Le esportazioni italiane registrano i maggiori tassi di crescita tra i principali competitori

Pubblicato da Luigi Bidoia. 27 Aprile 2018.

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Nella banca dati Siulisse sono disponibili le pre-stime sulle importazioni degli Stati Uniti nel primo trimestre del 2018. Se misurate in dollari, le importazioni sono aumentate ad un tasso prossimo al 10% rispetto al corrispondente periodo del 2017, confermando la dinamica registrata alla fine dello scorso anno. Per effetto del deprezzamento del dollaro, le importazioni misurate in euro sono diminuite del 5%.
In questo articolo ci soffermeremo sulla diversa dinamica delle importazioni provenienti dai diversi paesi partner.

Importazioni in dollari degli Stati Uniti per paese partner


Nel grafico i diversi paesi competitori sono posizionati sulla base del tasso di variazione delle loro esportazioni negli Stati Uniti nel 2017 e nel primo trimestre 2018. La dimensione dei cerchi associati a ciascun competitore è proporzionale al valore delle sue esportazioni verso gli USA nel 2017 (posizionandosi con il mouse sopra ciascun cerchio è possibile visualizzare i dati relativi al competitore selezionato).

Italia e Cina si contendendono il primo posto per crescita delle esportazioni

Dopo aver registrato un tasso di crescita in dollari superiore al 10% nel 2017, nel primo trimestre di quest’anno le esportazioni italiane verso il mercato americano sono nettamente accelerate, avvicinandosi al 20% (per un'analisi settoriale dei risultati dell'Italia, si veda l'articolo USA I trimestre 2018: l’export italiano in fuga). Molto simile risulta la dinamica registrata dalla Cina, ma leggermente inferiore a quella italiana.
Solo India e Taiwan si avvicinano alle performance di Italia e Cina. Molto più distanziati risultano gli altri competitori UE, con la Germania che, dopo un deludente 2017 (a causa degli effetti del dieselgate), accelera solo a poco più del 10% e la Francia che accusa una decelerazione.

Cina e partner Nafta dominano gli scambi con gli Stati Uniti.

L’analisi della dimensione dei diversi cerchi consente di evidenziare come tre paesi partner dominino le esportazioni verso gli Stati Uniti: la Cina - con oltre 500 miliardi nel 2017 - guida la graduatoria, seguita da Messico e Canada, con circa 300 miliardi ciascuno.
Seguono, distanziati, Giappone e Germania, con poco più di 100 miliardi ciascuno.

Se si considera che Cina, Canada e Messico rappresentano assieme oltre la metà delle importazioni americane, è evidente quanto il deficit commerciale degli Stati Uniti rifletta anche le politiche di delocalizzazione attuate dalle imprese americane a cavallo del secolo e finalizzate a beneficiare dei bassi costi del lavoro di Cina e Messico e dell’integrazione industriale con il Canada. In questa situazione, una guerra commerciale degli Stati Uniti con i principali partner commerciale potrebbe produrre più danni all’economia americana di quanti non derivino dal suo elevato deficit di partite correnti. E’ probabile, quindi, che le attuali politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump non vadano oltre a qualche azione riguardante casi mirati.

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