Le tensioni all’interno dell’UE indeboliscono le valute dei paesi Visegrad

Pubblicato da Alba Di Rosa. 29 Giugno 2018.

Cambio Europa Mercati emergenti Tassi di cambio

Una delle tendenze degli ultimi mesi è il progressivo indebolimento delle valute del gruppo di Visegrad, appellativo con il quale si fa riferimento all’alleanza di 4 paesi dell’Europa orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) costituita nel 1991 nell’omonima città ungherese.
Ad esclusione della Slovacchia, che nel 2009 ha adottato l’euro, i restanti 3 paesi continuano ad avere proprie valute, le quali hanno registrato negli ultimi mesi un deprezzamento più o meno rilevante rispetto alla moneta unica: si spazia dal 2.7% della Corona ceca ad oltre il 6% per il Fiorino ungherese, passando per il 4.8% dello Zloty polacco.

Tasso di cambio Forint Ungherese verso l'euro

La valuta polacca e quella ungherese tra i peggiori performer degli ultimi mesi in Europa orientale.

Tasso di cambio Zloty Polacco verso l'euro
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Polonia e Ungheria

A livello politico, ciò che accomuna Polonia e Ungheria sono le posizioni di destra dei loro attuali governi, che si esprimono in manifestazioni di euroscetticismo, nazionalismo e rigidità nei confronti dei migranti. A capo del governo ungherese è stato confermato Orban ad aprile 2018 (Fidesz), mentre il governo polacco è guidato da Morawiecki, del partito Law and Justice.

Il deprezzamento delle due valute est-europee si inserisce in un quadro complesso, caratterizzato da un mix di tensioni a livello europeo, alcune debolezze economiche interne, scelte di politica monetaria accomodante e un contesto finanziario globale di fuga dalle economie emergenti. In questo quadro, i tassi di cambio possono essere letti come termometro della situazione economico-politica, nonché delle tensioni in atto.

  • Il fronte europeo

Tra i temi attualmente in corso di dibattito a livello europeo c’è il bilancio UE 2021-2027: a maggio sono state pubblicate le nuove regole per l’assegnazione dei fondi per lo sviluppo regionale e le politiche di coesione, con le quali Ungheria e Polonia rischiano di perdere parte di quelle risorse che hanno incentivato fortemente il loro sviluppo1.
Altra tematica calda e di interesse per i due paesi è quella dei migranti, fonte di particolare tensione nell’ultimo mese e oggetto di discussione al Consiglio Europeo del 28-29 giugno2.

  • La situazione economica interna

Nonostante alcuni flebili segnali di debolezza, le economie polacca e ungherese sono complessivamente in ottima salute, grazie alla forte crescita di cui hanno goduto dall’uscita dal blocco sovietico, e che perdura tuttora.
Il tasso di crescita del PIL ungherese ha registrato un +4.4% nel 1° trimestre 20183; allo stesso modo la Polonia vanta tassi di crescita sempre positivi dal ‘92, ed un +4.5% nel 2017. La disoccupazione è molto bassa in entrambi i paesi, dell’ordine di grandezza del 5%, e il FMI prevede un’ulteriore diminuzione negli anni a venire.

Benché il debito pubblico sia relativamente contenuto in entrambi i paesi, essi risultano dipendenti dal debito estero, che per l’Ungheria supera il 100% del PIL – la stragrande maggioranza del quale contratto in valuta estera; questo valore scende al 72% nel caso della Polonia (fonte: World Bank). Entrambi i paesi risultano quindi sensibili di fronte ad un deprezzamento e all’aumento degli oneri sul debito.

Polonia e Ungheria si differenziano invece a livello di inflazione, che per la prima risulta attualmente al di sotto delle attese (1.7% a maggio secondo la banca centrale polacca), mentre in Ungheria nello stesso periodo è risultata poco al di sotto del target del 3%.

  • Politiche monetarie accomodanti

In relazione ai quadri macroeconomici delineati, le banche centrali dei due paesi nei meeting di politica monetaria di giugno hanno ritenuto opportuno mantenere inalterati i bassi tassi d’interesse4, confermando un approccio accomodante. Non si sono quindi adottate contromisure per combattere il deprezzamento valutario.
Queste scelte sono motivate dalla volontà di raggiungere il target inflazionistico in modo sostenibile, per l’Ungheria, e dalla soddisfazione per l’attuale performance economica per la Polonia; a ciò si aggiunge la volontà di non discostarsi troppo dall’approccio dei vicini dell’Eurozona.

  • Rialzo dei tassi USA

Come osservato per il Sudafrica, altra inevitabile ragione dell’indebolimento delle valute degli emergenti registrato negli ultimi mesi è il rialzo dei tassi USA, cominciato proprio ad aprile 2018 così come il deprezzamento, tra le altre, delle valute del gruppo di Visegrad.


Note:
1. I nuovi criteri di assegnazione non saranno basati soltanto sul PIL, ma anche sulla necessità di combattere la disoccupazione giovanile e il cambiamento climatico, nonché sull’accoglienza dei migranti.
2. L’esito del summit di ieri è stato favorevole alle posizioni polacca e ungherese, perché la prima accoglienza dei migranti da parte degli stati membri è stata decretata su una base di volontarietà.
3. Variazione tendenziale.
4. Base rate della banca centrale ungherese pari a 0.9%; reference rate della banca centrale polacca pari a 1.5%.

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