India: back to normal?
Crescita economica alle stelle e crollo della Rupia
Pubblicato da Alba Di Rosa. 21 Settembre 2018.
Cambio Mercati emergenti Tassi di cambio
Poche settimane fa, l’Ufficio Statistico Centrale indiano ha rilasciato
i dati sul prodotto interno lordo del paese nel I trimestre 2018.
Con una notevole crescita dell’8.2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente,
l’India si aggiudica il ruolo di fastest-growing economy, sorpassando la rivale cinese.
All’entusiasmo dal punto di vista macroeconomico si associa però una situazione
più preoccupante dal lato monetario: proprio questa settimana, infatti,
la Rupia indiana ha toccato il massimo storico di quasi 73 rupie per dollaro,
coronando una fase di deprezzamento ormai in atto da mesi.
Guardando al lungo periodo, si nota una costante tendenza della valuta indiana all’indebolimento,
fatto salvo un isolato periodo di apprezzamento dal 2013 al 2017.
L’attuale fase di deprezzamento ha avuto inizio a metà 2017,
come descritto in
questo articolo.
Ciò che è emerso nell’ultimo mese è un’accelerazione di questa dinamica,
che ha portato la valuta a perdere quasi il 5% del suo valore rispetto al dollaro.
Secondo il Big Mac Index dell’Economist, ad oggi la Rupia risulta sottovalutata
del 14% rispetto al biglietto verde.
Le ragioni alla base del deprezzamento
Il problema cruciale per il paese è il suo ampio deficit delle partite correnti, che nel I trimestre 2018 è risultato pari al 2.4% del PIL, in crescita in termini assoluti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’aumento nel deficit è interamente riconducibile al saldo merci negativo, mentre è positivo il saldo dei servizi (software, principalmente) e quello dei trasferimenti esteri (rimesse degli emigranti).
In una economia aperta, i deflussi di valuta estera dovuti alle partire correnti
devono essere compensati da altrettanti capitali esteri in ingresso nel paese,
pena la riduzione delle riserve o il deprezzamento della moneta.
Nella prima parte del 2018, invece, gli investimenti diretti esteri (FDI) verso l'India
sono diminuiti rispetto allo scorso anno, a causa del clima di incertezza che
ha colpito le economie emergenti. Fino a luglio, i minori investimenti in entrata
ed il permanere di un deficit elevato delle partite correnti ha portato la Reserve Bank of India (RBI)
ad intervenire sul mercato dei cambi acquistando rupie.
Benché la riduzione delle riserve di valuta estera mei mesi centrali dell'anno
possa far pensare ad una banca centrale che punta a sostenere la propria valuta,
non sembra che l'azione della RBI segua una precisa politica valutaria.
Infatti, da agosto, essa non è più intervenuta,
accettando una accelerazione del deprezzamento della rupia, salvo poi
intervenire in modo più energico a settembre, sulla soglia delle 72 rupie per dollaro.
Tale strategia conferma come un indebolimento guidato della valuta non solo sia in linea con
la storia del paese, ma possa anche costituire una scelta deliberata,
volta a guadagnare competitività e sanare il deficit delle partite correnti.
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