Fino a che ci saranno tensioni con gli Stati Uniti, il rischio di cambio del rublo dovrà essere attentamente monitorato.

Pubblicato da Alba Di Rosa. 16 Febbraio 2019.

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Una notizia pubblicata sul Financial Times questo martedì ha riportato alla ribalta il tema delle sanzioni sulla Russia: sembra infatti che UE e USA si stiano coordinando per imporne di nuove in seguito alla cattura, da parte della Russia, di 24 marinai ucraini sulle coste della Crimea avvenuta lo scorso novembre.
I ministri degli esteri dei paesi UE dovrebbero affrontare il tema nel corso del consiglio di lunedì, mentre dal lato USA si è già agito: mercoledì è stata presentata una proposta bipartisan di nuove sanzioni sulla Russia1, mirate anche a punire le presunte interferenze russe nei processi democratici delle istituzioni estere. Le sanzioni USA andranno a colpire, tra l’altro, le banche russe ritenute complici del processo sovversivo delle istituzioni democratiche nei paesi esteri, il debito sovrano russo e le compagnie energetiche russe per i progetti sviluppati fuori dal paese.

Il rublo, come avvenuto in aprile e in agosto, si è fatta specchio delle tensioni legate alle sanzioni. Dopo una fase di ripresa rispetto al dollaro cominciata all’inizio di gennaio, già da mercoledì la valuta ha dato segnali di deprezzamento, perdendo in pochi giorni quasi il 2% del suo valore rispetto al biglietto verde.

Tasso di cambio rublo russo verso il dollaro
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La reazione del Cremlino

Il governo russo ha rassicurato sulla possibilità per il paese di gestire l’eventualità di nuove sanzioni senza compromettere la stabilità macroeconomica. Uno degli asset a suo supporto è l’enorme ammontare di riserve internazionali, che la Central Bank of the Russian Federation può usare per difendere la valuta dal deprezzamento.
La banca centrale russa ha chiuso l’anno con uno stock di 382 miliardi di dollari di riserve (fonte: exportplanning.com); secondo gli ultimi dati, nei primi mesi del 2019 queste sono ulteriormente aumentate, arrivando a toccare i 475 miliardi a inizio febbraio. È quindi possibile che la banca centrale stia accumulando riserve per prepararsi a difendere la valuta da eventuali attacchi.

Riserve valuta estera Russia

Data l’escalation delle tensioni con gli USA nel corso del 2018, altra operazione che la banca centrale russa ha portato avanti a livello di riserve durante l’anno è la loro diversificazione rispetto al dollaro: le riserve in oro sono passate da 76.6 miliardi di dollari a dicembre 2017 a 86.9 a dicembre 2018; è stato inoltre diversificato lo stock di riserve di valuta estera. Secondo un report2 della banca centrale russa, tra il 30 giugno 2017 e il 30 giugno 2018 è stata:

  • notevolmente ridotta la quota di dollari (dal 46.3% al 21.9%);
  • introdotta una quota del 14.7% di riserve in Yuan cinese;
  • aumentata la quota riserve in euro dal 25.1 al 32%;
  • inserita una quota anche in altre valute (es.: Yen giapponese, Sterlina inglese).

Altro elemento che ci spinge a ritenere che la Russia possa avere ampi spazi di manovra per reagire agli eventuali danni inflitti dalle sanzioni è il suo livello di debito pubblico, che risulta al momento molto basso (secondo le previsioni del FMI per il 2018, pari al 15% del PIL).

Debito pubblico Russia in % PIL

Il peso dell’incertezza politica

Dal sintetico scenario qui presentato si deduce quindi la solidità della Russia, e le sue buone possibilità di resistere agli shock. Ciononostante, l’incertezza politica costituisce un fattore importante: fino a che la fase di tensione con gli Stati Uniti non si concluderà, per chi esporta in Russia il fattore rischio cambio rimane un elemento da non trascurare.
Per capire il peso dell’elemento politico basta pensare al caso del petrolio, commodity di cui la Russia rappresenta il secondo esportatore mondiale. Il prezzo del petrolio tende ad influenzare il cambio della valuta russa, portando ad un suo rafforzamento nel caso di aumento del prezzo. Negli ultimi giorni si è osservata una tendenza al rialzo nel prezzo del petrolio, che ha raggiunto i massimi degli ultimi 3 mesi; ciononostante la valuta russa si è deprezzata. Il peso delle tensioni relative alle sanzioni potrebbe quindi aver “annullato” l’effetto benefico per la valuta dell’aumento dei prezzi del petrolio. Per la stabilità sul lungo periodo, la risoluzione dei conflitti politici risulta dunque un elemento imprescindibile.


Note:
1. Defending American Security from Kremlin Aggression Act of 2019
2. Foreign Exchange And Gold Asset Management Report n°1, 2019

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