'agenda protezionistica che caratterizzerà la possibile presidenza Trump, evidenziando un potenziale ritorno a politiche nettamente restrittive sul commercio internazionale.

Nonostante le opinioni sul futuro degli scambi globali siano diverse, esiste un ampio consenso tra gli economisti sul fatto che la liberalizzazione commerciale porti un miglioramento dell'economia globale. In particolare, i modelli della "nuova-nuova" teoria del commercio internazionale suggeriscono che una riduzione delle restrizioni commerciali abbia effetti positivi sulla produttività aggregata dei settori e contribuisca a migliorare il benessere economico complessivo.

Con riferimento all’articolo Teorie del commercio internazionale: dalla Old Trade Theory alla New-New Trade Theory, verranno qui analizzati i principali modelli di teoria economica internazionale, focalizzando l’attenzione sui guadagni derivanti dal commercio e sugli effetti della liberalizzazione commerciale sull’economia globale.

I guadagni dal commercio internazionale secondo le diverse teorie economiche

Considerando che le risorse nel mondo non sono distribuite uniformemente, gli scambi di beni e servizi permettono ai vari paesi di utilizzare tali risorse in maniera più efficiente, migliorandone l’allocazione complessiva.
Le teorie classiche e neoclassiche del commercio internazionale inter-industriale si basano sul concetto di vantaggio comparato per spiegare i benefici economici derivanti da questi scambi commerciali. Secondo queste teorie, i guadagni dal commercio, in termini di benessere, scaturiscono principalmente dalla specializzazione di ciascun paese nella produzione di beni per i quali possiede un vantaggio comparato. Tale specializzazione non solo aumenta la produzione globale, ma consente anche ai paesi di acquistare beni a un costo inferiore rispetto a quello che avrebbero sostenuto se li avessero prodotti internamente.

Lo studio del commercio intra-industriale, elemento centrale della New Trade Theory, ha fornito inoltre una spiegazione più accurata dei flussi commerciali, che spesso riguardano beni dello stesso settore.
Secondo questa teoria, i guadagni in termini di benessere derivano principalmente dalla combinazione di due fattori: le economie di scala e l’ampliamento della varietà di prodotti disponibili per i consumatori. Le prime, infatti, portano a una maggiore efficienza produttiva, grazie a una specializzazione più accentuata del lavoro, un utilizzo ottimale delle risorse e degli impianti e, di conseguenza, una riduzione dei costi di produzione. Parallelamente, una maggiore differenziazione dei prodotti consente ai consumatori di soddisfare meglio le loro preferenze, permettendogli di accedere a beni che non sono disponibili a livello nazionale o che presentano una qualità superiore rispetto alle alternative domestiche.

Con l'inizio del nuovo millennio, il riconoscimento delle imprese come vere protagoniste degli scambi commerciali ha portato alla nascita della New New Trade Theory e allo sviluppo di modelli teorici che assumono l’esistenza di imprese eterogenee anche all’interno di uno stesso settore. Questa ipotesi, unita alla maggiore disponibilità di dati a livello di impresa, ha permesso di approfondire la relazione tra la produttività delle imprese e l’attività di esportazione, rivelando un’ulteriore fonte di guadagni dal commercio in termini di benessere: la crescita della produttività aggregata, guidata dal meccanismo di “auto-selezione” delle imprese più produttive nei mercati di esportazione.

Fonte: What Is Globalization? - Peterson Institute for International Economics.

La liberalizzazione commerciale genera benessere economico

Evidenze empiriche basate sui principali modelli della New New Trade Theory mostrano che la liberalizzazione commerciale porta le imprese meno produttive ad uscire dal mercato, in quanto non riescono più a competere con quelle più efficienti. Al contrario, le imprese più produttive si espandono e conquistano una quota di mercato maggiore. Questo processo di selezione porta a una riallocazione delle risorse (capitale e lavoro) dalle imprese meno efficienti a quelle più performanti, con un conseguente aumento della produttività media aggregata del settore.

Uno studio di Nina Pavcnik (2002) sulle imprese manifatturiere cilene, condotto durante il periodo di intensa liberalizzazione commerciale negli anni '70 e '80, dimostra che la liberalizzazione non solo incrementa la produttività aggregata grazie all'uscita delle aziende meno efficienti, ma stimola anche le imprese rimanenti a migliorare la loro efficienza e competitività.

Un ulteriore effetto generato dalla progressiva liberalizzazione commerciale tra paesi riguarda l’aumento della concorrenza sui mercati internazionali che, riducendo i margini di profitto delle imprese, contribuisce alla diminuzione dei prezzi dei beni, portando benefici ai consumatori. L’aumento della concorrenza e della produttività fanno quindi aumentare anche i redditi reali, offrendo un miglioramento del benessere economico complessivo.

Effetti distorsivi della competizione internazionale

Nel corso del tempo, la teoria economica ha ampiamente riconosciuto l’esistenza di benefici aggregati derivanti dal commercio internazionale; tuttavia è utile analizzare i fattori che hanno portato a una visione progressivamente meno ottimistica riguardo agli effetti della liberalizzazione commerciale.

In primo luogo, è importante riconoscere che non tutte le imprese riescono a godere dei vantaggi derivanti dal commercio, specialmente se a fronte di un acquisto più economico di un bene prodotto all’estero, vi è la perdita di una vendita (anche se più costosa) da parte di un produttore nazionale.

Inoltre, il commercio internazionale porta a una redistribuzione dei redditi e a un aumento della remunerazione relativa del fattore usato più intensivamente, riducendo la remunerazione dei fattori meno intensivi. Questo meccanismo può accentuare le diseguaglianze all’interno di un’economia, penalizzando i lavoratori “non specializzati” (o le industrie nascenti, nel caso dei paesi in via di sviluppo). Queste dinamiche contribuiscono a generare squilibri sociali portando maggiore sostegno, in termini politici, alle politiche protezionistiche.

Oltre agli svantaggi redistributivi, diversi studi empirici mostrano come le economie più fragili debbano sopportare costi di aggiustamento più elevati con l'apertura commerciale. Tra questi costi, vi sono la perdita di vantaggi commerciali dovuta alla liberalizzazione di mercati precedentemente protetti; la diminuzione delle entrate statali derivante dalla riduzione delle tariffe doganali; e una maggiore esposizione a shock esterni. Un altro costo rilevante riguarda la creazione e la distruzione di posti di lavoro, tema centrale nei dibattiti politici sull’apertura commerciale. Su questo punto, la teoria economica si concentra sulla distribuzione dei redditi tra fattori di produzione (come lavoro e capitale) e, pur riconoscendo che nel breve periodo possono verificarsi disequilibri temporanei dovuti a rigidità nel mercato del lavoro, prevede che, nel lungo termine, il mercato tenderà a riequilibrarsi garantendo la piena occupazione.

Conclusioni

La teoria economica ha messo in risalto come la liberalizzazione commerciale internazionale non solo espande la varietà dei beni disponibili e riduce i costi grazie alla specializzazione dei paesi, ma porta anche a una maggiore efficienza complessiva grazie alla riallocazione delle risorse. L’esperienza empirica dell’ultimo ciclo di globalizzazione ha tuttavia evidenziato come, a fronte dei benefici complessivi, possano nascere forti distorsioni interne ai paesi, con soggetti economici diversamente avvantaggati o colpiti dai cambiamenti dovuti alla globalizzazione dell’economia mondiale.
Quale sarà il percorso del commercio mondiale nei prossimi anni sarà quindi anche il risultato di quale opinione tenderà a prevalere tra i molteplici decisori.