Improvviso recupero dell'euro
Pubblicato da Luigi Bidoia. 31 Dicembre 2016.
Cambio Tassi di cambioL'ultima settimana del 2016 si chiude con un improvviso recupero dell'euro sul dollaro. Come si può vedere dal grafico qui riportato (si osservi che i cambi in questo articolo sono espressi tutti verso l'euro), il cambio dollaro/euro, dopo essere sceso sotto la soglia di 1.04 (sia martedì 20 che mercoledì 28 dicembre), è risalito negli ultimi due giorni sopra a valori di 1.05. I commenti degli analisti sono improntati nel ritenere questo recupero come un effetto casuale, dovuto ai relativamente bassi volumi di scambio che caratterizzano i mercati finanziari nei giorni finali dell'anno. Si segnala, tuttavia, che il recupero dell'euro è stato generalizzato nei confronti di quasi tutte le valute monitorate in questa rubrica. Questo movimento generalizzato suggerisce di non rubricare immediatamente come outlier la dinamica dell'euro degli ultimi giorni, ma di attendere le prossime settimane per verificare se continuerà o meno la fase di deprezzamento dell'euro, che lo ha portato, nell'arco di 3 mesi, a scendere da 1.12 dollari per euro a valori inferiori a 1.04 e che potrebbe continuare fino a riportare in parità le due valute.
Il Real brasiliano e il
Rand sudafricano figurano tra le poche valute che si sono apprezzate
verso l'euro anche nell'ultima settimana dell'anno, a conferma di una loro specificità.
Nel corso del 2016, il primo si è apprezzato nei confronti dell'euro di oltre il 20%,
il secondo di quasi il 15%.
Naturalmente la dinamica di quest'anno deve essere letta come recupero rispetto
al forte deprezzamento subito dalle due valute nel 2015.
Assieme al Rublo russo (apprezzatosi del 20% nel corso del 2016 verso l'euro),
queste valute rappresentano tre casi di relativo successo della politica monetaria.
Essa è stata in grado, infatti, di tenere sotto controllo l'inflazione,
dopo una fase di forte svalutazione che, se protratta,
avrebbe potuto generare crescenti squilibri economici.
Il Brasile e la Russia, con tassi di interesse praticati dalle banche centrali
rispettivamente del 14% e del 10%, sono riusciti ad imbrigliare la dinamica dei prezzi,
riducendo l'inflazione da oltre il 10% nel 2015 a valori che si stanno avvicinando al 5%.
Il Sudafrica, con tassi di interesse prossimi al 7%, è riuscito ad evitare una infiammata dei prezzi,
mantenendo l'inflazione su un intorno del 6%.
Tra le diverse valute analizzate in questa rubrica,
la Corona svedese è una tra quelle che presentano le maggiori difficoltà interpretative.
Come risulta dal grafico sotto riportato,
la Corona ha registrato un fase di progressivo indebolimento nel corso dell'autunno,
fino a superare a novembre il livello di 10 corone per euro.
Il fattore determinante questa dinamica è stato il differenziale dei tassi di interesse
rispetto ai tassi delle principali valute mondiali.
Dall'inizio del 2016, il tasso praticato dalla Riksbank (banca centrale svedese)
sui prestiti a breve alle banche è del -0.5%.
Nella fase in cui si sono generate aspettative di aumento dei tassi americani,
poi verificatesi alla fine di quest'anno,
la Corona si è progressivamente deprezzata.
All'indomani della decisione della Riksbank di fine ottobre di mantenere invariato il tasso di riferimento
a -0.5% (a fonte di aspettative di un suo aumento),
il cambio delle Corona ha accusato una accelerazione nella sua dinamica di indebolimento,
fino ad arrivare l'11 novembre a superare la soglia di 10 corone per euro.
Il superamento di questa soglia ha portato i mercati finanziari a valutare che la Corona
si fosse eccessivamente deprezzata e che, a quei prezzi, potesse essere conveniente acquistare Corone,
scommettendo su un futuro apprezzamento della valuta.
Si è avviata così una fase di rafforzamento della Corona svedese
che ha trovato sostegno nei successivi dati di riduzione del deficit commerciale svedese
e di aumento dell'inflazione verso l'obiettivo perseguito dalla Riksbank.
Sostenuta da questi fattori, la Corona svedese ha chiuso l'anno a 9.55 corone per euro,
recuperando quasi interamente i valori che l'avevano caratterizzata nella prima parte del 2016.
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