Il commercio delle armi tra UE e USA: un mercato opaco

Un'analisi delle informazioni di commercio estero disponibili a fronte della sfida del riarmo europeo

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Un'Europa che si riarma: tra dichiarazioni ufficiali e zone d'ombra

Con l'annuncio del piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro, presentato il 4 marzo dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il tema del riarmo europeo ha guadagnato una nuova centralità. Al centro del dibattito, la storica dipendenza dell'UE dagli Stati Uniti in materia di difesa.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale, l'Europa ha delegato gran parte della propria sicurezza all'ombrello della NATO e, di fatto, alla potenza militare statunitense. Tuttavia, con le tensioni transatlantiche sempre più evidenti e l'incertezza legata alla nuova amministrazione Trump, l'UE ha compreso la necessità di rafforzare la propria autonomia strategica. Una delle domande chiave è: quanto è effettivamente dipendente l'Europa dall'industria bellica americana?

La risposta non è facile, data la mancanza di fonti in grado di conto in modo oggettivo di tutte le transazioni. Una fonte possibile sono i dati di commercio estero e le informazioni doganali che hanno il pregio di , misurare con oggettività il volume degli scambi tra le due sponde dell'Atlantico, anche se, come vedremo, non sono privi di limiti.


Un settore progettato per rimanere nell’ombra: la peculiarità dell’informazione doganale

A differenza di altri mercati, quello delle armi opera in un’area grigia, dove economia, diplomazia e strategia militare si intrecciano. Le transazioni sono spesso coperte da segretezza e autorizzazioni governative, rendendo difficile tracciarne con precisione il volume. Molti trasferimenti non passano attraverso i canali ufficiali, mentre intermediari privati e aziende specializzate facilitano accordi riservati tra governi e soggetti privati. Non di rado, gli armamenti vengono spostati attraverso paesi terzi, eludendo controlli e regolamenti e, anche quando disponibili, è possibile che i dati risultino spesso frammentari per motivi di sicurezza nazionale.

Nonostante queste difficoltà, le statistiche di commercio internazionale rappresentano una tra le fonti più ricche di informazioni economiche sui diversi paesi del mondo, che si caratterizzano per aspetti che le rendono uniche:

  • Unica classificazione doganale condivisa internazionalmente
    Tutti i paesi utilizzano la medesima classificazione merceologica: la Harmonized System (HS), sviluppata e mantenuta dalla World Customs Organization. Questo consente di poter confrontare tra loro i dati di tutti i paesi. Inoltre, la ricchezza informativa delle dogane europee ci permette di segmentare con ulteriore dettaglio tali flussi (CN), aggiungendo un livello di dettaglio ulteriore;
  • Doppia Misurazione dello stesso flusso
    La caratteristica sicuramente più importante di questi dati è la doppia misurazione. Ogni flusso di commercio tra due paesi è misurato due volte, in modo indipendente l’uno dall’altro: esso viene rilevato sia alla dogana del paese esportatore che alla dogana dal paese importatore. Questa doppia misurazione è una caratteristica fondamentale degli scambi commerciali. Essa consente, infatti, non solo di avere informazioni su un dato fenomeno economico, ma di esprimere anche una valutazione della qualità delle misure effettuate. Se infatti, un dato flusso di commercio presenta due misure (effettuate in modo indipendente dal paese esportatore e dal paese importatore), la loro media può essere considerata una misura statisticamente robusta.

Entrambi gli aspetti portano un vantaggio significativo nell’analisi di un mercato “opaco” come quello degli armamenti.


