Segnali di crisi: Lira turca e Rand sudafricano
La Turchia agisce a sostegno della Lira; il Sudafrica entra in recessione.
Pubblicato da Alba Di Rosa. 14 Settembre 2018.
Cambio Siulisse Mercati emergenti Lira turca Tassi di cambio
La protagonista incontrastata di questa settimana nel mondo dei cambi è, ancora una volta, la
Lira turca. Il paese torna a far parlare di sé per due forti mosse
operate dalla Central Bank of Turkey (TCMB) e dal governo di Ankara nella giornata di ieri,
indicative di una situazione di tensione ormai giunta al culmine.
Lo scopo di entrambi i provvedimenti è quello di contrastare il collasso della valuta nazionale che
mercoledì, giorno precedente alla loro emanazione, ha chiuso a quota 6.37 Lire per dollaro (-38% in
termini di valore effettivo rispetto all’inizio del 2018).
TCMB stringe sui tassi: +625 bps
La banca centrale, in controtendenza rispetto alla volontà dichiarata del presidente, ha portato avanti
una stretta nel tasso d’interesse di riferimento1, passando dal 17.75 al 24%.
Questa scelta è stata motivata dalla preoccupante dinamica dell’inflazione che, dopo aver
viaggiato sopra quota 10%
nei primi 4 mesi del 2018, ha visto una pericolosa accelerazione nel
periodo successivo, fino a toccare il 17.90% su base annua ad agosto.
L’istituto centrale turco non ha escluso la possibilità di ulteriori rialzi, qualora la dinamica
inflazionistica non mostrerà un apprezzabile miglioramento.
Erdogan spinge la Lira: no ai contratti in valuta estera
Il decreto promulgato da Erdogan riguarda invece il divieto di utilizzare valuta estera per condurre business in Turchia, e il conseguente obbligo di convertire i contratti attualmente in essere in Lire turche, entro 30 giorni. Nonostante l’esenzione garantita alla categoria degli importatori e degli esportatori, il decreto tocca comunque una larga fascia della popolazione visto che in Turchia, data la volatilità della Lira, dollaro e euro sono comunemente utilizzati nelle transazioni interne. L’evidente scopo del provvedimento è quello di aumentare la domanda di valuta nazionale per sostenerla.
Questo insieme di provvedimenti ha sortito, quantomeno nell’immediato, gli effetti sperati, portando ad un significativo recupero del 4% rispetto al dollaro.
Aria di crisi in Sudafrica
Un altro paese da cui giungono segnali di difficoltà è il Sudafrica. Il progressivo indebolimento del Rand si fa infatti portavoce di un quadro economico precario, ed in peggioramento rispetto agli ultimi mesi.
Il 5 settembre il tasso di cambio ha superato i 15.5 Rand per dollaro, riavvicinandosi pericolosamente a quota 16, il massimo deprezzamento raggiunto negli ultimi 18 anni2. Nei giorni successivi la valuta si è lievemente rafforzata, tornando sui livelli di metà agosto.
La questione valutaria si inserisce in una quadro economico precario: a inizio settembre Statistics
South Africa, l’istituto statistico centrale del paese, ha annunciato una contrazione del PIL
nazionale per il secondo trimestre consecutivo. Dopo una caduta nel I trimestre pari al -2.2%
(poi rivista al -2.6%), anche il II trimestre si è chiuso col segno meno (-0.7% su base annua,
rispetto al corrispondente periodo del 2017). Due trimestri consecutivi di variazione del PIL reale
negativa sono riconosciuti come segnale di recessione.
Si conferma quindi la performance economica debole registrata a inizio 2018, principalmente dovuta,
in questo caso, ad una decelerazione dell’attività economica nei settori dell’agricoltura, dei
trasporti, del commercio, manifatturiero e ad una riduzione della spesa governativa.
Note:
1. One week repo auction rate
2. È possibile trovare una serie storica completa del tasso di cambio del Sudafrica dal 2000 nel
Sistema Informativo Ulisse, DW Ambiente Macroeconomico.
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