In attesa di un accordo sulla Brexit, l'euro sembra riflettere anche le tensioni italiane.

Pubblicato da Alba Di Rosa. 12 Ottobre 2018.

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Gli aggiornamenti della settimana in ambito valutario vertono su due fronti: quello sudamericano e quello europeo.

Brasile: continua la dinamica di rafforzamento del Real

In linea con le attese, nelle elezioni presidenziali brasiliane della scorsa domenica il candidato favorito è stato Bolsonaro, che con il 46% dei voti ha sfiorato la soglia chiave del 50% +1. Il 28 ottobre parteciperà al ballottaggio con Haddad, l'erede di Lula (Partito dei Lavoratori), che invece si è fermato al 30%.
La scorsa settimana avevamo inquadrato l'apprezzamento del Real in un contesto di ottimismo pre-elettorale. Questa tendenza risulta confermata ad urne chiuse: la valuta brasiliana ha continuato a guadagnare terreno rispetto al dollaro – salvo un debole rallentamento registrato nel corso della giornata odierna – nonostante i timori degli osservatori internazionali riguardo la contestata figura di Bolsonaro.

Accordo Brexit: svolta alle porte?

Anche la Sterlina sta vivendo una fase di rafforzamento: dopo un periodo di relativa stabilità, dall'inizio di questo mese la valuta britannica ha aumentato il suo valore effettivo del 2%.
La settimana si chiude su livelli di 1.32 dollari e 1.14 euro per sterlina.

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L'apprezzamento del Pound riflette le aspettative di un accordo sulla Brexit che sembra ormai imminente. Il 17 ottobre, infatti, è previsto un incontro a Bruxelles tra i 27 capi di stato e di governo dell'Unione per discutere la possibilità di finalizzare il Brexit deal con il Regno Unito.
I mercati stanno quindi prezzando la possibilità che si raggiunga un accordo a breve, date le intenzioni di presentare una proposta finale al primo ministro britannico il giorno successivo, nel corso del summit del Consiglio Europeo del 18.
La fine del lungo stallo relativo al divorzio con l'UE sembra quindi consentire un recupero della valuta britannica, che vede di buon occhio la conclusione dell'incertezza nelle relazioni istituzionali e commerciali.

Le tensioni della zona euro

Sull'altra sponda della Manica, invece, il tema dominante sono le dinamiche della moneta unica, che riflettono, oltre alla forza del dollaro, anche tensioni interne.
A inizio giugno avevamo segnalato come la protratta fase di incertezza all'indomani delle elezioni italiane avesse trovato eco nell'aumento dello spread Btp-Bund e nell'indebolimento dell'euro rispetto al dollaro; riflettendo i medesimi fattori, le due variabili avevano mostrato dall'inizio del 2018 una dinamica molto simile. Allungando il lasso di osservazione fino alla data odierna, la correlazione osservata non si smentisce.

Spread BTP-BUND e tasso di cambio dollaro-euro
(gennaio-ottobre 2018)

Fonte: Elaborazioni StudiaBo.

Spread Btp-Bund e tasso di cambio dollaro-euro

Soffermandoci ad analizzare gli andamenti degli ultimi giorni, il grafico mostra come lo spread Btp-Bund abbia ricominciato a salire a fine settembre, in concomitanza con l'annuncio del governo italiano di un rapporto deficit-PIL al 2.4% almeno per il 2019, contenuto nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. Ciò ha destato la preoccupazione degli organi UE e dei mercati, tanto che i titoli delle banche nazionali sono stati colpiti da raffiche di vendite nei giorni successivi.
Di pari passo l'euro ha registrato un indebolimento negli ultimi giorni dello scorso mese, che l'ha portato a perdere più del 2% del suo valore rispetto al dollaro, salvo poi un lieve recupero nel corso di questa settimana.

I dati mostrano quindi come la moneta unica leghi a doppio filo i suoi partecipanti, riflettendo non solo gli shock comuni ma anche quelli idiosincratici. Ciò suggerisce la necessità di grande prudenza nell'operato dei policy-makers, nella consapolezza che gli effetti delle proprie azioni ricadono anche sugli altri paesi.

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