Trump e i nuovi dazi del 2025: l’elenco dei prodotti esenti
Pubblicato da Simone Zambelli. .
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Dopo l’annuncio del 2 aprile con cui l’amministrazione Trump ha introdotto un nuovo ordine esecutivo sui dazi verso tutti i partner commerciali, l’attenzione di analisti e osservatori si è concentrata sulle possibili reazioni dei Paesi coinvolti e sulle conseguenze per l’economia globale.
La risposta dei mercati è stata estremamente negativa: tutte le borse mondiali hanno registrato forti ribassi, così come i prezzi delle commodity e persino dell’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio.
L’impatto degli eventi è stato così rilevante da far passare in secondo piano l’analisi dettagliata dei provvedimenti annunciati, che finora sono stati poco esaminati nei loro contenuti specifici.
In particolare, ci pare possa essere di particolare interesse il cosidetto Annex II all'ordine esecutivo "Regulating Imports with a Reciprocal Tariff to Rectify Trade Practices that Contribute to Large and Persistent Annual United States Goods Trade Deficits” (sezione 3, paragrafo b). Questo allegato include infatti una lista di oltre 1000 prodotti che risultano esenti dai dazi introdotti il 2 aprile. Questo articolo riporta una prima esamina di questi prodotti esenti.
Una visione d'insieme dei dazi 2025
L’infografica mostra l’evoluzione degli ordini esecutivi statunitensi del 2025 relativi ai dazi commerciali introdotti dall’amministrazione Trump, con particolare riferimento alle misure attuate tra febbraio e aprile.

Fonte: ExportPlanning
Il focus centrale è sulle nuove misure tariffarie dei primi mesi del 2025, culminate nel pacchetto di dazi annunciato il 2 aprile, che segna una svolta particolarmente aggressiva nella politica protezionistica degli Stati Uniti. Si assiste infatti a un progressivo ampliamento dei settori e dei paesi coinvolti. A febbraio sono stati introdotti dazi mirati con azioni ad hoc verso particolari partner commerciali, con un dazio del 10% aggiuntivo sulle importazioni dalla Cina e un 25% su quelle da Canada e Messico (tuttavia per questi ultimi vi sono una serie di esenzioni valide per i prodotti che rientrano nel perimetro dell’accordo UMSCA secondo le Regole di Origine).
A marzo è stata la volta delle materie prime strategiche, con l’introduzione di un dazio del 25% su acciaio e alluminio.
Come illustrato negli articoli “La guerra commerciale dell’acciaio: dal 2018 alla nuova fase del 2025” e “Effetti dei dazi commerciali sui prezzi dell’alluminio”, quest'ultimo provvedimento ha provocato un aumento dei prezzi dell’acciaio e dell’alluminio negli Stati Uniti, creando un divario rispetto ai prezzi praticati nel resto del mondo.
Una dinamica simile si è osservata anche per il rame: inizialmente, i mercati avevano anticipato l’inclusione di questo metallo nei dazi del 2 aprile, spingendo verso l’alto le quotazioni al Chicago Mercantile Exchange (CME). Tuttavia, una volta confermata l’esclusione del rame dalle misure tariffarie, il suo prezzo sul CME ha iniziato a ridursi, avvicinandosi nuovamente ai livelli registrati al London Metal Exchange (LME).
Sempre a marzo, un altro dazio del 25% ha inoltre colpito le importazioni di petrolio dal Venezuela, segno di una volontà di disaccoppiamento anche sul piano energetico, oltre che politico.
Infine il 2 aprile, è stato annunciato il pacchetto di misure che rappresenta il cuore della strategia tariffaria 2025 in quello che l'amministrazione americana ha ribattezzato come il "Liberation Day".
L'ordine esecutivo annunciato dall'amministrazione USA ha introdotto un dazio generalizzato del 10% su tutte le importazioni americane, senza distinzione di origine, un atto che ha ufficialmente posto un segno di rottura inequivocabile con i valori del libero scambio. Lo stesso ordine esecutivo ha contestualmente implementato i cosiddetti “dazi reciproci”, pensati per colpire maggiormente quei paesi con un ampio surplus commerciale nei confronti degli USA, prevedendo nei confronti della UE un dazio del 20%.
Tuttavia, la misura concede un’ampia esenzione a oltre 1000 prodotti, tra cui figurano farmaci, semiconduttori, legname, metalli e prodotti chimici. Queste deroghe sembrano rispondere a due logiche: da un lato, evitare impatti su settori critici e dall'altro, contenere il potenziale rialzo dei costi per le imprese e i consumatori americani.
Negli stessi giorni di quest'ultima azione tariffaria sono inoltre entrati in vigore le tariffe sull’automotive, con un dazio del 25% che interessa non solo le vetture finite, ma anche le componenti importate. Una misura pesante, che potrebbe avere effetti dirompenti su una filiera produttiva altamente globalizzata.
I prodotti esenti dai dazi
A questo punto è utile analizzare più da vicino quali siano i settori che hanno beneficiato maggiormente dell’esenzione dalle misure tariffarie imposte dall’amministrazione Trump.
