La richiesta del settore Food nei paesi emergenti
I paesi emergenti nell'area europea e asiatica sono i principali importatori di agroalimentare italiano
Pubblicato da Annalisa Vignoli. 27 Novembre 2017.
Siulisse Agroalimentare Europa Mercati emergenti Data visualization Analisi Mercati EsteriDopo aver analizzato i principali paesi industrializzati trainanti
le importazioni agroalimentari dall'Italia (leggi l'articolo),
in questo articolo metteremo in luce la panoramica dei mercati emergenti trainanti e frenanti
l'agroalimentare italiano.
Sulla base dei dati StudiaBo relativi ai primi nove mesi dell'anno e disponibili
nei datamart Congiuntura WLD del Sistema Informativo Ulisse,
è possibile una disamina delle recenti performance sui mercati esteri del settore Agroalimentare italiano.
Nel grafico sotto presentato, sono riportati i principali paesi emergenti che hanno importato
agroalimentare dall'Italia nei primi 3 trimestri del 2017.
Agroalimentare: confronto tra le performance italiane e mondiali sui paesi emergenti
Grafico interattivo - al posizionamento del mouse su un mercato, visualizza le informazioni ad esso relative
Agroalimentare: Paesi emergenti trainanti
L'Europa UE è la meta principale delle esportazioni
italiane di Agroalimentare. Secondo i dati del
Sistema Informativo Ulisse il 60% delle richieste
del settore agroalimentare italiano,
nei primi nove mesi dell'anno, sono arrivate dai paesi UE.
Il principale partner commerciale,
tra i paesi emergenti, è la Polonia che nel 2016 ha importato 700 milioni di euro
di prodotti Food dall'Italia (+9.2% per l'export
italiano, a fronte del +2.7% dell'insieme dei concorrenti).
Sempre nell'area UE, si segnalano le performance
positive e più favorevoli della media dei competitori sui mercati emergenti di Lituania
(+10.3% per l'export
italiano, a fronte del +34.6% dell'insieme dei concorrenti), Estonia (+28.9% per
le vendite dall'Italia,
contro il +17% del totale competitori), Croazia (+25.4% per le vendite italiane,
contro il +7.7% del
totale concorrenti), Ungheria (+9.2% per le vendite italiane,
contro il +6.6% del
totale concorrenti) e Repubblica Ceca.
Da rilevare, inoltre, le performance particolarmente accelerate dell'export italiano di Agroalimentare –
più favorevoli del totale dei concorrenti - sui mercati emergenti dell'area Europa NON UE:
su tutti, si segnala il
risultato di crescita della Russia (+28.1% per le vendite italiane,
contro il +19.3% del
totale concorrenti) e della
Turchia (+25.4% per le vendite italiane,
contro il +7.7% del
totale concorrenti).
Molto positive anche le performance delle vendite italiane di Agroalimentare,
superiori dell'insieme dei concorrenti,
dell'America Latina: Brasile(+31.7% per le vendite italiane,
contro il +4.1% del
totale concorrenti) , Cile (+59.8% per le vendite italiane,
contro il +19.1% del
totale concorrenti), Argentina (+44% per le vendite italiane,
contro il +16.5% del
totale concorrenti) e Colombia (+16.6% per le vendite italiane,
contro il +9.3% del
totale concorrenti).
Andamenti positivi dell'export italiano settoriale hanno infine interessato i mercati asiatici,
soprattutto con riferimento alla Cina (dove le vendite italiane risultano in aumento
di 19.4 punti percentuali, contro il +9.4% della media dei competitori) e Taiwan
(+13.1%, a fronte del +8.2% dell'insieme dei competitori).
Meno dinamiche della media dei concorrenti, invece,
le performance - comunque positive - delle vendite italiane in India, Vietnam e Malesia.
Agroalimentare: Paesi emergenti frenanti
La principale area di mercato frenante l'export italiano di Agroalimentare nei primi 9 mesi
dell'anno è rappresentata dal Medio Oriente, che ha segnato un calo complessivo
delle vendite dall'Italia dovuto principalmente alle negative
performance – peggiori della media dei competitori - sui mercati di Egitto (-46.2% tendenziale),
Arabia Saudita
(-15%), Emirati Arabi Uniti (-7.5%), Oman e Kuwait.
Di particolare interesse è il caso dell'Egitto, dove le importazioni complessive di prodotti
agroalimentari sono crollati del 23% e le esportazioni italiane del 46%. Il fattore determinante
di questa debacle è stata la forte svalutazione subita dalla Lira egiziana.
Le tensioni geo-politiche e il conseguente crollo del turismo in Egitto, hanno indotto la Banca
Centrale del paese -nel mese di novembre del 2016- ad abbandonare il peg che la Lira egiziana
deteneva con il dollaro, al fine di adeguare la valuta locale ai fondamentali economici del Paese.
Il caso dell'Egitto è quindi un evento emblematico, in quanto, mostra quanto importante sia la
forza del tasso di cambio per valutare attrattività di un mercato di esportazione.
L'Egitto, infatti, negli ultimi 3 anni ha avuto una crescita economica relativamente sostenuta
(superiore al 4% annua sia nel biennio 2015-2016, sia nell'anno corrente).
La forte svalutazione subita dalla Lira egiziana tra la fine del 2016 e l'inizio di
quest'anno, però, ha fatto crollare il potere d'acquisto del Paese nei confronti
dell'area euro, impattando negativamente sulle importazioni del Paese.
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