La classificazione doganale degli armamenti: armi e prodotti dual use

Quando parliamo di commercio di armamenti, l’ampiezza delle informazioni doganali ci permette di suddividerli in due categorie principali:

  • Armi e mezzi militari: si tratta di equipaggiamenti progettati specificamente per la difesa, tra cui armi da fuoco, munizioni, carri armati, navi da guerra e aerei. In questo contesto, si sottolinea l'ambiguità della classificazione doganale degli aerei militari: sebbene le esportazioni siano registrate, non viene specificato chiaramente l'impiego militare. Ai fini dell'analisi, quindi, sono stati utilizzati dati commerciali disponibili, ovvero quelli riferiti agli aerei in generale.
  • Prodotti dual use: si tratta di tecnologie e componenti che possono avere un utilizzo “duplice”, sia civile che militare appunto. Si pensi a software avanzati, microchip, sensori o materiali speciali destinati potenzialmente sia a settori industriali, che alla costruzione di sistemi d’arma sofisticati. La natura ambivalente di questi prodotti li rende non “accorpabili” ai precedenti, in quanto diventa complesso tracciarne la destinazione d’uso.

La doppia dichiarazione: il metodo ExportPlanning

L’approccio ExportPlanning permette non solo di misurare le dichiarazioni di import dell’Unione Europea di queste famiglie di prodotti dagli Stati Uniti, ma di confrontarle con quanto dichiarato in esportazione verso l’UE dalla dogana statunitense. Tale metodo si può scomporre in tre fasi:

  1. Raccolta e integrazione delle informazioni doganali pubblicate dai maggiori uffici statistici internazionali
  2. Confronto tra le dichiarazioni in esportazione e importazione dello stesso flusso (Mirror Flow)
  3. Individuazione di eventuali discrepanze

Questo processo aiuta a far emergere triangolazioni commerciali, omissioni volontarie e strategie per aggirare restrizioni.


Importazioni europee dagli USA: un trend in crescita

Sulla base delle precedenti precisazioni metodologiche, possiamo ora mappare la rilevanza degli Stati Uniti nel supporto alla difesa europea.
L’analisi dei dati ExportPlanning fornisce un quadro delle dinamiche commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, riportando in rosso il dato di esportazione di armamenti registrato in export dagli USA e in blu quello segnato in import in UE.

Commercio Armi e Prodotti Dual-use

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Si nota che, mentre il volume delle importazioni di armi dagli Stati Uniti all’UE è aumentato significativamente dal 2022, emergono importanti discrepanze tra i dati dichiarati dagli USA e quelli riportati dall’UE. Questo fenomeno è ben visibile nei due grafici che evidenziano differenze persistenti tra le due fonti di dati.

In particolare, il gap tra import dichiarato dall’UE e export dichiarato dagli USA sembra accentuarsi per la categoria armi e mezzi militari, mentre nel caso dei prodotti dual use la differenza è meno marcata. Tuttavia, la crescita del commercio di un settore strategicamente rilevante, come quello dei prodotti dual use, pone sfide in termini di tracciabilità e trasparenza.

Complessivamente, è evidente come gli Stati Uniti si confermano il principale fornitore soprattutto di armi e mezzi militari per l’Europa. Nel 2024, armi e prodotti dual use di origine americana coprivano rispettivamente circa il 30% e circa l’8.5% del totale delle importazioni europee in questi settori. Ancora più significativo è il trend dell’ultimo decennio: nel settore delle armi e dei mezzi militari, la quota di importazioni dall’America è cresciuta di dieci punti percentuali, segnalando una dipendenza crescente dell’UE dai fornitori statunitensi.


Conclusioni: tra opacità e trasparenza

Il commercio di armi tra UE e USA rimane un settore caratterizzato da scarsa trasparenza e complessità normativa. Tra triangolazioni commerciali, discrepanze nei dati e regolamenti poco chiari, la piena comprensione dei flussi reali risulta spesso sfuggente.

Il metodo Mirror Flow rappresenta un valido strumento di analisi, consentendo di individuare anomalie nei dati e fornire una prospettiva più chiara sulle dinamiche commerciali. Tuttavia, la natura stessa del settore della difesa, con le sue esigenze di segretezza e sicurezza nazionale, pone limiti alla piena trasparenza.

Il monitoraggio costante e un’analisi approfondita dei dati restano strumenti fondamentali per fare luce su un mercato in continua evoluzione, che ha un impatto significativo sugli equilibri geopolitici mondiali.