Per offrire una visione più chiara e strutturata della composizione merceologica dei prodotti esentati, abbiamo messo in relazione l’elenco puntuale di questi prodotti con la classificazione settoriale di ExportPlanning. Questo raccordo consente di aggregare le informazioni in chiave settoriale, facilitando l’interpretazione dell’impatto dei dazi.
La tabella seguente mostra i settori ExportPlanning con il maggior numero di prodotti esenti, indicando per ciascuno la percentuale di voci doganali non colpite dai dazi. I settori sono stati ordinati in base alla quota di esenzione, partendo da quelli con la percentuale più elevata.
Codice ExportPlanning | Descrizione | Nr. Prodotti esenti | Nr. Prodotti non esenti | Share (%) |
---|---|---|---|---|
A2.21 | Prodotti petroliferi e derivati del carbone | 95 | 0 | 100 |
A2.12 | Rame | 92 | 0 | 100 |
B3.13 | Fogli e pannelli a base di legno | 196 | 8 | 96 |
A1.11 | Materie prime energetiche | 20 | 1 | 95 |
B3.11 | Legno tagliato | 144 | 9 | 94 |
A1.31 | Legname grezzo | 78 | 12 | 87 |
E4.11 | Farmaci | 113 | 21 | 84 |
B5.41 | Prodotti farmaceutici di base | 172 | 68 | 72 |
A1.22 | Minerali per l'industria chimica | 13 | 7 | 65 |
A1.21 | Minerali metalliferi | 35 | 25 | 58 |
A2.16 | Metalli preziosi | 19 | 14 | 58 |
A2.15 | Nickel e altri metalli non ferrosi | 44 | 52 | 46 |
E2.61 | Libri ed altri prodotti di attività creative | 34 | 54 | 39 |
A1.33 | Gomma naturale e altri prodotti non legnosi | 16 | 26 | 38 |
B4.83 | Getti di fonderia | 12 | 20 | 38 |
A2.14 | Piombo, zinco e stagno | 8 | 14 | 36 |
A2.23 | Prodotti chimici di base inorganici | 91 | 179 | 34 |
D1.12 | Parti di computer e altre macchine per ufficio | 13 | 28 | 32 |
A2.31 | Materie plastiche in forme primarie | 33 | 74 | 31 |
Fonte: ExportPlanning
Ciò che emerge con maggiore evidenza è che alcuni settori strategici sono stati quasi completamente esclusi dalle nuove misure. In particolare, l’energia elettrica, i prodotti petroliferi e il rame presentano un’esenzione totale, con il 100% dei prodotti non colpiti dai dazi. Queste esclusioni suggeriscono una precisa volontà di non incidere su input critici per la competitività del sistema produttivo americano, difficilmente sostituibili nel brevissimo periodo.
Subito dopo troviamo comparti legati al legno e alle materie prime energetiche, anch’essi con livelli molto alti di esenzione (tra il l’87% e il 96%).
Anche il settore farmaceutico mostra una protezione significativa, con l’84% dei farmaci esentati e il 72% per i prodotti farmaceutici di base, indice dei fortissimi legami di filiera esistenti con il resto del mondo, e in particolare con la UE.
A seguire, troviamo i settori relativi ai minerali e ai metalli preziosi, che pur non essendo tra i più tutelati, registrano comunque una quota significativa di prodotti esenti, con percentuali comprese tra il 50% e il 60%. Questo suggerisce una strategia più cauta da parte dell’amministrazione: da un lato, si riconosce l’importanza di queste materie prime per l’industria nazionale, dall'altro, non si rinuncia del tutto all’uso dello strumento tariffario per incentivare una maggiore autonomia produttiva.
Il confronto con il trattamento riservato ad acciaio e alluminio, citati in precedenza, è emblematico. In quei casi, la volontà di rafforzare la produzione interna è stata evidente e decisa, attraverso l’introduzione di dazi pieni. Per altri materiali, invece – come rame, metalli preziosi e minerali industriali – l’approccio è stato più cauto.
Nel complesso, la tabella mostra come le esenzioni dai dazi del 2 aprile non siano state distribuite in modo omogeneo, ma abbiano seguito una logica selettiva, orientata a salvaguardare settori sensibili per l’approvvigionamento energetico e alcune filiere industriali chiave.
Conclusioni
La politica commerciale dell’amministrazione Trump punta a rilanciare la produzione interna americana usando i dazi come leva per limitare le importazioni e riequilibrare i rapporti con i partner esteri.
L’esclusione di alcuni settori chiave – come energia, farmaci e rame – mostra però un approccio selettivo per il momento: da un lato si proteggono comparti ritenuti strategici, dall’altro si evita di colpire beni essenziali per l’economia e la competitività delle imprese americane.
Questa combinazione di protezione e flessibilità rende la strategia più complessa di una semplice chiusura protezionista. Tuttavia, le misure rischiano di creare instabilità sui mercati globali, alimentare tensioni commerciali e mettere sotto pressione l’attuale equilibrio del sistema di scambi internazionale.