Rupia indonesiana: ritorno al passato?
La banca centrale e il governo di Jakarta in prima linea contro l’indebolimento valutario
Pubblicato da Alba Di Rosa. 07 Settembre 2018.
Cambio Asia Mercati emergenti Tassi di cambio
Paese più popoloso del sud-est asiatico e suo principale motore economico, l’Indonesia negli ultimi
quattro decenni ha registrato tassi di crescita del PIL costantemente positivi, procedendo negli ultimi
anni a ritmi del 5%.
In questa lunga serie storica col segno più, l’unico anno che fa eccezione è il 1998, quando il paese
fu coinvolto nella cosiddetta crisi finanziaria asiatica. Tale evento causò una forte svalutazione
della moneta: si toccò la soglia delle 15 000 Rupie per dollaro, che da allora è rimasta
fortemente impressa nella memoria del paese.
Trascinata nella crisi degli emergenti e nelle vendite massive che hanno colpito i relativi titoli, l’Indonesia è tornata agli onori della cronaca negli ultimi mesi per il progressivo indebolimento della sua valuta, che a metà settimana si è di nuovo avvicinata alla temuta soglia.
La Rupia torna sui livelli del 1998
Il grafico mostra la dinamica dell’indebolimento verificatosi negli ultimi 12 mesi, laddove si evidenzia una particolare accelerazione da fine agosto. Nel complesso, dall’inizio del 2018 la valuta ha perso il 10% del suo valore rispetto al dollaro.
Le cause
Benché la causa scatenante di questo rapido indebolimento sia l’incertezza globale che sta coinvolgendo
i paesi emergenti, non mancano fattori di natura interna per i quali la Rupia si è ritrovata facile
preda di questo contagio.
Primo fra tutti è da annoverare il saldo delle partite correnti negativo: -3% del PIL nel II
trimestre 2018 ed in peggioramento rispetto all’anno precedente.
Altro fattore che rende la Rupia particolarmente esposta alle turbolenze internazionali è il debito estero che, nonostante sia cresciuto più lentamente nel II trimestre di quest’anno rispetto al precedente, risulta comunque pari, nel complesso, a circa il 35% del PIL.
Le azioni dei policy-makers
In questo contesto, la Bank Indonesia (BI) sta mostrando una forte determinazione nel sostenere la stabilità macroeconomica e valutaria. Da maggio sono stati portati avanti 4 rialzi del tasso d’interesse di riferimento, passando dal 4.25% di maggio al 5.5% alla data odierna. Le parole del governatore della banca centrale hanno inoltre lasciato presagire che a settembre potrebbe verificarsi un nuovo rialzo, sulla base dei prossimi sviluppi economici.
Altro strumento a cui la BI sta ricorrendo è la vendita riserve di valuta estera, che sono scese di più di 10 miliardi di dollari da gennaio ad agosto. Al momento sono a quota 117.9 miliardi, valore che la banca centrale considera sufficiente per la sostenibilità del quadro macroeconomico e finanziario.
Anche il governo indonesiano è entrato in campo per combattere la svalutazione della Rupia, con azioni amministrative volte a stimolare le esportazioni e ridurre le importazioni, per migliorare il saldo della bilancia commerciale. Allo stesso fine, il governo di Jakarta sta valutando la possibilità di aumentare le tariffe su un gruppo di beni di consumo; potrebbe però trattarsi di un’arma a doppio taglio, correndo il rischio di deprimere la domanda interna.
Nonostante i focolai di tensione siano dunque molteplici, non da ultima la campagna elettorale che sta
per iniziare in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, la situazione in Indonesia
sembra meno critica di quella fronteggiata nel 1998.
Il deprezzamento in atto in questi mesi è infatti stato graduale, contrariamente a quello
avvenuto tra il ‘97 e il ‘98. L’inflazione, inoltre, risulta sotto controllo, pari ad
agosto al 3.2% ed inferiore a quella osservata negli ultimi 2 anni.
L’attenzione delle autorità resta comunque alta. E anche l’Indonesia ci dimostra che “When America
sneezes, the whole world catches a cold”.
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